Una ricerca del Miriam Hospital, un centro specializzato nella prevenzione medica e nello studio dei comportamenti sociali, ha dimostrato che l’abuso di social media tra le ragazze ai primi anni di università, influenza negativamente le loro performance accademiche.
Stando ai risultati dell’indagine, le matricole impegnano circa 12 ore al giorno per chattare, inviare sms, aggiornare il proprio status su Facebook e navigare su internet.
Il problema non esisterebbe, se non fosse che il loro GPA – grade-point average, la media dei voti – ne fosse pesantemente influenzato.
Con due grandi eccezioni però: le giovani che utilizzano internet per ascoltare musica e leggere i giornali. Queste due categorie infatti, risultano possedere una media invidiabile.
I risultati sono significativi perché offrono informazioni sulle abitudini di una categoria molto speciale, quella dei “giovani adulti”, che si emancipa per la prima volta nella vita dal controllo diretto dei genitori.
“Le ricerche passate infatti sono state condotte sugli adolescenti, prendendo in considerazione una gamma limitata di supporti multimediali. Per questa ragione” sostiene Jennifer L. Walsh, ricercatrice presso il Miriam Hospital, “abbiamo deciso di includere nella nostra inchiesta le matricole universitarie e i social media più recenti.” “Il nostro obiettivo” spiega l’esperta “è quello di scoprire la relazione tra le performance accademiche e l’uso dei moderni strumenti di comunicazione.”
L’indagine ha coinvolto 483 studentesse al primo anno di università e ha preso in esame il loro rapporto con 11 forme di media contemporanei: televisione, film, musica, navigazione internet, social networking, telefono cellulare, sms, riviste, giornali, libri e videogames. A loro è stato chiesto, per ognuno dei mezzi di comunicazione sopraelencati, quante ore al giorno e quanto tempo nei week-end gli dedicassero.
Infine, nei mesi di gennaio e giugno, al termine dei semestri universitari, gli è stato chiesto di render nota la media dei voti – GPA – e di completare un questionario sul rapporto con l’ambiente accademico.
“Lo studio” sostiene Walsh, “ha rilevato che le ragazze passano mediamente 12 ore al giorno a contatto con i social network e questo dato influenza negativamente il loro rendimento scolastico. In particolar modo le ragazze che usano maggiormente i nuovi media, sviluppano comportamenti meno accademici, come l’assunzione di sostanze stupefacenti.”
“Data la popolarità di questi mezzi di comunicazione, “gli insegnanti” secondo la ricercatrice “dovrebbero associare i contenuti didattici ai nuovi dispositivi mobili come i tablet e gli smartphone.”
Come sottolineato in precedenza, le indagini relative al rapporto tra social media e adolescenza sono piuttosto diffuse. Una recente ricerca dell’Università del Texas, ha scoperto un nuovo trend tra i giovani americani: il sexting, l’invio di foto e messaggi sessualmente espliciti.
Condotta su circa 1000 studenti al secondo anno di High School e pubblicata sulla rivista on line Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking, l’indagine ha acclarato che almeno il 20% degli studenti invia abitualmente foto e video ritraenti corpi nudi o semi-nudi, mentre il 30% li riceve non sempre graditamente.
I cosiddetti “sexting” – da “sex”, sesso e “text”, messaggio – sono spesso condivisi privatamente con utenti indesiderati.
Secondo l’autrice dell’indagine “è importante studiare i comportamenti sessuali veicolati dai social network, perché in questo modo riusciremo ad affrontare i cambiamenti che le nuove tecnologie impongono.”
Anche in Italia le ricerche non mancano, come l’ ”Indagine conoscitiva sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza” di Telefono Azzurro ed Eurispes pubblicata pochi mesi fa.
Lo studio nostrano ha rivelato un insieme di problematiche assolutamente inedite – come la diffusione del sexting anche tra i giovani italiani – in attesa di essere indagate completamente.