Secondo gli esperti dell’Ospedale Bambin Gesù l’eliminazione del fumo passivo potrebbe portare alla riduzione di un terzo delle morti in culla, le cosiddette SIDS (Sudden Infant Death Syndrome). Il fumo passivo è inteso sia come seconda che come terza corrente. La seconda è il fumo della sigaretta che non viene inalata o quella respirata dal fumatore. La terza corrente è quella che resta sui vestiti, mobili e tappezzerie anche molto tempo dopo che la sigaretta è stata spenta.
Secondo le ricerche la SIDS si manifesta in percentuali maggiori d’inverno quando sono più diffuse le malattie virali. Riducendo il fumo passivo si potrebbero ridurre di un terzo queste morti.
“Accanto al fumo attivo e passivo, di ‘prima’ e ‘seconda mano’ esiste anche quello di ‘terza mano’: vale a dire quello di cui si impregnano gli abiti del fumatore. E’ il caso di una madre che si accende una sigaretta sul balcone di casa, così da non viziare l’ambiente domestico. Lì per lì evita l’inquinamento ‘passivo’, ma poi rientra nell’appartamento con i vestiti impregnati, prende in braccio il suo bambino e gli fa comunque respirare sostanze tossiche. Non è così semplice cercare di sensibilizzare le famiglie anche nei confronti di quest’ultimo aspetto” ha spiegato Renato Cutrera, coordinatore dell’Unità di Bronco-Pneumologia del Bambino Gesù.