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Salvare l’orso marsicano è anche compito della Regione Abruzzo

Scritto da Federica di Leonardo il 12.06.2012

Ieri a Pescara presso la sede della Regione Abruzzo Maurizio Acerbo, consigliere regionale di Rifondazione Comunista, e le associazioni ambientaliste LIPU e ALTURA hanno lanciato nuovamente l’allarme sul lassismo delle istituzioni riguardo alla grave situazione in cui versa l’orso bruno marsicano. Spiegano infatti Acerbo e le associazioni nel comunicato: “L’orso bruno marsicano è una sottospecie presente al mondo solo in Appennino centrale; circa 40 individui, un numero critico di femmine riproduttive, alta mortalità spesso per cause imputabili all’uomo, bassa natalità: grande rischio di estinzione.” Per questo le associazioni hanno detto che “l’orso è una priorità e vanno fatti sforzi straordinari. Ora, non domani.”  E hanno chiesto conto delle azioni riguardanti  caccia, orsi confidenti, situazione sanitaria e causa di mortalità legate ad attività umane. La richiesta è indirizzata ai diretti responsabili: il Parco Nazionale d’Abruzzo Lazio e Molise, il Ministero dell’Ambiente, l’ISPRA, i comuni e le province, ma soprattutto alla Regione Abruzzo.

Infatti i consiglieri Acerbo e Saia avevano già depositato un’ interrogazione al consiglio della Regione, alla quale non è stata data ancora  nessuna risposta, per segnalare la problematica  relativa alle nascite in calo e le inadempienze del PATOM (Piano di Azione per la Tutela dell’Orso Marsicano), approvato ormai nel 2010.  Secondo Acerbo la Regione dovrebbe avere un ruolo forte di implementazione e verifica delle azioni. L’orso è il simbolo dell’Abruzo e la Regione non può occuparsene distrattamente anche solo per una questione di marketing.

Continua Acerbo: “Al di là di periodiche notizie sensazionalistiche quel che conta è l’azione costante anche a livello di amministrazione: se si fosse speso il tempo in cui si è discusso della riperimetrazione del Parco Regionale Sirente Velino e della Riserva del Borsacchio per discutere delle questioni legate all’orso, probabilmente ora non saremmo a questo punto”
“Chiodi e gli assessorati competenti ( agricoltura, Mauro Febbo e  Assessorato Pianificazione, tutela e valorizzazione del territorio e Protezione civile, Gianfranco Giuliante e il dirigente Antonio Sorgi), devono prendere in mano la situazione. Anche per non perdere tempo inutilmente. Ad esempio a novembre, sulle norme relative alla Caccia: la regione è dovuta tornare sui suoi passi perchè era stato deliberato in senso contrario alle norme UE con gravi rischi per l’orso.”

Stefano Allavena della LIPU ha dichiarato che la situazione si sta aggravando a causa dello scarso numero di femmine riproduttive. “L’orso” ha spiegato Allavena “vive su un territorio che è il doppio di quello del Parco Nazionale per questo è necessario tutelarlo nelle cosiddette zone contigue del Parco  e sempre per questo la caccia al cinghiale può risultare molto impattante perchè arriva in un periodo in cui l’orso è in cerca di cibo per prepararsi all’inverno.”  Sulla questione è già attivo un tavolo tecnico, ma è necessario che si arrivi pronti e non sguarniti al momento in cui si dovranno stabilire tempi e modalità del calendario venatorio.

Nel comunicato le associazioni portano l’attenzione anche al problema sanitario. Spiega infatti Allavena: “Negli ultimi anni il tipo di allevamento che si pratica in Abruzzo è molto cambiato: se prima si allevavano prevalentemente pecore, ora si allevano soprattuto cavalli e vacche con gravi rischi sanitari”.

Per questo le associazioni  e Rifondazione Comunista chiedono conto dei lavori di due azioni del Progetto LIFE, una riguardante le pratiche per la zootecnia di cui è referente il Parco Nazionale d’Abruzzo e l’altra riguardante le nuove linee guida per la gestione sanitaria del bestiame domestico di cui è referente la Regione Abruzzo.

Daniele Valfrè di ALTURA Abruzzo ha parlato degli orsi confidenti: dopo l’ordinanza del presidente del Parco Giuseppe Rossi orientata a regolamentare l’abbandono di resti vegetali per alimentare il bestiame domestico, i comuni del Parco e delle aree contigue non hanno emesso a loro volta un’ordinanza. Inoltre si è in attesa dell’approvazione del protocollo operativo per la gestione di questi orsi da parte del Ministero dell’Ambiente e dell’ISPRA.

In ultimo Valfrè ha ricordato che ci sono alcuni interventi immediati per limitare le cause di morte di origine antropica che non sono ancora stati attuati: si tratta del censimento e della messa in sicurezza  delle vasche per la raccolta dell’acqua piovana: in una di queste furono ritrovate due orse femmine (una adulta e una giovane) nel 2010. L’altro intervento riguarda la limitiazione della velocità sulle strade provinciali del Parco: infatti nel maggio dell’anno scorso un’orsa fu investita mortalmente e da allora ancora nulla è stato fatto per migliorare la visibilità sfoltendo la vegetazione a bordo strada e limitando la velocità dei veicoli.

Valfrè sottolinea che di tutti gli enti chiamati in causa la Regione è quello che ha dato meno segnali di risposta: infatti con Ministero dell’Ambiente, Corpo Forestale dello Stato e Parco Nazionale d’Abruzzo ci sono già stati degli incontri informali.

Acerbo ha concluso affermando che “l’orso non dovrebbe essere una competenza e una priorità soltanto degli ambientalisti”.

 

 

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