La calotta antartica è una grande riserva d’acqua. Con il suo spessore di 2100 metri contiene circa il 70 per cento dell’acqua dolce di tutto il mondo.
Se questa massa d’acqua dovesse sciogliersi completamente, il livello globale dei mari salirebbe di 60 metri.
Gli scienziati seguono quindi con viva attenzione tutto quello che riguarda l’estensione dei ghiacci sul continente antartico, le temperature del mare e dell’atmosfera e l’andamento delle correnti marine, attingendo ai dati storici per riprodurre modelli climatici attendibili. .
Sulla rivista Science, un team di ricercatori provenienti da Germania, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone ha pubblicato una ricerca, dai cui dati si desume che le temperature dell’acqua, in particolare quelle dei mari poco profondi dell’Antartide occidentale, stanno manifestando un certo incremento.
“Ci sono molti grandi ghiacciai in quell’area. Negli ultimi decenni le temperature elevate dell’atmosfera hanno accelerato la loro fusione e non ci sono indicazioni che facciano intravedere un cambio di tendenza”, afferma Sunke Schmidtko, climatologo della GEOMAR, Centro per la Ricerca Helmholtz di Kiel.
Nello studio, Schmidtko e i colleghi della University of East Anglia, del California Institute of Technology e dell’Università di Hokkaido, Giappone, hanno valutato tutti i dati oceanografici delle acque dei mari in Antartide nel periodo 1960-2014, disponibili in banche-dati pubbliche.
Tutti questi dati mostrano che già 50 anni fa le masse d’acqua nei mari occidentali dell’Antartide erano più calde che in altre parti del continente antartico, come ad esempio il Mare di Weddell.
E’ una differenza di temperatura che, tuttavia, non rimane costante.
Dal 1960, le temperature nella parte occidentale dell’Antartide – Mare di Amundsen e Mar Bellinghausen – sono, di fatto, aumentate.
Intorno all’Antartide, alle profondità maggiori lungo la piattaforma continentale, predominano le masse d’acqua con temperature tra 0,5 e 1,5 gradi centigradi, per cui, date le condizioni ambientali del continente, si può parlare di acque calde.
“Queste acque, abbastanza profonde, hanno riscaldato la parte occidentale dell’Antartide per cinquant’anni”, fa rilevare Schmidtko.
Ora, queste condizioni producono i loro effetti particolarmente nel Mare di Amundsen e nel Mar Bellinghausen, riscaldando una porzione sempre più grande della piattaforma continentale.
“Queste sono le regioni in cui è stato osservato uno scioglimento più veloce dei ghiacciai. Abbiamo dimostrato che i cambiamenti dell’oceano degli ultimi 50 anni sono probabilmente alla base di questo scioglimento. Se l’acqua continua a riscaldarsi, la maggiore presenza di masse d’acqua più calde sul margine continentale con ogni probabilità accelererà ulteriormente questo processo, cui seguirà inevitabilmente un innalzamento del livello dei mari”, spiega la professoressa Karen Heywood, dell’University of East Anglia.
Gli scienziati tengono conto anche dell’afflusso di masse d’acqua calda nel sud-ovest del Mare di Weddell. Qui, prevalgono temperature più fredde, inferiori a 1,5°C, e una fusione su larga scala della piattaforma di ghiaccio non è stata ancora osservata.
Se le acque vicine alla superficie diventano più calde, si prevedono grandi cambiamenti ambientali, con conseguenze drammatiche anche per la piattaforma di ghiaccio Filchner-Ronne Ice Shelf, la seconda grande piattaforma in Antartide dopo la Ross Ice Shelf.
Per la prima volta, ghiacciai al di fuori dell’Antartide occidentale potrebbero sperimentare una fusione che proviene dalle profondità marine.
Non si sa ancora bene quanto sia stata influenzata la biologia dell’Oceano Meridionale dai cambiamenti osservati. Le aree marine vicine alla piattaforma comprendono zone di riproduzione per il krill antartico, una specie di gamberetti tipici di questi mari, che svolge un ruolo chiave nella catena alimentare antartica.
I risultati della ricerca mostrano che i cicli di riproduzione, in condizioni più calde, potrebbero cambiare. Una valutazione sull’argomento, tuttavia non è stata ancora fatta.
Come pure rimangono ancora non completamente chiarite le cause dell’aumento del riscaldamento e della risalita di acque calde.
“Abbiamo il sospetto che i motivi siano da individuarsi nelle variazioni su vasta scala dei sistemi eolici sul sud della Terra. Ma resta ancora da valutare in maniera più dettagliata quali processi rivestano specificamente un ruolo di primo piano”, conclude Schmidtko.