L’abbattimento dell’orso M13, pur mettendo in evidenza la questione della convivenza fra orso e uomo sulle Alpi, ha fatto emergere una realtà, quella della popolazione dell’orso bruno sulle Alpi che è in continuo aumento e che ha fatto meritare al progetto l’apprezzamento della comunità scientifica internazionale. Lo stesso certamente non può dirsi per l’orso marsicano in Abruzzo, la cui popolazione stimata in 40 individui non accenna ad aumentare. Abbiamo chiesto un parere in proposito al dottor Piero Genovesi dell’Ispra, che è stato vice presidente dell’International Association for Bear Research and Management .
“La condizione dell’orso marsicano in Abruzzo è molto preoccupante,” ha esordito il dottor Genovesi. “A differenza della popolazione alpina, per la quale ci si pone l’obiettivo del ricongiungimento con la popolazione slovena, in Abruzzo la popolazione è totalmente isolata, con numeri molto preoccupanti perchè aldisotto dei 50 esemplari, che è la soglia minima per assicurare una probabilità di sopravvivenza sul lungo periodo.
“Al momento la popolazione non mostra nessuna prospettiva di espansione dell’areale in cui è presente, che è la condizione fondamentale perchè aumenti. Quindi la situazione è estremamente preoccupante e penso che il rischio di estinzione di quella popolazione sia molto elevato.
D.: Quali sono le cause?
P. Genovesi: “In Italia sono stati spesi più di 13 milioni di euro da fondi europei per l’orso marsicano, che possono essere stati utili su obiettivi specifici, ma non possono sostituirsi alle politiche nazionali e locali a lungo termine. Non possono essere utilizzati per una gestione ordinaria delle specie, ma solo per dar un primo stimolo. Poi devono essere lo stato, i Ministeri, i parchi, le Regioni, i comuni gli Istituti di ricerca a farsi carico delle sfide che la conservazione pone.
“Lo sforzo fatto per realizzare i piani d’azione non sono stati fatti sulla base dei fondi europei. Nell’ambito degli sforzi di conservazione dell’Italia i fondi europei possono aiutare a mettere in campo alcune di quelle azioni, ma non possono sostituirsi ad una politica complessiva, per cui credo che le risorse che i progetti Life mettono a disposizione siano utili, ma è più importante e più urgente che ci siano politiche efficaci e condivise da tutti i livelli amminsitrativi e non solo dalla parte istituzionale, ma anche dalla società comune, dai diversi portatotri di interesse e dalle associazioni ambientaliste.”
D.: Qual è in questo il ruolo del PATOM, il piano d’azione per l’orso marsicano?
P. Genovesi: “Il PATOM è la politica ufficiale sviluppata di concerto fra il Ministero dell’Ambiente, ISPRA e tutte le Regioni e i Parchi coinvolti dalla presenza dell’orso. Se non si applicano quelle misure l’orso d’Abruzzo non si potrà salvare.”
“Io credo che serva uno sforzo molto superiore a quello che è stato messo in campo sinora. Noi abbiamo un altro caso ancora più grave in Europa che è quello della lince iberica. L’ unico grande felino al mondo minacciato di estinzione è in Europa; una specie più minacciata di qualunque leone o tigre presente in Asia o in Africa. Quando la popolazione ha raggiunto dei livelli per cui l’estinzione diventava una minaccia veramente prossima, allora la Spagna si è messa attorno ad un tavolo con uno sforzo maggiore di quello che aveva messo in campo prima e ha imposto a tutti – ricercatori, parchi, amministrazioni locali – delle politiche più rigide e più importanti e più stringenti di conservazione. Io spero che presto tutti capiscano la situazione estremamente pericolosa in cui versa l’orso d’Abruzzo e si decida di fare uno scatto in avanti in termini di efficacia della conservazione. Credo che il problema stia nella reale applicazione delle misure di conservazione che tra l’altro in buona parte son già state identificate proprio nel PATOM. Credo che sia una responsabilità congiunta degli organi pubblici, dei parchi, della ricerca e delle associazioni, per arrivare a mettere finalmente in campo le misure che abbiamo già identificato”.
D.: Sarebbe necessario un tavolo permanente?
Un tavolo permanente era previsto nel PATOM e un altro è previsto nel LIFE. I tavoli sono utili, ma poi bisogna applicare le misure che vengono fuori dai tavoli. Questo nelle Alpi avviene ed è questo che ha determinato probabilmente il successso nella popolazione. Io credo che qualcosa di simile debba avvenire, in maniera completa, anche in Appennino centrale.”
che fosse in SVIZZERA o da qualsiasi altra parte l’orso NON doveva essere abbattuto !!!!!!
Nonostante sia deprecabile l’abbattimento di M13, sarebbe necessario legger bene e commentare a proposito: Genovesi scrive “A differenza della popolazione alpina, per la quale ci si pone l’obiettivo del ricongiungimento con la popolazione slovena…” e tale obiettivo è raggiunto (almeno in parte), io non leggo che l’obiettivo fosse di favorire l’orso in Svizzera o in Germania, o no?
NON mi sembra che il progetto orso nelle alpi abbia successo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
appena gli orsi passano il confine italiano vengono ammazzati e naturalmente chi è preposto a tutelarne l’incolumità NON fà nulla