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Molti mammiferi non si spostano abbastanza velocemente per sfuggire ai cambiamenti climatici

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 15.05.2012

Percentule dei mammiferi che sono a grave rischio a causa della lentezza negli spostamenti

Gli studiosi prevedono che i cambiamenti climatici saranno repentini e a causa di questo molti animali e piante non avranno la possibilità di muoversi in tempo per spostarsi in habitat più ospitali.

Secondo uno studio sarebbero il 9 per cento dei mammiferi dell’emisfero occidentale quelli che si troverebbero in grandi difficoltà, e in alcune zone si tratterebbe di una percentuale che arriva fino al 40 percento.Carrie Schloss, della University of Washington  è autore principale dello studio pubblicato su PNAS.

“Abbiamo sottovalutato la vulnerabilità dei mammiferi al cambiamento climatico quando abbiamo studiato le proiezioni delle zone con un clima adatto, ma anche la capacità dei mammiferi di spostarsi, o disperdersi  nelle nuove zone,” ha affermato Schloss.

“Più della metà delle specie che precedentemente si credeva avrebbero espanso il loro range a causa dei cambiamenti climatici, in realtà vedranno ridursi la loro area perchè non saranno in grado di muoversi abbastanza velocemente” ha spiegato Josh Lawler coautore della ricerca.

In particolare, molti fra i i primati  tra cui tamarini, scimmie ragno, mico, alcuni dei quali sono già considerate minacciate o in pericolo – faticheranno a superare i cambiamenti climatici, come il gruppo di specie che comprende i toporagni e le talpe. Gli animali che sopravviveranno saranno soprattutto i  carnivori come lupi e coyote e il gruppo che include cervi e caribù, e uno che comprende armadilli e formichieri.

L’analisi ha studiato 493 mammiferi nell’emisfero occidentale, dagli alci ai toporagni. E’ stato preso in considerazione solo il cambiamento climatico e non, ad esempio, la competizione fra le specie.

Per determinare quanto velocemente le specie devono trasferirsi in nuove aree per superare i cambiamenti climatici, i ricercatori hanno utilizzato un precedente lavoro di Lawler che rivela le aree con i climi necessari per ciascuna specie, insieme con la velocità del cambiamento climatico che potrebbe verificarsi sulla base di 10 modelli climatici globali e uno scenario medio di emissione di gas serra del UN Intergovernmental Panel on Climate Change.

I ricercatori hanno incrociato i dati su quanto velocemente gli animali si spostano su un’area e con quale  frequenza. In questo caso gli scienziati hanno assunto che gli animali si disperdono una volta per generazione.

È comprensibile, per esempio, che un topo potrebbe non andare troppo lontano a causa delle sue dimensioni. Ma se nascono molte generazioni ogni un anno, il topo si muoverà  regolarmente rispetto a un mammifero che rimane diversi anni con i suoi genitori in un luogo prima di essere abbastanza vecchio per riprodursi e disperdersi in un nuovo territorio.

I primati dell’ emisfero occidentale, per esempio, hanno bisogno di diversi anni prima di essere sessualmente maturi. Il che contribuisce al loro basso tasso di dispersione ed è uno dei motivi per cui appaiono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Un’altra ragione è che il territorio con il clima adatto dovrebbe ridursi e  per raggiungere nuove aree tropicali in genere gli animali devono fare più strada rispetto alle regioni montane, dove gli animali possono muoversi più velocemente ad una quota diversa con un clima che li soddisfa.
Questi fattori fanno sì che quasi tutti i primati dell’emisfero sperimenteranno una drastica riduzione del loro areale,  ha detto Schloss, in media circa del 75 per cento. Allo stesso tempo, specie con elevati tassi di dispersione amplieranno il loro areale.

“Le nostre cifre sono abbastanza ottimistiche, in una visione di ciò che potrebbe accadere, perché il nostro approccio presuppone che gli animali vadano sempre nella direzione giusta per evitare cambiamenti climatici”, ha detto Lawler.

I ricercatori hanno anche tenuto conto degli ostacoli costruiti dall’uomo, come le città e i terreni coltivati o gli allevamenti.

“Penso che sia importante sottolineare che in passato, quando i climi sono cambiati – tra i periodi glaciali e interglaciali – il paesaggio non era coperto da campi agricoli, autostrade a quattro corsie  e parcheggi, e le specie potevano muoversi  molto più liberamente attraverso il paesaggio “, ha detto Lawler.

“Chi pianifica la conservazione potrebbe aiutare alcune specie a tenere il passo con il cambiamento climatico puntando sulla connettività – il collegamento tra le aree che potrebbero servire come percorsi verso nuovi territori, in particolare quando gli animali incontrano un  territorio antropizzato ,” ha spiegato  Schloss. “Per le specie che non sono in grado di tenere il passo, ridurre i fattori di stress legati al clima potrebbe contribuire a rendere le popolazioni più resistenti, ma alla fine la riduzione delle emissioni, e quindi la riduzione del ritmo dei cambiamenti climatici, potrebbe essere l’unico metodo certo per mettere al sicuro le specie che non sono in grado di mantenere il passo con i cambiamenti climatici “.

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