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Biodiversità: speranze per le specie che non conosciamo, ma che potrebbero già essere in via di estinzione

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 05.07.2011
Orice araba salva dall'estinzione. E' la prima specie dichiarata estinta in natura a riguadagnare la sopravvivenza

Orice araba salva dall'estinzione. E' la prima specie dichiarata estinta in natura a riguadagnare la sopravvivenza

La maggior parte delle specie in via di estinzione o ancora sconosciute del mondo vive in regioni già identificate dagli scienziati come ad alta priorità di conservazione, secondo un nuovo studio pubblicato questa settimana sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences.

I risultati dello studio suggeriscono che i  recenti sforzi di conservazione dovrebbero ridurre l’incertezza sulle priorità di conservazione globale, a detta del team internazionale di ricercatori. Ma, aggiungono, la minaccia di estinzione per molte specie non ancora scoperte è peggiore di quanto precedentemente temuto.

“Abbiamo dimostrato che la maggior parte delle  ‘specie mancanti’ si nascondono in alcuni dei paesaggi più minacciati del mondo”, afferma Stuart Pimm,  professore di Conservazione presso la Duke University’s Nicholas School of the Environment. “Questo aumenta considerevolmente il numero di specie minacciate e in pericolo in tutto il mondo.”

Con le risorse limitate e le minacce sempre più grandi e veloci nei confronti della natura, i biologi della conservazione hanno a lungo cercato di identificare le aree in tutto il mondo in cui le azioni di conservazione efficace potrebbero salvare la maggior parte delle specie. I punti caldi di biodiversità, i luoghi con tassi di estrema perdita di habitat e un numero insolitamente elevato di specie endemiche, sono prioritari.

Il problema è che la conoscenza delle specie è gravemente incompleta: molte specie sono ancora sconosciute.

“Sappiamo che abbiamo un catalogo incompleto della vita”, dice l’autore Lucas  Joppa della Microsoft Research di Cambridge, Regno Unito. “Se non sappiamo quante specie ci sono, o dove vivono, allora come possiamo stabilire luoghi prioritari per la conservazione? E se i posti che ignoriamo ora risultassero essere quelli con il maggior numero di specie sconosciute?”

Per far fronte a questo dilemma,  Joppa e i suoi coautori hanno creato un modello che incorpora gli effetti tassonomici nel tempo per stimare il numero di specie di piante da fiore che costituiscono la base del concetto di biodiversità in una zona. Poi hanno confrontato queste stime con le regioni attualmente identificate come ad alta priorità di conservazione globale. I due coincidevano.

In sei regioni già identificate dagli scienziati come zone di conservazione – dal Messico a  Panama, Colombia, dall’ Ecuador al Perù, il Paraguay e Cile del sud, il sud Africa e Australia – si stima che siano contenuti il 70 per cento di tutte le specie mancanti previste. Solo due regioni con alta stima di specie mancante – la regione dall’Angola allo Zimbabwe, e il Paleartico settentrionale, che comprendono parti di Europa e Asia – non contenevano punti caldi per la biodiversità.

“E ‘stato un sollievo enorme che quei luoghi in cui stiamo già investendo le nostre risorse sono anche quelli che ospitano la maggior parte delle specie ancora da scoprire nel mondo”, dice David Roberts del Durrell Institute of Conservation and Ecology at the University of Kent.

Norman Myers dell’Università di Oxford e creatore del concetto di “zone calde”, dice:”Questi risultati convalidano davvero  tutto il tempo e gli sforzi che ho messo nella lotta per la conservazione della biodiversità mondiale. Ora possiamo andare avanti con il tentativo di salvare questi luoghi unici e minacciati “.

Pur evidenziando che l’azione di conservazione è già rivolta ai luoghi più appropriati, i risultati dello studio comportano un maggior senso di urgenza per la crisi che comporta l’estinzione globale.

Gli autori sottolineano che risultati come questi rendono ancora più importante  conservare efficacemente grandi superfici.

“Come si può salvare una specie che non si sa nemmeno che esiste?” è stato chiesto a Joppa. “Non si può. Ma è possibile proteggere i luoghi dove si prevede che sia presente.”

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