Analizzando gli effetti del riscaldamento terrestre, sono state condotte nuove ricerche sul futuro dei ghiacciai alpini, giungendo a concludere che entro il 2100, anche qualora la temperatura media dell’aria si stabilizzasse, i ghiacciai alpini perderebbero comunque circa i due terzi del loro attuale volume; mentre, qualora il clima divenisse ancora più caldo, le Alpi sarebbero destinate inesorabilmente a rimanere quasi prive di ghiaccio.
Il ghiacciaio Gorner, sul Monte Rosa, secondo ghiacciaio alpino per estensione, alla fine dell’ estate 2017. (Crediti : M. Huss)
Ma procediamo con ordine.
Lo studio, condotto da un team di ricercatori dell’ETH di Zurigo, in Svizzera, guidato dal prof. Harry Zekollari e pubblicato sulla rivista The Cryosphere, fornisce le stime più aggiornate e dettagliate relative ai circa 4000 ghiacciai delle Alpi, ipotizzando, tramite modelli, i cambiamenti che potrebbero aver luogo nei prossimi decenni.
Ed ecco gli scenari probabili.
Dal 2017 al 2050, circa la metà del volume dei ghiacciai è destinato a sciogliersi, per la maggior parte indipendentemente da quanto si sia riusciti a ridurre le emissioni di gas serra.
“Dopo il 2050, l’evoluzione dei ghiacciai dipenderà in gran parte da come evolverà il clima”, afferma Zekollari. “In caso di un riscaldamento più contenuto, una parte molto più sostanziale dei ghiacciai potrebbe conservarsi”, dichiara lo studioso.
Il ritiro dei ghiacciai avrà un impatto notevole sulle Alpi, poiché i ghiacciai sono una parte importante dell’ecosistema, del territorio e dell’economia della regione. I ghiacciai attirano i turisti in montagna, ma rivestono anche una funzione economica fondamentale, essendo riserve naturali d’acqua dolce, sia per la fauna e la flora che per l’agricoltura e l’energia idroelettrica.
Per scoprire come i ghiacciai alpini avrebbero reagito in un mondo in fase di riscaldamento, Zekollari e i suoi collaboratori hanno usato modelli computerizzati, combinando il flusso del ghiaccio con i processi della sua fusione ed analizzando i risultati per capire come ciascuno di questi corpi ghiacciati possa influire sui futuri scenari, in funzione del gas serra emesso.
Si è partiti dal 2017, anno in cui i ghiacciai alpini avevano un volume totale di circa 100 Km cubi.
Sono quindi stati ipotizzati due scenari.
Nel primo, denominato RCP2.6, caratterizzato da un riscaldamento limitato, le emissioni di gas ad effetto serra raggiungerebbero un picco nei prossimi anni, per poi diminuire rapidamente, mantenendo, però, il livello di riscaldamento sui valori della fine del secolo, inferiore a 2 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali.
In questo caso, entro il 2100 i ghiacciai alpini verrebbero ridotti a circa 37 chilometri cubi; poco più di un terzo del loro volume attuale.
Ipotizzando, invece, uno scenario di intenso riscaldamento, chiamato RCP8, le emissioni continuerebbero a salire rapidamente nei prossimi decenni.
“In questo caso, entro il 2100 le Alpi saranno per lo più prive di ghiaccio, con poche distese isolate alle quote più alte”, dice Matthias Huss, ricercatore all’ETH e co-autore dello studio.
“Le emissioni globali sono attualmente appena superiori a quelle previste in questo scenario”.
In entrambi gli scenari le Alpi perderebbero circa il 50 per cento del volume attuale di ghiaccio entro il 2100.
Un motivo per cui la perdita di volume dei ghiacciai non aumenterà proporzionalmente alle emissioni di gas serra fino al 2050 è che queste ultime influenzeranno la temperatura media globale solo nella seconda metà del secolo.
Un altro motivo è che i ghiacciai, attualmente, hanno ‘troppo’ ghiaccio; il loro volume, specialmente alle quote più basse, è tuttora una conseguenza del clima più freddo del passato, perchè la risposta dei ghiacciai alle mutate condizioni climatiche è lenta.
Anche se riuscissimo a impedire che il clima si riscaldassse ulteriormente, mantenendolo al livello degli ultimi 10 anni, i ghiacciai perderebbero ancora circa il 40 per cento del loro volume attuale entro il 2050 a causa di questo ‘tempo di risposta del ghiacciaio’, dice Zekollari.
“I ghiacciai delle Alpi e la loro recente evoluzione sono alcuni degli indicatori più chiari dei cambiamenti in atto nel clima”, afferma Daniel Farinotti, co-autore senior dell’ETH. “Il futuro di questi ghiacciai è davvero a rischio, ma c’è ancora la possibilità di limitare le perdite future”.