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Elegia per il freddo

Scritto da Maria Rosa Pantè il 13.04.2015

Quest’inverno, come lo scorso anno, il vetro della mia auto è gelato per pochissime notti.

La mia auto sta all’aperto, in un parcheggio dove, se la temperatura va sotto lo zero, il vetro gela. Ma, lo ripeto, l’anno scorso e quest’anno non è quasi mai accaduto.

Il clima sta davvero cambiando, posso dirlo in base al mio vetro.

Si assiste a un appiattimento anche delle temperature, tutto si fa più uguale, più indistinto, più uniforme.

A me che piacciono: estremi, dissonanze, asimmetrie questo fatto da molto fastidio.

Mi è insopportabile che il freddo stia morendo.

Una volta una cara amica mi disse che il freddo uccide, parlava dei senzatetto. Naturalmente lo so, e me ne rammarico, nonostante ciò piuttosto che la scomparsa del freddo preferirei che scomparissero i senza tetto. Solo perchè un tetto l’hanno trovato, si intende.

La mia elegia per il freddo è densa di cupi presagi.

Il riscaldamento del pianeta è un fatto cui nessuno presta davvero attenzione, se non per brevi tratti. Forse non si può vivere sempre sull’orlo del baratro. Oppure si pensa che la fine del mondo è lontana, mentre è più vicina e più certa la nostra fine personale.

O semplicemente le persone invocano il caldo per abitudine, per comodità.

Siamo in pochi ad avere nostalgia del freddo. Una nostalgia cosciente.

Gli altri ce l’hanno nel corpo, nella psiche profonda: il corpo, la mente, infatti, soffrono dei cambiamenti climatici, ma sembra che uomini e donne non se ne rendano ben conto.

Il caldo pare un’estrema necessità, l’unica temperatura che permetta la vita.

Ma il caldo uccide. I mari per esempio. Gli ecosistemi. Ucciderà anche noi, o almeno chi abita in luoghi che lo scioglimento dei ghiacciai manderà sotto l’acqua.

Il caldo uccide i ghiacciai, appunto.

Ma una certa anestesia, una sorta di pressione di conformità, ci porta a pensare che “caldo è meglio”. Ed è quello che i grandi inquinatori vogliono da noi: assuefazione, per continuare a fare i loro affari.Così non credo che ci saranno inversioni di tendenza: la terra è destinata a una rapida estinzione. O meglio l’homo sapiens. Rapida, ma non abbastanza da risparmiare altre specie viventi. Lo dico sempre.

La nostra sete di ricchezza; la nostra cecità; il nostro conformismo ci porteranno a scoppiare, letteralmente, di caldo.

Non so nemmeno se valga la pena di invitare a una presa di coscienza, mi pare che il processo sia irreversibile. D’altra parte nulla è eterno.

Per quanto mi riguarda cercherò altitudini maggiori, inseguirò il freddo là dove lo costringono a rintanarsi.

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