Il Teatro Civico di Varallo è pieno, noi docenti stiamo in fondo in piedi, lasciamo posto ai ragazzi, gli studenti delle classi quinte degli istituti superiori della nostra zona.
Si parla di Costituzione, si parla di politica nel senso nobile della polis.
Si parla del come e se cambiare la Costituzione, la carta cioè che costituisce l’identità di un Paese. La Costituzione è la Legge fondamentale.
I ragazzi l’hanno capito, o almeno così sembra.
L’incontro sul Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 è stato organizzato dall’Istituto storico della Resistenza e della storia contemporanea, iniziativa veramente lodevole questa, rivolta alle scuole.
Sul palco del teatro ci sono tre persone, il direttore dell’Istituto professor Enrico Pagano e due docenti che esaminano e spiegano la proposta di modifica della Costituzione: uno dei due, il professor Cavino, caldeggia il sì alla Riforma, l’altro, il professor Girolami, invece è appassionatamente per il no.
Entrambi sono lì per i ragazzi, per informare, per passione civile e questo i ragazzi lo sentono.
Io ho un’idea sul referendum e la costituzione che questo incontro ha confermato.
Ma non importa quale sia, vorrei dire solo una piccola cosa su cosa è la democrazia così come l’ho vista nell’incontro sul referendum.
Dire l’ho vista è riduttivo, meglio dire ne sono stata avvolta, come in un velluto, come in una stanza calda dopo il freddo.
Insomma io la democrazia l’ho toccata, ho toccato la sua essenza.
La democrazia esiste ed è la miglior forma di governo. Inutile dire che è rischiosa che la gente non sa spesso cosa vota, che ci vorrebbe una sorta di meritocrazia del voto. Persino io, accidenti a me, a volte l’ho pensato.
Invece no.
La democrazia deve essere piena totale avvolgente seria responsabile aperta accogliente critica tagliente dura intelligente. La democrazia deve essere informata.
La gente deve essere informata, deve essere messa in condizione di capire e informarsi.
In sostanza la democrazia ha bisogno della scuola e la scuola si nutre della democrazia.
Tutto questo io ho sentito nell’incontro coi ragazzi, tanti, silenziosi, attenti, presenti, responsabili (anche nelle domande) nonostante l’incontro non concedesse nulla alla battuta o allo spettacolo.
I ragazzi si meritano una politica seria. Signori tutti, una politica seria.
Si meritano fiducia e si meritano una scuola che sia buona perché li mette in condizione di capire e di scegliere. Li mette in condizione di essere loro a comandare, demo- crazia. Potere al popolo. Santo cielo non dimentichiamolo mai!