Sembra incredibile ma è proprio vero, almeno stando a quanto riportato dagli scienziati dell’Univeristà dell’Oklahoma e della Fudan University di Shanghai, Cina. Forestazione (creazione di nuove foreste in aree prima destinate ad altro uso) e riforestazione potrebbero ridurre la capacità delle foreste di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici.
Yiqi Luo, professore di ecologia presso la Fudon University, si è chiesto se l’impianto di nuove foreste abbia la stessa capacità di immagazzinare carbonio rispetto alle foreste originarie.
Sintetizzando 86 studi sperimentali tra foreste impiantate ex novo e le loro controparti naturali, Luo e i suoi colleghi hanno scoperto che le foreste impiantate riducono sostanzialmente la capacità di immagazzinare carbonio negli ecosistemi, comparate con le foreste naturali.
“Questa diminuzione di carbonio sottratto all’atmosfera deve essere messo in conto insieme alle altre ricadute che le piantagioni di tipo forestale hanno, come la produzione di legname, quando si andrà a valutare gli effetti complessivi della riforestazione,” ha detto Luo.
Questo studio sfida l’idea che piantare alberi non nativi del luogo o specie native selezionate in un’ottica di ottimizzazione della crescita o della qualità del legname in zone già boschive aumenti il grado di assorbimento del carbonio atmosferico. In altre parole, lo studio smonta la tesi che sostituire foreste primarie con piantagioni di alberi possa essere una risposta alla lotta ai cambiamenti climatici.
Le piantagioni realizzate in aree non forestali come i terreni agricoli aiutano a controllare le emissioni di anidride carbonica. Tuttavia, convertire campi agricoli in foreste diminuisce la quantità di carbonio assorbito dal suolo. Un’altra forma di gas, il metano, è anch’esso implicato in questa conversione. I suoli riconvertiti perdono l’80% della capacità di degradare il metano, quando si comparano alle foreste naturali.
Per minimizzare gli effetti negativi delle piantagioni, occorre adottare appropriate pratiche di gestione forestale. La preparazione dei terreni evitando di usare gli incendi come forma economica di ripulitura del suolo, per esempio, porta ad una minore perdita di carbonio (sottoforma di anidride carbonica) rispetto al metodo degli incendi. Per evitare la degradazione dell’ecosistema occorre associare lo sviluppo di piantagioni con misure atte a restaurare le condizioni naturali.
“Il passaggio da foreste naturali a piantagioni può anche generale altri problemi ecologici,” scrive Luo. “Per esempio, la densità del suolo nelle piantagioni tende ad aumentare rispetto al bosco naturale, riducendo la capacita delle radici di diffondersi nel terreno e quindi portando alla distruzione della struttura del suolo (per esempio la perdita del terriccio, lavato via dall’acqua in zone montagnose). Inoltre, le piantagioni riducono il flusso dei ruscelli.
“Dall’altra parte, le piantagioni possono fornire ricadute positive dal punto di visto delle economie umane (ad esempio, il legname da costruzione). Pertanto, ci troviamo di fronte ad una enorme sfida nello sviluppo e nella gestione delle piantagioni, che dovranno ridurre gli effetti negativi ed aumentare i benefici per le comunità umane che vivono nei pressi delle foreste,” conclude Luo.