Sorprendenti e di grande valore scientifico le foto scattate durante il monitoraggio dei capodogli condotto dall’Istituto Tethys. Il monitoraggio aereo ha potuto contare la presenza di ben 1e capodogli in un giorno solo. Ma ancora più sorprendente che fossero Gruppi famigliari e che si dispondesse secondo particolari formazioni i cui significati devono ancora essere chiariti dagli scienziati.
Il monitoraggio si è concluso pochi giorni fa e aveva come scopo quello di valutare la presenza di cetacei nella zona del Tirreno, condotto sotto la responsabilità scientifica di Simone Panigada dell’Istituto Tethys.
Il raro avvistamento dei capodogli. Durante il monitoraggio è successo che i ricercatori potessero avvistare ben 13 capodogli in un solo giorno. Ma la meraviglia dell’avvistamento deriva dal fatto che si trattava di cosiddetti “gruppi famigliari”, cioè femmine con piccoli, poco oltre il confine meridionale del Santuario Pelagos, la zona di tutela per i mammiferi marini, che invece normalmente ospita gruppi di soli maschi.
Non solo: è stato anche documentato un peculiare comportamento, la cosiddetta “formazione a margherita”, raramente osservato nei nostri mari e indicativo della grande complessità e “sensibilità” di questi animali così poco conosciuti. Il capodoglio – grosso cetaceo che può arrivare fino a 18 metri di lunghezza – è un mammifero piuttosto frequente in determinate zone del Mediterraneo, che proprio negli ultimi anni ha “sorpreso” più volte i ricercatori.
L’avvistamento è particolarmente importante perchè le femmine con i piccoli sono, ovviamente, cruciali per la sopravvivenza della popolazione di capodoglio dei nostri mari, in passato gravemente decimata dalle reti derivanti in cui si impigliano facilmente, nonché costantemente minacciata, dall’inquinamento – chimico e acustico – al traffico navale, in un Mediterraneo che è tra i più densi di pericoli al mondo.
Forse, spiegano gli scienziati, gli avvistamenti di capodogli con piccoli sono stati finora piuttosto rari nei mari italiani, perchè alcune zone non erano state monitorate constanemente. Ma il dato, innanzitutto, conferma che in Mediterraneo si ricrea probabilmente la stessa situazione degli oceani: i maschi a nord, le femmine nelle acque più meridionali, dicono gli scienziati. Nei nostri mari questa linea di demarcazione sembra costituita dal 41° parallelo, che cade all’incirca tra la Corsica e la Sardegna.
“Ma delfini e balene non necessariamente rispettano i confini arbitrariamente tracciati dall’uomo, dicono i ricercatori di Tethys, ”e il fatto che femmine e piccoli di capodoglio si trovino appena fuori dalla zona protetta dà da pensare; forse i confini andrebbero allargati, forse andrebbero differenziate le zone in base alla necessità di tutela effettiva.”
I comportamenti complessi e la formazione a margherita. Ne sono conferma anche le altre ricerche di Tethys sui cetacei, condotte dalla barca “Pelagos”, che incrocia prevalentemente nella zona tra Sanremo e la Corsica. Dopo sei anni di inconsueta abbondanza, quest’anno i capodogli sembrano meno frequenti, a vantaggio invece delle balenottere comuni (Balaenoptera physalus). Un segno che qualcosa sta cambiando? I ricercatori cercheranno di dare una risposta; certo si conferma che l’ambiente marino è estremamente complesso e variabile, decisamente difficile da confinare entro limiti tracciati sulla carta.
Come complesso è il comportamento delle femmine avvistate dall’aereo, e documentato con delle foto straordinarie per il Mediterraneo: gli individui sembrano disporsi in cerchio, con le teste rivolte verso il centro. Se confermato, potrebbe trattarsi della cosiddetta “formazione a margherita” con cui gli adulti cercano di proteggersi e di riparare i piccoli di fronte a un pericolo, come un attacco di predatori. I quali, però, non erano apparentemente presenti in questo caso. Comunque un segnale di allarme? Una indicazione della loro fragilità? Sicuramente una conferma del complesso mondo cooperativo e affettivo del capodoglio noto per le sue stabili e complesse relazioni tra individui. Una specie tanto affascinante quanto meritevole di essere conservata.
La spedizione, commissionata dal Ministero italiano dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) all’International Whaling Commission (Commissione Internazionale Baleniera), con anche la collaborazione dall’Istituto per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), intendeva accertare lo stato delle popolazioni di cetacei, tartarughe e grossi pesci pelagici, compresi gli eventuali effetti della recente moria di stenelle nel Tirreno.