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Caccia e orso marsicano: intervista a Luciano Sammarone, Corpo Forestale dello Stato

Abbiamo intervistato il dottor Luciano Sammarone, comandante del coordinamento territoriale per l’ambiente del Parco Nazionale d’Abruzzo, fra i membri del Tavolo Tecnico sulla caccia istituito in ambito del PATOM

Scritto da Federica di Leonardo il 08.10.2012

Dopo il ricorso al TAR del WWF, la stagione della caccia è stata sospesa dal Tribunale. La Regione Abruzzo quest’anno ha redatto il nuovo Calendario Venatorio anche in base ai dati elaborati da uno specifico Tavolo Tecnico, previsto nel PATOM ( Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano).  Fra i membri del Tavolo Tecnico il dottor Luciano Sammarone, comandante del coordinamento territoriale per l’ambiente del Parco Nazionale d’Abruzzo, intervistato da Gaianews.it. 

Foto Carlo Romano www.carloromanooart.com

 

Domanda: Quali sono stati i criteri con i quali sono avanzati i lavori del TTR?

Luciano Sammarone: La Regione ha dato indicazioni abbastanza puntuali rispetto alla necessità di definire le modalità di caccia al cinghiale, considerata quella più impattante sulla popolaizone di orso, partendo dalla ZPE del PNALM dove da sempre vige un regime venatorio particolare, regolato fino ad ora da uno specifico accordo tra Amministrazione provinciale ed Ente Parco. Ovviamente il TTR era ben consapevole del fatto che la ZPE del PNALM è solo una parte del territorio in cui è presente l’orso marsicano, ma la scelta di “limitarsi” a questa zona è derivata da una serie di considerazioni che hanno visto il TTR concorde circa la necessità di partire dalla ZPE per estendere progressivamente un nuovo modello venatorio a tutte le aree orso del territorio regionale e, successivamente, anche agli ambiti in cui l’orso è presente nelle regioni Lazio e Molise, ovviamente d’intesa con le amministrazioni competenti.
Nella scelta delle modalità di svolgimento dell’attività venatoria si sono tenuti in considerazione una serie di criticità, ben note a tutti gli “attori” presenti al tavolo, mirando ovviamente a minimizzare l’impatto della caccia sulla presenza e distribuzione dell’orso.

 

D.: Quali sono i periodi più delicati per l’orso in cui l’attività venatoria può essere di disturbo?

L.S.: Ovviamente quello autunnale in cui l’orso ha bisogno di mangiare molto per mettere da parte grasso necessario a superare l’inverno. Il periodo autunnale è anche quello in cui si decide il destino delle femmine gravide, ovvero in questo periodo l’ovulo fecondato può iniziare lo sviluppo embrionale oppure abortire.
Il tutto in relazione ad una serie di fattori ambientali fortemente caratterizzati dalla disponibilità di risorse trofiche e dalla tranquillità. Perciò è del tutto evidente che è l’autunno il periodo di maggiore criticità.
Si discute molto sull’apertura della caccia al cinghiale, ovvero se lasciarla nel periodo 1 ottobre 31 dicembre, oppure spostare tutto in avanti di un mese circa dal 1 novembre al 31 gennaio. Dalle ricerche condotte dall’Università La sapienza pare che il letargo inizi a fine novembre e quindi in teoria lo spostamento in avanti potrebbe essere un vantaggio limitando così il disturbo.
Personalmente non condivido tale linea perché le variabili in gioco sono molteplici, a cominciare dalla data che è un valore medio, e quindi molti orsi in letargo ci vanno anche più tardi. Poi dipende dalle condizoni meteo e da quanto gli orsi hanno potuto mangiare per mettere grasso da parte.
E’ inoltre provato che alcuni orsi in letargo non vanno proprio. Aggingerei in fine che se l’inverno non è particolarmente rigido, e la caccia può andare avanti anche in gennaio, il rischio di disturbare un orso in tana è davvero grosso e forse ben più pericoloso che non distogliere un animale dall’alimentazione. Insomma ci sono pro e contro e nel TTR si è deciso di propendere per la prima ipotesi favorendo la chiusura alla fine di dicembre anche perché così facendo il periodo di caccia complessivo si limiterebbe a poco più di tre mesi, da metà settembre a fine dicembre, arrivando a quella condizione auspicabile di apertura e chiusura contemporanea che limita molto la caccia illegale da parte dei soliti furbi.

 

D.: Rispetto agli anni precedenti il nuovo Calendario venatorio ha apportato dei cambiamenti? Quali?

L.S.: Da qualche anno nel calendario venatorio abbiamo trovato, tra le altre cose, l’obbligo del cane limiere per la caccia al cinghiale in zone frequentate dall’orso, più o meno riferite all’area PATOM. Tale innovazione, apparentemente la panacea di molti problemi derivanti dalla caccia al cinghiale sull’orso, in realtà è stato il classico cavallo di troia utile più per ragioni di facciata che alla reale riduzione del disturbo perché:

a- il cane limiere è ancora troppo poco diffuso in zona e c’è un problema di “abilitazione” del cane da parte dell’ENCI. Insomma, secondo molti, sarebbe più un business cinofilo che un reale “strumento” per migliorare la caccia;
b- secondo molti cacciatori l’uso del cane limiere non è confacente alla caratteristiche del territorio, ma questa mi sembra più una scusa per rimandare la diffusione, purché effettivamente funzionale alla caccia;
c- ma il vero problema è che il cane limiere è obbligatorio solo per la caccia al cinghiale, mentre nulla è previsto per la volpe né per la lepre, determinando così la fuga di molti cinghialai senza limiere verso la caccia alla volpe.

Insomma una regola poco chiara ha finito per determinare confusione nei più, ed applicazioni furbesche, peraltro non sanzionabili, da parte di molti altri. Con la proposta messa in piedi quest’anno, si è cercato di venire incontro alle esigenze del mondo venatorio favorendo la diffusione progressiva dell’uso del limiere. Altro problema è quello dei periodi di apertura e chiusura della caccia al cinghiale. Anche in questo caso è sempre stato abbastanza strano che si sia molto discusso sulla caccia al principale competitore alimentare dell’orso, trascurando del tutto la caccia alla volpe che, nel tempo, ha invece rappresentato la via di fuga di molti cacciatori per prolungare la caccia al cinghiale. Diventa invece fondamentale avere un unico periodo in cui l’attività venatoria è consentita, senza pre o post aperture che in realtà finiscono per favorire solo pochi.

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  • didomenicoaurelio scrive:

    quello che dice il dottor sammarone non fa una piega se tutti ragionassero cosi