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ILVA 7 arresti e beni finiti sequestrati: l’acciaieria chiude

Dopo che è scattato l'arresto da parte di del GIP di Taranto su 7 persone dell'azienda ILVA di Taranto o orbitanti attorno ad essa, e il sequestro dei prodotti finiti, l'azienda ha decretato la chiusura dello stabilimento

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 27.11.2012

Dopo che è scattato l’arresto da parte di del GIP di Taranto su 7 persone dell’azienda ILVA di Taranto o orbitanti attorno ad essa, e il sequestro dei prodotti finiti, l’azienda ha decretato la chiusura dello stabilimento. Sono ancora poche le scorte disponibili che consentirebbero di lavorare solo per una settimana. I due stabilimenti liguri hanno invece autonomia ancora per due settimane. Poi anche quelli saranno probabilmente destinati a chiudere.

Sono 5.000 gli operai tarantini che da oggi sono in ferie forzate e perderebbero il lavoro senza cassa integrazione se lo stabilimento dovesse chiudere. Oggi quegli operai che non hanno potuto accedere allo stabilimento perchè i loro badge sono stati disattivati per motivi di sicurezza, si sono riuniti in un altro reparto e attendono le istruzioni dei sindacati. A Genova invece gli operai si sono già riuniti in un corteo che si dirige verso un nodo autostradale. Sono 1500 gli operai che partecipano chiedendo di non finire “come gli agnelli sacrificali di questa storia”.

E’ cominciato ieri l’ultimo capitolo della storia dell’ILVA, iniziata con il sequestro di un reparto che metteva a rischio la produzione dell’acciaieria italiana, a causa delle emissioni nocive per la salute dei cittadini. Da allora tutti gli attori in campo avevano lavorato per far sì che l’azienda non chiudesse e si riuscisse contemporaneamente a bonificare la zona, in cui, secondo studi epidemiologici, la mortalità per molte patologie è più alta della media. Ma il percorso giudiziario fa il suo corso e ieri sette persone son state arrestate e i prodotti finiti dell’impianto sono stati sequestrati.

I sette arrestati, tre in carcere e quattro ai domiciliari, rientrano in un altro filone dell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, portata avanti dalla Guardia di Finanza. Nel mirino le pressioni dell’azienda per i controlli ambientali, con accuse che vanno dall’associazione per delinquere al disastro ambientale fino alla concussione. Sotto indagine sono finiti anche l’attuale presidente Bruno Ferrante e l’attuale direttore tecnico dello stabilimento Adolfo Buffo. Tra le persone raggiunte dall’ordinanza ci sono anche il patron dell’Ilva Emilio Riva, già ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta sul presunto disastro ambientale, e il figlio Fabio, già ad di Ilva e ora vicepresidente della Riva Fire Group, al momento ancora irreperibile. Custodia cautelare ai domiciliari per l’ex assessore provinciale Michele Conserva, per l’ex consulente della procura Lorenzo Liberti e per Carmelo Delli Santi, rappresentante legale di una società. Tra gli arrestati di oggi c’è anche Girolamo Archinà e Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento e già ai domiciliari per l’altro filone d’inchiesta. 

Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha dichiarato: ”Dobbiamo verificare se la decisione presa oggi dalla magistratura sull’Ilva di Taranto è in conflitto con il risanamento che sta procedendo attraverso l’Aia”. Mentre invece Confindustria parla di ”vero e proprio accanimento giudiziario nei confronti dell’azienda” e sostiene che la chiusura dell’Ilva “sarebbe un evento gravissimo per tutto il sistema industriale italiano”. Secondo l’associazione degli industriali, “c’è una contraddizione evidente tra il percorso delineato dall’Aia, sul quale l’Ilva stava lavorando seriamente con ingenti investimenti, e le decisioni della magistratura”.

Ma il procuratore capo della Repubblica del tribunale di Taranto, Franco Sebastio, ha affermato che “dalle intercettazioni si ricava un quadro locale complessivo che, lungi da noi da fare apprezzamenti o valutazioni, anche perché noi dobbiamo essere veramente asettici, non è allegro e confortante”.

Intanto gli operai dell’ILVA  Taranto sono in scioperano e orgnizzano sit-in: “Non hanno voluto trovare una soluzione, governo e azienda continuano ad usarci – dicono alcuni di loro – e a rimetterci siamo soltanto noi e questa città. Così non può continuare.” Al momento gli operai non sembrerebbero intenzionati a mettere in atto blocchi stradali, anche se attendono l’esito dell’incontro con i vertici dell’azienda. “Cosa accadrà? Non lo sa nessuno – dicono – qui si naviga a vista”.

Domani si terrà il consiglio di amministrazione dell’Ilva ed é confermato, sempre per domani, l’incontro tra azienda e sindacati, già programmato per discutere della cassa integrazione annunciata per 1.942 dipendenti, prima della nuova bufera giudiziaria. Per giovedì è fissato un incontro tra governo, sindacati ed enti locali a Palazzo Chigi.

Fonte: ANSA, AdnKronos

 

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