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Colombia: ecosistemi dell’Orinoco in pericolo

Nonostante gli sforzi compiuti dal paese nella direzione di una maggiore tutela e salvaguardia, l'aumento delle aree protette non si traduce necessariamente in un proporzionale miglioramento della conservazione degli ecosistemi

Scritto da Nadia Fusar Poli il 13.03.2013

Il fiume Orinoco, i cui affluenti formano un bacino considerato il terzo sistema fluviale più importante del pianeta, è una delle aree biologicamente più diverse del mondo. Il fiume scorre dalle Ande in Colombia verso l’Atlantico in Venezuela e attraversa i paesaggi andini, le pianure dei Llanos e il massiccio della Guyana.

Crediti: Ana M. Aldana

Crediti: Ana M. Aldana

Il governo colombiano, attraverso leggi nazionali e iniziative sviluppate a livello locale, ha promosso la conservazione di almeno il 10% dei propri ecosistemi naturali, impegnandosi concretamente nella realizzazione degli obiettivi posti dalla Convenzione sulla diversità biologica (Rio de Janeiro, 1992), volti a prevenire e a combattere alla fonte le cause della significativa riduzione o perdita della diversità, nonché a promuovere la cooperazione tra gli Stati e le organizzazioni intergovernative. 

Proprio di recente il Ministero dell’Ambiente colombiano ha approvato un decreto per la standardizzazione delle categorie e l’organizzazione del Sistema Nazionale Aree Protette. Nel corso degli ultimi sei decenni, più di 100 aree protette e oltre 100 riserve indigene sono state stabilite nel bacino dell’Orinoco colombiano. Tuttavia, le uniche aree rigorosamente protette sono le “Aree Naturali” che appartengono al Sistema di Parchi Nazionali, le quali proteggono solo il 10% della superficie degli ecosistemi naturali e meno del 50% degli ecosistemi naturali nel bacino. Le riserve indigene contribuiscono in modo significativo alla conservazione degli ecosistemi naturali del bacino, ma dovrebbero essere classificate quali  aree protette, ed essere così di grande aiuto per la conservazione del bacino colombiano dell’Orinoco e del suo ambiente naturale. Questo è oggetto di un dibattito nazionale particolarmente acceso, spesso motivo di controversie e  polemiche.

Alcune aree dell’eco-regione del Llanos hanno perso fino a 1/4 della loro copertura vegetale legnosa negli ultimi dieci anni. Le savane naturali sono state distrutte ad un tasso annuo di oltre 1.000 km² e  sono state convertite in pascoli e piantagioni di palme da olio. In alcune zone si riscontrano notevoli difficoltà a livello gestionale, come la mancanza di controllo sulla crescita della popolazione all’interno dei parchi e l’uso non sostenibile delle risorse. Ed ancora, si è riscontrato come gli incendi si verificano con maggiore incidenza nelle savane naturali che si trovano all’interno delle riserve indigene mentre nei ranch privati il fenomeno è meno frequente. Questo potrebbe essere un buon indicatore della (migliore) capacità di gestione dei proprietari privati.

Anche se la aree protette sono quasi raddoppiate, la protezione degli ecosistemi non aumenta proporzionalmente e questo è un segno della scarsa capacità di pianificazione e di gestione da parte dei governi regionali e delle autorità locali, responsabili dell’istituzione della maggior parte di queste aree. Servono pertanto azioni urgenti, che dovrebbero essere intraprese per garantire la tutela degli ecosistemi naturali ad elevato valore conservazionistico, oggi in serio pericolo. Se il rischio è che più di 22.350 km² di savane naturali possano andare perduti nel corso dei prossimi 10 anni, è essenziale adottare ora contromisure efficaci per evitare che queste preziose biodiversità spariscano per sempre.

Aldana AM, Mitchley J (2013) Protected Areas legislation and the conservation of the Colombian Orinoco Basin natural ecosystems. Nature Conservation 4: 15, doi: 10.3897/natureconservation.4.3682

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