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Abruzzo: tre nuovi pozzi petroliferi a 18 chilometri dalla costa

Sono tre i nuovi pozzi petroliferi della Edison autorizzati dalla Commissione VIA del Ministero dell'Ambiente. Secondo gli ambientalisti la Edison dovrebbe occuparsi di bonificare il sito di Bussi

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 28.07.2014

In Abruzzo saranno costruiti tre nuovi pozzi petroliferi a meno di 20 chilometri dalla costa. Si tratta dell’ampliamento di una piattaforma, la Rospo mare della Edison spa. Secondo  il Forum Abruzzese dei Movimenti dell’Acqua la Edison dovrebbe impegnarsi a bonificare i danni del disastro ambientale di Bussi e non minacciare con ulteriori impianti anche l’acqua del mare, ancora elemento importante per l’economia turistica abruzzese.

Il Comitato  di Valutazione di Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente il 6 giugno ha espresso parere positivo sul progetto di ampliamento di Rospo mare della Edison spa.La piattaforma si trova di fronte a Vasto a 11,5 miglia, qualcosa di più di 18 chilometri dalla costa.  Il progetto è andato in porto grazie al decreto Passera criticato e osteggiato dalle associazioni ambientaliste, che ha riaperto i giochi chiusi dal precedente decreto Prestigiacomo.

Rospo mare Edison petrolio

Scrivono in un comunicato dal Forum  Abruzzese dei Movimenti dell’Acqua che “grazie al famigerato Decreto Passera del 2011 i procedimenti in essere sono stati “salvati”. Lo stesso è avvenuto con Ombrina. In entrambi i casi, però, gli uffici ministeriali si sono ben guardati dal chiudere immediatamente i procedimenti non appena entrato in vigore il decreto Prestigiacomo; guarda caso di lì ad un anno è arrivato il salvagente del decreto Passera votato in maniera bipartisan.”

La Edison è protagonista di una dei più grandi disastri ambientali europei, quello di Bussi. Secondo  il Forum Abruzzese dei Movimenti dell’Acqua “è inaccettabile che si autorizzi all’ulteriore sfruttamento del territorio e del mare una multinazionale che in Abruzzo da anni dovrebbe bonificare e mettere in sicurezza Bussi e che ricorre anche al TAR (perdendo) rispetto alle ingiunzioni del Ministero dell’Ambiente per il risanamento delle discariche e dei terreni inquinati. Ricordiamo che le sostanze tossiche di Bussi continuano ad arrivare in quel mare dove oggi Edison potrà (forse) trivellare i suoi nuovi pozzi.”

Ma secondo il Forum ci sarebbe ancora margine di movimento per evitare che questa nuova minaccia i installi nelle acque dell’Adriatico e le azioni per impedirlo dovrebbero provenire da Enti locali e Regioni. Nel comunicato il Forum spiega infatti che ” il Ministero sta predisponendo il Decreto interministeriale di conclusione positiva della procedura di compatibilità ambientale.

Gabbiano petrolio Abruzzo

Un gabbiano reale fotografato nel 2013 da Antionio Cerere e macchiato di petrolio

“Riteniamo”, aggiungono,  “che vi siano i margini per un intervento da parte della regione anche in questa fase, considerati i dubbi che riguardano l’iter procedurale seguito, anche per quanto riguarda la mancata ripubblicazione degli atti per le osservazioni. Infatti la documentazione progettuale risulta essere stata integrata nel 2012 e la stessa richiesta di A.I.A. con i relativi elaborati è stata avviata il 24/12/2012. In considerazione della sentenza del TAR Lazio su Ombrina con relativa ripubblicazione di tutti i documenti per le osservazioni (in scadenza proprio domani), questi aspetti sono come minimo da approfondire. In ogni caso il Forum chiede che la Regione e gli enti locali, in caso di adozione del Decreto, si impegnino per presentare un ricorso al TAR.”

La Rospo mare, fra le piattaforme da cui si estrae la maggior quantità di petrolio in Italia, a gennaio del 2013 era stata protagonista di un ipotizzato misterioso sversamento di petrolio. Infatti, nonostante il WWF abbia pubblicato foto di numerosi gabbiani sporchi di petrolio in quella zona, non si trovarono mai le prove del petrolio in mare.

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