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La caccia alle streghe esiste ancora. In Ghana ancora campi di lavoro e segregazione per streghe

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 05.11.2010
Presunte streghe. Molte donne hanno dimenticato da quanto tempo sono state abbandonate in questi campi

Presunte streghe. Molte donne hanno dimenticato da quanto tempo sono state abbandonate in questi campi - foto Karen Palmer

Ritornano ogni anno le polemiche, in Italia, su chi vuole le streghe e i folletti di Halloween e chi invece preferisce tenere lontane le tradizioni (ormai più che altro commerciali) anglosassoni e preservare la nostra cultura cristiano-cattolica. Ma mentre noi ci dividiamo su queste questioni, in America esce un libro sulle streghe, quelle “vere”, in un mondo che vive ancora nell’ossessione della stregoneria.

Nel nuovo libro Spellbound: Inside West Africa’s Witch Camps, (in italiano sarebbe Stregoneria: dentro i campi delle streghe dell’africa occidentale, ma il libro non ci risulta tradotto in italiano), Karen Palmer esplora il destino delle donne accusate di aver commesso crimini soprannaturali. Si esamina anche il paradosso del perché la gente si affida ancora sulla stregoneria, ed anche perché la teme.

Campi per le streghe

Più di 3.000 streghe, soprattutto donne, vivono in Ghana in sei campi per le streghe e in condizioni poco invidiabili. Non sono esattamente prigioniere, ma non possono lasciare il campo. Palmer, una giornalista, ha per la prima volta scoperto queste “streghe” in esilio da un rapporto del 2004 sui diritti umani. Tre anni fa, la curiosità l’ha spinta a indagare uno dei campi nel nord del Ghana.

“Siamo arrivati in questo luogo che è a 18, 20 ore dalla capitale Accra,” ha detto. “e sono rimasta veramente sorpresa. Avevo un’immagine un po’ ingenua delle streghe, come quelle disegnate da Walt Disney. Quello che abbiamo trovato è stato un paese piccolo e remoto, per lo più fatto di capanne di fango e un gruppo di circa 200 donne che vivevano lì da sole.”

Per i successivi due anni, Palmer ha intervistato decine di donne, per capire come erano finite lì.

“Molte donne hanno detto: ‘Non so perché sono qui’. Una delle donne con cui ho parlato aveva probabilmente 80 anni. Aveva completamente dimenticato da quanto tempo fosse lì, forse da 40 anni. Quello che le era successo è che una mattina suo nipote si era svegliato e aveva raccontato di averla vista in sogno mentre cercava di strangolarlo. E questo è stato sufficiente al fratello di lei, il padre del bambino, per accusarla di stregoneria.”

“Tipicamente,” continua Palmer, “può essere un qualsiasi evento – da un sogno ad un brutto raccolto, da un incidente d’auto ad una malattia in famiglia – e le prove iniziano a saltare fuori. La gente inizia a vedere legami tra l’arrivo di qualcuno e questi eventi sfortunati”.

In molti casi, un indovino o il capo del villaggio decide se qualcuno è colpevole di praticare la stregoneria.

“Sia l’accusatore e la donna che è accusata seguono il capo villaggio con un pollo vivo in mano”, dice. “L’accusatore lancia la sua accusa, poi taglia la gola del pollo e lo lancia in aria. A seconda di come ricade sul terreno, il racconto viene confermato o negato. Ma non basta, anche la donna che deve difendersi farà lo stesso. Deve dichiarare ad alta voce che a seconda di come ricadrà il pollo, se col becco verso il terreno o in aria, sarà colpevole o innocente.”

Nel libro, Palmer descrive le condizioni nel campo e dettaglia come le donne vengono lasciate. Per Palmer questo campo assomiglia ad una discarica umana in cui le donne vengono lasciate a loro stesse, nella povertà assoluta e sotto l’occhio vigile di un capo villaggio.

“Egli è chiamato il Gambarana,” dice. “E’ considerato un mago molto potente, che può decidere se una donna è una strega oppure no. Più sono rimasta lì, più mi rendevo conto che molto raramente costui scopriva che una donna era innocente. In effetti, tendeva a far rimanere le donne nel suo villaggio. Si occupava di tutte le necessità, quindi quando le donne avevano bisogno di qualcosa,si rivolgevano a lui. Egli le usava quasi come una forza lavoro. Poteva affittarle per piantare, sarchiare e raccogliere. Questo è il modo in cui le ‘streghe’ gli pagavano l’affitto. Quando la famiglia andava a recuperarle per riportarle a casa, il capo villaggio si faceva pagare. Le tariffe variavano a seconda di quanto la famiglia poteva permettersi.”

Praticare la magia nera

Mentre la maggior parte delle “streghe” intervistate da Palmer hanno dichiarato di essere innocenti, alcune hanno ammesso di praticare la magia nera per danneggiare o proteggere gli altri.

“Ho intervistato una donna che ha detto, ‘Sì, ho fatto esattamente quello che mi hanno accusato di fare. Stavo cercando di uccidere quella ragazza.’ Un’altra donna diceva di volersi disperatamente sbarazzare della sua stregoneria. Poi ho incontrato una donna che mi ha detto che aveva paura per i suoi figli e la sua famiglia. Suo marito aveva un problema con l’alcol e sentiva di essere stato stregato. Così lei uscì e prese una pecora, alcuni vestiti e dei soldi e andò da uno stregone per comprare una stregoneria.”

Palmer osserva che, sebbene le persone in Africa occidentale abbiano paura delle streghe e puniscano severamente le donne accusate di stregoneria, le superstizioni rimangono importantissime nella vita quotidiana, soprattutto nelle zone rurali. Nel libro scrive di Simon, un assistente sociale, e sua moglie, che voleva avere un altro bambino. Hanno deciso di invitare uno stregone che ha eseguito una cerimonia per cancellare qualsiasi cosa impedisse loro di concepire.

La moglie di Simon, dopo una complicata cerimonia da parte dello stregone, infarcita di preghiere cristiane e dopo la quale si recò insieme al marito in chiesa, non rimase incinta. Anzi, si ammalò, forse a causa della pozione magica che lo stregone le aveva prescritto. Ma questo e altri fallimenti simili non distolgono gli abitanti del villaggio dalla profonda credenza nella stregoneria. Dà loro conforto nei momenti di difficoltà, è un modo di spiegare una siccità o la perdita di un figlio.

Palmer crede che il miglioramento dei servizi – una cura a banali malattie, un maggiore accesso alle medicine, l’insegnamento di nozioni basilari come ‘l’acqua sporca non va bevuta’ – accrescerebbe la qualità della vita in questi villaggi, contribuendo a cancellare la profonda convinzione nella stregoneria. E se ciò accadrà, dice, non ci sarà più bisogno di accusare donne innocenti e mandarle a vivere per 40 anni in un villaggio per le streghe, lontano dal conforto della famiglia e in condizioni di povertà e sfruttamento.

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  • Piero scrive:

    Il problema delle superstizioni in Africa è grave, la caccia alle streghe è solo uno dei suoi tanti aspetti, anche gli albini sono vittime di decine di omicidi ogni anno, specialmente in Tanzania e Burundi dove vi è un vero e proprio traffico di organi utilizzati dagli stregoni per realizzare pozioni “magiche”