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Inghilterra: approvato programma di assistenza alle professioni sanitarie

Il programma aiuterà infermieri e medici a stare più vicino ai pazienti, sostenendoli maggiormente dal punto di vista emotivo e psicologico

Scritto da Alba Fecchio il 02.06.2013

Il governo britannico questa settimana ha approvato un programma sanitario, made in USA, che mira a promuovere una maggior attenzione, non solo verso il paziente e i sui famigliari, ma anche verso gli operatori sanitari che sono coinvolti  nel ricovero.

Ospedale

Tale programma, chiamato Schwartz Center Rounds,  aiuterà infermieri e medici a stare più vicino ai pazienti, sostenendoli maggiormente dal punto di vista emotivo e psicologico. Si è ben compreso infatti che dedicare maggior attenzione ad aspetti non prettamente sanitari, ma di cura e attenzione del paziente produce una maggior risposta alla terapia e un miglioramento dell’umore, sia da parte del paziente che dei suoi cari.

Ma come fare per arrivare a questo risultato? La risposta Usa è stata quella di creare un programma ad hoc per medici e infermieri, grazie al quale essi possano usufruire di sportelli e spazi a loro riservati per discutere, dialogare, confrontarsi sulle difficoltà riscontrate sul lavoro. L’idea è quella di creare una maggior condivisione di esperienze e agire, grazie all’aiuto di counselor o psicologi, sul rafforzamento dell’empatia di coloro i quali andranno ogni giorno ad affrontare il dolore a viso aperto: i professionisti della sanità, dunque.

Nel corso dei prossimi due anni, il programma sarà attuato in decine di ospedali del Regno Unito.

Schwartz Centro Rounds è un programma ideato dal centro omonimo, che ha sede a Boston. Esso è stato fondato da Ken Schwartz, ricco signore morto di cancro alla giovane età di 40 anni, il quale ha voluto investire i suoi fondi sulla creazione di una rete di aiuto che sostenga malati e medici, al di là delle tradizionali cure sanitarie. Affermava infatti di aver scoperto che era molto più importante il come una persona era curata, più che dal cosa veniva utilizzato per curarla. L’aiuto degli infermieri e degli assistenti che aveva trovato in ospedale, diceva, avevano avuto la capacità di “ rendere sopportabile l’insopportabile”.

Nasce quindi, per sua volontà l’associazione senza scopo di lucro, nel 1995 per rafforzare i rapporti medico-paziente e preservare la centralità dei rapporti umani all’interno delle strutture sanitarie, creando un reale supporto emotivo e psicologico per gli operatori sanitari.

Già nel 1997 il General Hospital del Massachusetts adottò questo programma, e da quel momento, molti ospedali hanno aderito all’iniziativa portata avanti dall’associazione Schwartz. Ad oggi, si possono contare 300 ospedali americani che seguono tale programma assistenziale.

Il  ministro della Sanità, il dottor Dan Poulter, nell’annunciare l’espansione del programma Schwartz nel Regno Unito, ha affermato che i molteplici fallimenti che il servizio sanitario nazionale riscontra annualmente dimostrano la assoluta necessità di modificare l’approccio medico-paziente attraverso nuove modalità relazionali. Il programma Schwartz ha dimostrato negli Usa di  aiutare moltissimo medici e personale ospedaliero nell’assistenza  e nel sostegno fisico e psicologico del paziente, per affrontare al meglio le situazioni difficili, mettendo sempre al centro la cura del paziente, in tutte le sue sfaccettature, e questo grazie ad una classe medica più preparata e più empatica”.

“Siamo molto lieti che il programma Schwartz abbia un ruolo centrale nella nuova strategia sanitaria britannica, che punterà ad un miglioramento del servizio assistenziale erogato al cittadino”  ha detto Marjorie Stanzler, senior director di programmi Schwartz, aggiungendo anche che “questa è una entusiasmante conferma del nostro lavoro. Questo programma, da noi tanto amato, sta cambiando la cultura in centinaia di ospedali e strutture sanitarie degli Stati Uniti. Siamo fiduciosi che introdurrà cambiamenti simili anche nel Regno Unito.”

Negli Stati Uniti,  i programmi Schwartz  si svolgono su turnazione presso centri medici, ospedali universitari, centri oncologici, ambulatori, case di cura, hospice e agenzie di assistenza domiciliare. Essi forniscono  piani d’assistenza, regolarmente programmati aperti a pazienti, famigliari dei pazienti e operatori sanitari.

Nel corso degli ultimi cinque anni,  l’attenzione per questo genere di supporto alle professioni sanitarie è molto aumentato, anche a causa delle molte testimonianze di malasanità da parte dei cittadini.

Studi recenti hanno ampiamente dimostrato che professionisti d’aiuto come psicologi, counselor o psicoterapeuti svolgono un ruolo fondamentale nel non far sentire soli medici ed infermieri, dando la possibilità di dar loro spazi di riflessione e sfogo, necessari per poter dare poi, a loro volta, la giusta attenzione al paziente, comprendendone la sofferenza.

Da ricordare che anche l’Italia, anche se pur lentamente, si sta aprendo a quest’idea di assistenza e supporto emotivo alle professionalità sanitarie: all’Ospedale le Molinette di Torino, dal 2002 è presente uno sportello di consulenza filosofica, aperto a medici, infermieri, pazienti e famigliari di essi.

Lavorare in rete si può e può dare grandi risultati.

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