Sono stati pubblicati dall’Università degli Studi di Milano insieme con Levissima, l’acqua minerale sponsor della ricerca, i risultati del Catasto dei Ghiacciai Italiani, realizzato con l’intento di monitorare lo stato di salute dei ghiacciai delle Alpi. I dati sono il risultato parziale del progetto che si concluderà nel 2014.
Ghiacciaio dei Forni nel 1941
“L’attuale fase di regresso glaciale che interessa la Lombardia, e più in generale tutte le catene montuose, presenta aspetti apparentemente contraddittori; infatti, le aree glaciali diminuiscono progressivamente, mentre il numero dei ghiacciai aumenta. Questo secondo fenomeno è facilmente spiegabile: a causa delle alte temperature e della conseguente fusione del ghiaccio, limitate zone rocciose emergono durante l’estate sulla superficie dei ghiacciai. Le rocce assorbono calore e lo ritrasmettono al ghiaccio circostante accelerandone la fusione. In poche settimane, la piccola roccia affiorante si allarga e può arrivare a spaccare letteralmente in due o più tronconi il ghiacciaio, che perde la propria lingua e si frammenta in settori separati”, spiega il Professor Claudio Smiraglia dell’Università degli Studi di Milano, a capo del progetto di ricerca, e referente del settore “Glaciologia” del Comitato EvK2Cnr.
Ghiacciaio dei Forni nel 2012
Precedentemente il Comitato Glaciologico Italiano (CGI), aveva realizzato due lavori simili rispettivamente nel 1959-1962 e nel 1982-1985.
“Il Gruppo Sanpellegrino, di cui Levissima fa parte, collabora dal 2007 con l’Università degli Studi di Milano per conoscere e tutelare il patrimonio freddo delle nostre montagne. Il nuovo catasto permette di rispondere a domande non solo di carattere scientifico, ma anche pratico e divulgativo, evidenziando quanti sono i ghiacciai presenti oggi in Italia, quanti se ne sono estinti negli ultimi cinquant’anni anni e com’è cambiata la loro superficie. Siamo molto orgogliosi di sostenere la ricerca e di dare un valido contributo alla Comunità Scientifica Internazionale; crediamo, inoltre, che questo progetto possa permettere agli italiani di acquisire maggior consapevolezza sull’evoluzione di un così importante indicatore dal punto di vista climatico, idrico, energetico e turistico”, afferma Daniela Murelli, Direttore Corporate Social Responsibility del Gruppo Sanpellegrino.
I primi risultati pervenuti riguardano la Lombardia. I risultati parlano di un aumento del numero dei ghiacciai, ma questo è dovuto solo alla frammentazione causata dalla diminuzione della superficie, che è stata del 23%. Nonostante l’indagine precedente sia stata condotta con metodologie differenti, gli esperti confermano il dato in diminuzione.
Negli ultimi 50 anni: il numero dei ghiacciai è aumentato, da 167 a 209, a causa di numerose frammentazioni, ma la superficie totale è passata da 115 kmq, nel 1959-1962, agli 89 kmq attuali.
La frammentazione di corpi glaciali riguarda un numero elevato di casi; fra i più interessanti va ricordato il ghiacciaio dello Zebrù, nel gruppo dell’Ortles-Cevedale, formato oggi da due colate separate nettamente distinte, Zebrù Ovest e Zebrù Est, che negli anni 50 confluivano in un unico corpo. Lo stesso è avvenuto per il ghiacciaio di Dosegù, oggi separato in due ghiacciai distinti, Dosegù e Pedranzini.
Sull’Adamello va evidenziato il caso del ghiacciaio Venerocolo, frammentato in due individui, Venerocolo e Frati, a cui sono stati assegnati nomi diversi poiché ciascun frammento può essere considerato un ghiacciaio attivo a se stante.