Non vado alle manifestazioni, sono agorafobica. Anche una piazza vuota a guardarla tutta intera può darmi crisi d’ansia. Se è piena mi sento male da morire e non è una iperbole. Il panico è questo: stare male da morire, spero che il morire effettivo sia più pacato, più semplice…
Ma non è questo il punto. Non vado in piazza, nei luoghi affollati e forse è la natura che mi difende, se andassi in piazza temo che sarei sempre in mezzo ai tafferugli… verbali dato il mio temperamento. Per questo ho assistito alla diretta della manifestazione a Roma (grazie a RAINEWS24 in barba al senatore Butti o come diavolo si chiama) e ho sofferto.
Sono così agorafobica e così empatica che anche le immagini di folla mi danno ansia, ma ieri ha dominato un’altra angoscia. La violenza. Io odio la violenza credo sia l’unica cosa che davvero odio, la violenza in tutte le sue varie e diverse accezioni. Ieri ho sofferto perché pensavo ai manifestanti traditi, perché mi sono preoccupata per i carabinieri nel blindato che bruciava (sono orgogliosa figlia di un vero Carabiniere), perché mi fanno pena anche gli incappucciati, pensate a come dev’essere il loro mondo per renderli così arrabbiati.
Ho patito di sospettare che tra i violenti ci fossero poliziotti infiltrati, ho temuto i commenti idioti dei politici e dei giornalisti (temuto per la mia intelligenza non perché costoro ormai lascino un qualche segno). Ho sofferto… Ma da qualche parte ho letto che negli USA gli indignati chiedono la Tobin tax e l’istruzione gratuita per tutti. Questi indignati (e io sono una di loro) sanno cosa può guarire questo pianeta martoriato: più equità economica (da cui derivano le altre equità) e più istruzione. Non c’è altra via.
Io sono nella scuola e tocco con mano come l’istruzione cambia la vita, ma non basta ci vuole una società più giusta, un mondo più giusto, perché, e lo ripeto fino alla noia, i veri diseredati non possono nemmeno protestare.
E dunque oggi leggo i giornali e sono piena di entusiasmo e di speranza a partire proprio dall’Italia.
Nella Roma che ieri ha vissuto tra tutte le città mondiali la prova più dura.
Io sono convinta che come al solito non tutto il male vien per nuocere.
I manifestanti pacifici hanno superato la prova più dura a Roma e sarà di monito al mondo. I pacifici si sono ribellati ai violenti. Li hanno contrastati in tutti i modi, li hanno isolati, insultati, catturati (e consegnati indenni alla polizia). A mani nude, con gli insulti, qualche volta addirittura con una certa esuberanza fisica. Questa gente è stata grande, fantastica, esempio per tutte le future manifestazioni in tutto il mondo.
Questo dobbiamo tutti dire, scrivere, far sapere.
Gli indignati italiani a fronte di un non governo, a fronte di una situazione culturale devastata dal berlusconismo e dai suoi stuoini, a fronte di una crisi economica aggravato dai soliti mali (mafie, corruzione, ignoranza), gli indignati italiani hanno contrastato la violenza e hanno vinto secondo me. Perché hanno dimostrato di avere diritto a un futuro diverso e di poterlo anche costruire. Non è vero che in Italia è andata male, come al solito in Italia ci sono le prove generali di quel che accade nel mondo e gli indignati italiani che sono rimasti pacifici, che non si sono fatti trascinare dalla rabbia, che hanno isolato, rendendoli ben visibili, i violenti hanno vinto la sfida. I giovani pacifici presenti al corteo odieranno ancora di più la violenza e sapranno la prossima volta come meglio contrastarla. Io sono piena di speranza: il mondo così com’è non può andare avanti.
Sono curiosa di quel che accadrà, io, che ho paura dell’ascensore come di un teatro affollato, non so perché ma del futuro non ho paura…
E’ il sistema economico che deve cambiare, innanzitutto. Chiaro. Sono d’accordo anche sulla fondamentale importanza dell’istruzione e della cultura, anzi, direi che, affinché si verifichi un cambiamento economico, è necessaria una rivoluzione nel “fare” istruzione, ma questo è impossibile senza una presa di coscienza in ognuno di noi, insegnanti, in primo luogo, dell’importanza della propria azione, della propria esistenza e del proprio rapporto con il mondo e le persone che vivono attorno a noi.
Sono più che d’accordo che la manifestazione di sabato sia riuscita. E’ riuscita nonostante i soliti limiti italiani. I violenti, black block o incapucciati, che dir si voglia. Credo che parlandone meno smetterebbero di esistere. Ai distruttori piace sapere che la loro azione è andata in porto. Invece no! Non hanno contato. Se questo movimento disgraziatamente dovesse spegnersi in breve tempo, non sarà dei violenti la colpa ma della mancata azione di ognuno di noi, per sostenerlo e per applicare nella nostra vita quelle piccole/grandi lezioni che dai giovani indignati di tutto il mondo possiamo imparare.
Nella, il potere di proporre delle cose ce l’hai tu e l’hai appena fato speriamo ci leggano!!! Un mese però è poco e i soldi dei politici sono una goccia nel mare, quel che deve cambiare è tutta la struttura sociale, e politica, ma soprattutto economica per questo bisogna cercare di ascoltare anche le istanze dei violenti (o ascoltare il loro vuoto di idee e pensieri razionali)… nonostante tutto
“…perché mi fanno pena anche gli incappucciati, pensate a come dev’essere il loro mondo per renderli così arrabbiati”
Anche in me è scattata la medesima considerazione, se sono disposti anche a lasciarci la pelle non sono solo degli incivili, ma sicuramente dei poveri cristi che non ne possono più. Io proporrei, solo per un mese, per tutti, uno stipendio di mille euro…con i soldi dei politici si risolverebbe la crisi, noi non moriremo di fame, i pensionati avrebbero un piccolo meritato regalino…”solo per un mese”… che ne pensi, si potrebbe fare passare questa proposta o mi uccideranno? Se è in tuo potere divulgala. grazie, Nella.