Quando pensiamo alla parola “dinosauro” niente ci balza più rapidamente alla mente dei Sauropodi, i famigerati “colli-lunghi” erbivori, che non mancano mai di fare la loro comparsa in film, racconti o cartoni animati a tema preistorico. Nel corso degli anni però gli scienziati hanno scoperto diverse specie bizzarre o comunque uniche anche di questa varietà di dinosauri, che si allontanano non poco dall’immagine popolare che abbiamo di queste creature. L’animale di cui parleremo oggi, il Nigersauro è uno di questi.
Come già ci dice chiaramente il nome, stiamo parlando di un dinosauro africano, scoperto nella Repubblica del Niger, più precisamente nella regione del Gadoufaoua: vissuto circa un centinaio di milioni di anni fa, in pieno periodo Cretaceo, la sua taglia oscillava fra i 9 ed i 15 metri di lunghezza, una buona parte dei quali però costituti dal collo e dalla coda (più dalla seconda che dal primo, come vedremo) e la massa totale dell’animale non raggiungeva quella di un elefante. Rispetto a suoi “parenti” più celebri quali l’Apatosauro o il Diplodoco era quindi un Sauropode di “piccola” taglia.
Il Nigersauro faceva parte di gruppo noto come Rabbachisauridi: questi erano gli ultimi discendenti della famiglia dei Diplodocidi, che erano stati i Sauropodi di maggior successo e diffusione nel precedente periodo Giurassico, ma che hanno poi perso gradualmente terreno rispetto ai Sauropodi del gruppo Macronaria, comprendenti Brachiosauri e Titanosauri, fino al punto di estinguersi completamente diversi milioni di anni prima della scomparsa definitiva dei dinosauri. I Rabbachisauridi hanno costituito un ultimo disperato tentativo della famiglia del Diplodoco di restare, per così dire, al passo con i tempi, e presentano una serie di adattamenti unici, mai riscontrati in altri Sauropodi.
Nel caso del Nigersauro, la cosa che balza subito all’occhio è il collo, visibilmente accorciato rispetto alla medie della sua famiglia, sebbene comunque molto robusto e mobile, e più simile a quello degli erbivori Ornitopodi, quali gli Iguanodonti. Non dovendo controbilanciare un lungo collo come in molti altri Sauropodi, anche la coda si era significativamente accorciata, anche se non in modo così “drammatico”.
In generale il Nigersauro aveva un aspetto molto più tozzo dei suoi antenati del Giurassico, ma la cosa che lo rende davvero unico è la testa: la parte superiore del cranio è simile a quella dei Diplodocidi, ma il muso è molto più largo ed ha una forma a paletta, completata da un vera e propria trafila di denti minuscoli, ma molto robusti. Una struttura dentaria definita “a batterie” e, di nuovo, riscontrata solo in dinosauri erbivori quali gli Ornitopodi, che dimostra come questo animale stesse tentando di adattarsi ad una dieta diversa rispetto a quella dei Sauropodi del Giurassico: questi si nutrivano prevalentemente di felci e conifere, ed erano dotati di una dentatura “a pettine” fatta appunto per filtrare ed intrappolare aghi e foglioline nella loro bocca, piuttosto che a strappare e sminuzzare vegetazione a foglia larga, più comune nel Cretaceo (epoca in cui hanno fatto la loro comparsa le Angiosperme, ossia le piante da fiore). La testa del Nigersauro poteva apparire grottesca, ma lo rendeva sicuramente molto efficente quando era il momento di nutrirsi.
Le “piccole” dimensioni del Nigersauro lo rendevano un brucatore, in grado di nutrirsi di piante basse e a crescita rapida, e ovviamente gli richiedevano meno quantità giornaliere di cibo per sopravvivere, cosa che era un grande vantaggio nella già arida Africa preistorica. Tuttavia era anche molto più vulnerabile agli attacchi dei grandi coccodrilli e dei Carnosauri predatori vissuti nella sua stessa epoca. Forse per ridurre tali minacce si muoveva in branchi misti con Ornitopodi erbivori, o con Sauropodi di dimensioni maggiori, cercando sicurezza nei grandi numeri.