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Le microplastiche si accumulano sui fondali oceanici

Scritto da Leonardo Debbia il 04.06.2020

Ogni anno, oltre 10 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica finiscono negli oceani della Terra.

Questa spazzatura che galleggia sulle superfici dei nostri mari ha catturato l’interesse del pubblico anche grazie al documentario della BBC, ‘Blue Planet’, messo in onda una prima volta nel 2001 e riproposto nel 2017 dall’ambientalista Sir David Attenborough, per mezzo del quale venivano mostrati gli effetti disastrosi prodotti dalla pesca incontrollata e dall’inquinamento degli oceani.

Il documentario, presentando immagini tanto inquietanti degli accumuli di spazzatura marina, oltre che fare informazione, era volto a scoraggiare l’uso indiscriminato della plastica nelle nostre comuni attività .

Tuttavia, gli accumuli visibili non sono che meno dell’uno per cento della plastica totale che entra negli oceani. Si ritiene, infatti, che il mancante 99 per cento si trovi nelle profondità degli oceani, anche se finora non era ben chiaro dove e come andasse realmente a depositarsi.

Per fugare ogni dubbio in proprosito, è stato ora condotto uno studio dalle Università di Manchester, Durham e Brema assieme al National Oceanography Centre (NOC) del Regno Unito e all’Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (IRFREMER).

I risultati sono stati resi noti a fine aprile scorso sulla rivista Science.

E’ stato accertato che le correnti marine di profondità agiscono come ‘nastri trasportatori’ delle microparticelle, riuscendo a spostare e accumulare i frammmenti più piccoli e le fibre sui fondali marini.

Queste correnti sono in grado di concentrare le microplastiche in enormi accumuli di sedimenti, che vengono definiti ‘punti caldi delle microplastiche‘.

Questi hotspot sembrano essere gli equivalenti in acque profonde delle cosiddette ‘isole di plastica‘ formate dalle correnti marine in superficie.

L’autore principale dello studio, dott. Ian Kane, dell’Università di Manchester, dichiara: “Quasi tutti conoscono il problema delle famigerate ‘isole di plastica’ galleggianti, ma noi siamo rimasti profondamente stupiti dalle alte concentrazioni di microplastiche che abbiamo trovato sui fondali marini.

Le microplastiche non hanno una distribuzione uniforme nell’area che viene esaminata, ma vengono fluitate dalle forti correnti del fondo marino e concentrate in determinate aree”.

Queste microplastiche sul fondo del mare sono costituite principalmente da fibre tessili e di abbigliamento, che non vengono filtrate efficentemente dagli impianti di trattamento delle acque reflue domestiche e penetrano quindi facilmente nei fiumi e negli oceani.

In mare si stabilizzano lentamente, ma possono poi essere trasportate in tempi abbastanza rapidi da episodi di torbidità – per esempio, violente valanghe sottomarine – che si verificano spesso lungo i canyon sottomarini in prossimità del fondo.

Una volta giunte in profondità, le microplastiche vengono raccolte e trasportate da correnti di fondo che possono formare grandi concentrazioni di sedimenti, composti da fibre e frammenti di plastica.

Queste correnti oceaniche profonde trasportano anche acqua ossigenata e sostanze nutritive, il che significa che gli accumuli di plastica sui fondali possono coinvolgere anche importanti ecosistemi, i quali, a loro volta, possono consumare o assorbire le microplastiche.

Questo studio fornisce il primo collegamento diretto tra il comportamento delle correnti e le concentrazioni di microplastiche dei fondali marini; e i risultati aiuteranno di certo a prevedere le posizioni di altri hotspot di microplastica in acque profonde e favoriranno la ricerca sull’impatto di queste sugli organismi marini.

Il team ha raccolto campioni di sedimenti dal fondo del Mar Tirreno e, combinando questi con modelli di correnti oceaniche profonde, ha realizzato una mappatura dettagliata dei fondali.

In laboratorio, le microplastiche sono state separate dai sedimenti, conteggiate al microscopio e analizzate ulteriormente mediante spettroscopia infrarossa per determinare la tipologia della plastica.

Esaminando l’insieme delle informazioni raccolte, il team è stato così in grado di far luce sulle modalità di trasporto e di accumulo di microplastiche da parte delle correnti oceaniche sui fondali marini, rendendo ‘visibile’ l’inquinamento ‘nascosto’ dei nostri mari.

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