Il microcredito prevede la concessione di prestiti modesti a piccoli bussiness per promuovere l’imprenditoria. E’ stato ampiamente pubblicizzato come un metodo per ridurre la povertà e stimolare la crescita. Un numero considerevole di istituzioni, sia profit che non profit, investono annualmente miliardi di dollari in iniziative di microcredito in paesi in via di sviluppo. Ma quanto è realmente efficace il prestito di microcredito? Alcuni ricercatori hanno condotto un nuovo studio, che compare sul numero di oggi 10 Giugno della rivista Science, giungendo a risultati sorprendenti.
Gli studiosi affermano che il microcredito non è uno strumento efficace nel promuovere la crescita economica o nel migliorare la vita dei suoi beneficiari, ma anzi rischia di provocare l’effetto contrario. D’altra parte hanno scoperto però altri vantaggi inaspettati.
Gli economisti Dean Karlan dell’Università di Yale e Jonathan Zinman del Dartmouth College hanno condotto uno studio sul microprestito concesso a quasi 1000 piccoli imprenditori nelle Filippine. Hanno scoperto che, contrariamente a quanto ampiamente creduto, i prestiti non hanno generato dei business più grandi, introiti maggiori o condizioni migliori per coloro che li hanno ricevuti. Al contrario, i prestiti hanno prodotto business ancora più modesti, un abbassamento degli standard di benessere ma anche una gestione del rischio più forte.
“Questo studio indica che il microcredito funziona attraverso un meccanismo complesso non del tutto compreso e chiaramente non possiamo stabilire delle politiche o prendere delle decisioni sulla base delle nostre intuizioni su cosa il microcredito possa comportare”, suggerisce Karlan. “Abbiamo bisogno di capire meglio come funziona questa strategia attraverso solidi dati e analisi.”
Karlan e Zinman hanno sviluppato un nuovo metodo per valutare il prestito di microcredito, in collaborazione con la First Macro Bank che ha concesso prestiti a 921 uomini e donne a Manila. Il team ha approvato prestiti a un gruppo di candidati scelti casualmente, che erano stati pre-selezionati sulla base di un punteggio di credito e che erano considerati “marginalmente affidabili”. Questi soggetti, soprattutto le donne, sono spesso considerati i più adatti a beneficiare di prestiti di microcredito.
Il team ha elargito prestiti dai $100 ai $500, con una rata d’interesse mensile in media del 2,5%. I business più supportati dai prestiti comprendevano piccole drogherie, minimarket, botteghe, officine per la riparazione di auto e pneumatici, sartorie e saloni di barbieri.
I ricercatori hanno intervistato i beneficiari del prestito 22 mesi dopo la loro candidatura. Le interviste mostrano che le condizioni degli imprenditori invece di migliorare erano regredite, la quantità delle loro attività economiche e il loro benessere (soddisfazione, autostima, ottimismo e livelli di stress) non erano cambiati in meglio ma addirittura leggermente peggiorati.
Comunque, i ricercatori hanno anche scoperto che i prestiti hanno attutito le entrate altalenanti e le spese inattese, permettendo ai beneficiari di gestire i rischi senza doversi affidare a delle assicurazioni. Anche l’accesso al credito informale, come l’assistenza finanziaria da parte di amici e parenti dei piccoli imprenditori, è cresciuto in seguito ai prestiti.
“Pensare al microcredito come uno strumento per il risparmiatore piuttosto che per la mera crescita imprenditoriale è il primo passo da fare per capire l’impatto del microcredito”, sostiene Karlan. “Speriamo che il nostro metodo possa essere utile per condurre analisi simili in altri ambienti e possa aiutare a chiarire se e come il microcredito funziona”.