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Balene e pipistrelli hanno un sonar in comune

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 30.10.2013

 Balene e pipistrelli: giganti del mare e piccoli mammiferi volanti. A prima vista non si direbbe che abbiano caratteristiche in comune. invece entrambi utilizzano un sonar per orientarsi e per cacciare. Un team di ricercatori danesi ha studiato le modalità di ecolocalizzazione dei due mammiferi scoprendo delle sorprendenti analogie nonostante le due specie vivano in ambienti tanto diversi.

Crediti: Frants Jensen

Crediti: Frants Jensen

Un quarto dei mammiferi viventi utilizzano l’ecolocalizzazione, spiegano gli scienziati. La domanda che si sono posti i ricercatori è come sia possibile che balene e pipistrelli abbiano sviluppato sistemi così simili pur non avendo una parentela stretta, anzi, tutt’altro. In questo caso, spiegano gli scienziati, si parla di evoluzione convergente e accade quando specie diverse rispondono a simili stimoli evolutivi.

I ricercatori di due università danesi, la Aarhus University e la University of Southern Denmark, ora hanno studiato le proprietà acustiche alla base della tecnica di ecolocalizzazione nei pipistrelli e nelle balene allo stato selvatico. Precedemente altri studi sulle loro capacità di individuare e catturare le prede sono stati condotti principalmente sulla base di prove di laboratorio, e gli studi in natura ora forniscono un quadro molto più realistico di come gli animali usano l’ecolocalizzazione . Gli studi sono stati pubblicati sulla rivista Physiology.
Gli autori dello studio sono il professor Peter Madsen Teglberg della Aarhus University e la professoressa Annemarie Surlykke dalla University of Southern Denmark.

“I nostri studi hanno dimostrato che i suoni di pipistrelli e balene dentate sono sorprendentemente simili. Ciò è dovuto a due fatttori: in primo luogo , tutte le orecchie dei mammiferi si sviluppano in modi abbastanza simili, e la seconda , – che è la più sorprendente – le contraddittorie condizioni fisiche in aria e acqua insieme con le differenze nelle dimensioni degli animali attenuano le differenze che ci si aspetterebbe nella frequenza del suono”, spiega Annemarie Surlykke dalla University of Southern Denmark .

Artibeus lituratus, Fonte - Wikipedia

Artibeus lituratus, Fonte – Wikipedia

Il pipistrello produce suoni ad alta frequenza per determinare la direzione e la grandezza delle sue piccole prede. Ma le onde in aria si muovono cinque volte più lentamente rispetto all’acqua per questo gli scienziati sono giunti a concludere che i pipistrelli e balene dentate producono segnali di ecolocalizzazione nella stessa gamma di frequenze, da 10 a 200 kHz .

Il campo acustico della balena è di circa 500 metri, quello di un pipistrello di 2-10 metri. Si tratta di una grande differenza, ma il pipistrello si muove molto velocemente mentre invece le balene si muovono lentamente e devono scegliere con cura la propria preda. Un pipistrello invece impiega meno di un secondo per localizzare una preda e non è molto selettivo con le proprie prede.

I ricercatori si sono occupati poi di un fenomeno che riguarda l’ultima parte della fase di caccia. Quando si avvicinano alle loro prede sia le balene dentate che i pipistrelli emettono una serie di suoni simili a ronzii: impulsi sonori deboli e a brevi intervalli, simili alle luci stroboscopiche . Si tratta di un meccanismo molto complesso che gli scienziati non riescono ancora a comprendere appieno. Gli animali controllano con molta attenzione l’emissioni dei suoni e l’ascolto dell’eco e si adattano esattamente su questo per orientarsi rispetto alla posizione della preda. Se emettono suoni  troppo veloci  non hanno tempo per ascoltare l’eco, se lo fanno troppo lentamente rischiano di colpire gli ostacoli al volo.

“Il meccanismo deve svolgere un ruolo chiave, ma noi non sappiamo ancora esattamente quale,” dice il professor Peter Teglberg della Aarhus University e continua: ” Vi è la necessità di ulteriori studi e per fortuna le nuove tecnologie consentono di monitorare gli animali in natura , studiare il loro comportamento e  confrontare questi risultati con la conoscenza che abbiamo ottenuto in laboratorio”.

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