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I cambiamenti climatici continueranno fino all’anno 3000

Scritto da Chiara Pane il 10.01.2011
Antartide, barriera di Ross

Antartide, barriera di Ross

Un nuovo articolo apparso nella rivista Nature Geoscience esamina l’inerzia delle emissioni di diossido di carbonio, che non indicano nulla di buono. Infatti, una nuova ricerca indica che l’impatto dell’incremento dei livelli di CO2 nell’atmosfera terrestre potrebbe causare effetti inarrestabili per almeno i prossimi 1000 anni. I ricercatori stimano un crollo dello strato di ghiaccio dell’Antartide occidentale entro l’anno 3000, e un possibile aumento di almeno quattro metri del livello del mare. Lo studio è collegato ad un’altra ricerca sullo scioglimento dei ghiacciai nelle catene montuose, che trovate qui.

Lo studio, pubblicato ieri 9 Gennaio nella sezione “Advanced Online Publication” della rivista Nature Geoscience, rappresenta il primo modello completo di previsioni climatiche per i prossimi 1000 anni. Si basa su uno scenario ideale, elaborato da una squadra di ricercatori del “Canadian Centre for Climate Modelling and Analysis” (un laboratorio di ricerca dell’Università canadese di Victoria), noto come “zero emissioni”, ossia come se l’uomo smettesse di emettere anidride carbonica da un giorno all’altro.

“Abbiamo ricreato un possibile scenario” ha dichiarato il Dottor Shawn Marshall, professore di geografia e capo ricercatore dei cambiamenti climatici dell’Università di Calgary. “Che cosa succederebbe se smettessimo completamente di utilizzare i combustibili fossili e di immettere CO2 nell’atmosfera? Quanto tempo occorrerebbe per far invertire le attuali tendenze del cambiamento climatico e quando le cose peggioreranno? ” La squadra di ricercatori ha indagato lo scenario “zero emissioni” in un arco di tempo che va dal 2010 al 2100.

L’emisfero settentrionale si presta meglio, rispetto all’emisfero meridionale, alle simulazioni realizzate al computer come modello di capovolgimento dei cambiamenti climatici, all’interno del lasso di tempo scelto di 1000 anni. Allo stesso tempo la desertificazione del Nord Africa produce un aumento delle terre asciutte del 30%, e il riscaldamento, fino a 5°C in più, delle acque dell’oceano Antartico rischia di innescare un crollo diffuso del foglio di ghiaccio dell’Antartide occidentale, una regione vasta tanto quanto mezza Europa.

I ricercatori ipotizzano che una delle ragioni della differenza tra Nord e Sud sia causata dal lento movimento delle acque oceaniche dall’Atlantico Nord al Atlantico Sud. “L’oceano e parte dell’emisfero meridionale hanno una maggiore inerzia, tale che i cambiamenti avvengono più lentamente”, dichiara Marshall. “L’inerzia delle correnti oceaniche intermedie e profonde che procedono verso l’Atlantico meridionale indicano che gli oceani stanno iniziando solo adesso a riscaldarsi a causa delle emissioni di CO2 del secolo scorso. La simulazione ha mostrato che il riscaldamento continuerà, invece di arrestarsi, nei prossimi 1000 anni.”

Le correnti di vento dell’emisfero australe potrebbero avere lo stesso impatto. Marshall spiega che i venti presenti nel sud del mondo tendono a rafforzarsi e a rimanere forti senza inversione. “Questo aumenta la miscelazione dell’oceano, facendo giungere più calore dall’atmosfera verso il basso e contribuendo così al riscaldamento dell’oceano”.

I ricercatori inizieranno prossimamente ad indagare più a fondo l’impatto che la temperatura dell’atmosfera svolge sulla temperatura dell’oceano, per aiutare a determinare a quale tasso e quando i ghiacci dell’Antartide occidentale potrebbero “spezzarsi” e quanto tempo impiegheranno a crollare completamente in acqua.

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