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Il paradosso dei ghiacciai lombardi: aumenta il numero, ma la superficie si è ridotta del 23%

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 27.05.2013

Sono stati pubblicati dall’Università degli Studi di Milano insieme con Levissima, l’acqua minerale sponsor della ricerca, i risultati del Catasto dei Ghiacciai Italiani, realizzato con l’intento di monitorare lo stato di salute dei ghiacciai delle Alpi. I dati sono il risultato parziale del progetto che si concluderà nel 2014.

Ghiacciaio dei Forni nel 1941

Ghiacciaio dei Forni nel 1941

“L’attuale fase di regresso glaciale che interessa la Lombardia, e più in generale tutte le catene montuose, presenta aspetti apparentemente contraddittori; infatti, le aree glaciali diminuiscono progressivamente, mentre il numero dei ghiacciai aumenta. Questo secondo fenomeno è facilmente spiegabile: a causa delle alte temperature e della conseguente fusione del ghiaccio, limitate zone rocciose emergono durante l’estate sulla superficie dei ghiacciai. Le rocce assorbono calore e lo ritrasmettono al ghiaccio circostante accelerandone la fusione. In poche settimane, la piccola roccia affiorante si allarga e può arrivare a spaccare letteralmente in due o più tronconi il ghiacciaio, che perde la propria lingua e si frammenta in settori separati”, spiega il Professor Claudio Smiraglia dell’Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e referente del settore “Glaciologia” del Comitato EvK2Cnr.

Ghiacciaio dei Forni nel 2012

Ghiacciaio dei Forni nel 2012

Precedentemente il Comitato Glaciologico Italiano (CGI), aveva realizzato due lavori simili rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1982-1985.
“Il Gruppo Sanpellegrino, di cui Levissima fa parte, collabora dal 2007 con l’Università degli Studi di Milano per conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il nuovo catasto permette di rispondere a domande non solo di carattere scientifico, ma anche pratico e divulgativo, evidenziando quanti sono i ghiacciai presenti oggi in Italia, quanti se ne sono estinti negli ultimi cinquant’anni anni e com’è cambiata la loro superficie. Siamo molto orgogliosi di sostenere la ricerca e di dare un valido contributo alla Comunità Scientifica Internazionale; crediamo, inoltre, che questo progetto possa permettere agli italiani di acquisire maggior consapevolezza sull’evoluzione di un così importante indicatore dal punto di vista climatico, idrico, energetico e turistico”, afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino.

I primi risultati pervenuti riguardano la Lombardia. I risultati parlano di un aumento del numero dei ghiacciai, ma questo è dovuto solo alla frammentazione causata dalla diminuzione della superficie, che è stata del 23%. Nonostante l’indagine precedente sia stata condotta con metodologie differenti, gli esperti confermano il dato in diminuzione.
Negli ultimi 50 anni: il numero dei ghiacciai è aumentato, da 167 a 209, a causa di numerose frammentazioni, ma la superficie totale è passata da 115 kmq, nel 1959-1962, agli 89 kmq attuali.

La frammentazione di corpi glaciali riguarda un numero elevato di casi; fra i più interessanti va ricordato il ghiacciaio dello Zebrù, nel gruppo dell’Ortles-Cevedale, formato oggi da due colate separate nettamente distinte, Zebrù Ovest e Zebrù Est, che negli anni 50 confluivano in un unico corpo. Lo stesso è avvenuto per il ghiacciaio di Dosegù, oggi separato in due ghiacciai distinti, Dosegù e Pedranzini.

Sull’Adamello va evidenziato il caso del ghiacciaio Venerocolo, frammentato in due individui, Venerocolo e Frati, a cui sono stati assegnati nomi diversi poiché ciascun frammento può essere considerato un ghiacciaio attivo a se stante.

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