Greenpeace e Slowfood chiedono di nuovo di non perdere d’occhio la normativa che regolamenta l’uso dell’OGM in Europa. Le due associazioni, con un comunicato congiunto, fanno sapere di ritenere la nuova norma sulla “ri-nazionalizzazione” dell’OGM una trappola per i paesi che dell’OGM non vogliono fare uso.
«Il testo presentato dalla Grecia da poche garanzie di reggere in sede legale. Quei Paesi, come l’Italia, che vogliono dire no agli OGM sarebbero esposti alle ritorsioni legali del settore biotech» dichiarano Greenpeace e Slow Food.
Secondo Greenpeace e Slow Food, inoltre, con la nuova norma le aziende biotech, con un chiaro conflitto di interesse, avrebbero parte nell’eventuale processo di messa al bando degli OGM nei paesi. In più il testo, secondo quello che riportano le due associazioni, non consentirebbe di utilizzare motivazioni inerenti la salute e l’ambiente per vietare gli OGM.
Il testo del Parlamento Europeo, invece, “permetterebbe ai Paesi dell’Ue di vietare la coltivazione di OGM anche per problemi di carattere ambientale, al fine di evitare problemi legati allo sviluppo di erbe infestanti resistenti agli erbicidi, agli effetti negativi della coltivazione di OGM su animali e piante e nei casi in cui mancano dati sufficienti sugli effetti degli OGM in determinati ambienti naturali”, spiegano le associazioni.
Il testo, se verrà approvato oggi in Consiglio Ambiente, dovrà poi ripassare in Parlamento. Per questo le associazioni chiedono, in vista anche del semestre di presidenza italiano, che la legge venga rinforzata in modo da garantire la volontà degli stati membri che non intendono fare uso di colture OGM.