Gaianews

Quanta plastica c’è nel Tevere e nell’Arno?

Una ricerca dell'Università di Siena lancia un progetto di ricerca per capire quanta microplastica si trova nei fiumi Tevere e Arno

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.07.2014

La inquina i nostri mari, ma anche i nostri fiumi. Come ha dimostrato una ricerca recente che ha indagato l’inquinamento del Tamigi, i fiumi possono accumulare plastica e rifiuti e contribuire all’inquinamento delle acque. E’ di questo che si occuperà la ricerca dell’Università di Siena, da anni impegnata nello studio degli effetti della microplastica sulla nostra fauna marina. Questa ricerca in particolare, che sarà realizzata in collaborazione con la marina militare, si occuperà di monitorare l’Arno e il Tevere.

plastica

La microplastica è la conseguenza della distruzione in millimetriche parti di pezzi più grandi di plastica. Questi minuscoli pezzi, come già dimostrato da diverse ricerche, entrano nella catena alimentare a partire dai grandi animali, come balene e squali.

Questo sarebbe il primo grande esperimento del suo genere nel Mediterraneo  e sarà messo in pratica dai “Plastic Busters”, i ricercatori dell’Università di Siena che stanno dando vita ad un ampio piano di mappatura delle plastiche nel mar Mediterraneo, nell’ambito di “Med Solution” e della rete ONU sullo sviluppo sostenibile “Sustainable Development Solutions Network”, ancora una volta in collaborazione con la Marina Militare.

Per portare avanti l’esperimento la Marina Militare ha messo a disposizione il catamarano idro-oceanografico “Aretusa”, che il 23 luglio sarà alla foce del Tevere e il 25 luglio alla foce dell’Arno.

Per entrambi i fiumi saranno effettuati quattro campionamenti a 20 km, a 10 km, a 5 km, e a cinquecento metri dalla foce del fiume, raccogliendo e analizzando i sedimenti e lo zooplancton. I sedimenti saranno campionati utilizzando delle benne nelle 4 stazioni selezionate, e sarà eseguito anche un carotaggio in una delle stazioni; mentre i campioni di zooplancton e microplastiche superficiali verranno ricavati con un retino galleggiante detto «retino manta».

Uno degli obiettivi della ricerca è quello di capire quanti rifiuti che si trovano nei fiumi provengono in realtà dalla terra e quali sono i loro effetti sugli ecosistemi. Riuscire a capire questo potrebbe fornire dati importanti per progettare piani di mitigazione del fenomeno.

La professoressa Maria Cristina Fossi, che da anni studia la fauna marina per valutare l’impatto degli inquinanti derivati dalla plastica, è la coordinatrice del progetto.

I suoi ultimi studi hanno dimostrato la presenza di ftalati da plastica negli squali e nelle balenottere del Mediterraneo.

Le microplastiche hanno effetto soprattutto sul sistema endocrino degli animali e quindi ne influenzano negativamente la riproduzione: vengono per questo definite  “distruttori endocrini” .

© RIPRODUZIONE RISERVATA