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Facebook: il girone infernale dell’apparire
Gli affamati di “mi piace” e i disturbi alimentari

"Cerca di ricordare che tu sei una persona e non un oggetto, in modo da non visualizzare te stesso come una merce che può essere approvata o non approvata", pro.ssa Keel, Florida State University.

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 06.03.2014

Gli effetti dell’uso pervasivo di Facebook nelle nostre relazioni vengono studiati in maniera sempre più intensa. Uno studio condotto da una ricercatrice della Florida State University ha dimostrato che Facebook influisce negativamente su coloro che sono già propensi ai disordini alimentari, favorendo la diffusione di immagini che propongono un modello di donne perfette e magre.

anoressia, bulimia

Su Facebook si pubblicano le proprio foto migliori, a volte le si scattano appositamente pensando alla loro pubblicazione sul social network. Per coloro che sono ossessionati dalla propria immagine Facebook può diventare una cassa di risonanza negativa, che può amplificare le patologie legate ai disordini alimentari.

Pamela K. Keel ha studiato 960 donne scoprendo che chi trascorre molto tempo su Facebook ha più probabilità di avere problemi alimentari.

“Facebook fornisce un modo divertente per rimanere in contatto con gli amici , ma presenta anche le donne con un nuovo mezzo attraverso il quale le donne stesse devono confrontarsi con un ideale di magrezza che impatta il loro rischio di disturbi alimentari”, ha detto Keel. Facebook, anche se usato solo 20 minuti al giorno, può aumentare la possibilità di cadere in qualche tipo di disturbo alimentare perchè aumenta l’ansia delle donne sul proprio aspetto.

L’articolo della ricercatrice è stato pubblicato sull’International Journal of Eating Disorders

La scoperta è significativa, spiega la ricercatrice,  perché oltre il 95 per cento delle donne che hanno partecipato allo studio usano Facebook, e trascorrono sul social network oltre un’ora.

“Ora le immagini di donne magre e idealizzate in costume da bagno non sono solo sulle copertine delle riviste”, ha detto Keel. “Ora gli amici postano foto con grande cura della propria immagine  sulla loro pagina di Facebook.”

“I disturbi alimentari sono associati con i più alti tassi di mortalità di qualsiasi malattia psichiatrica “, ha detto Keel . “Sono associati con alti tassi di cronicità – le donne non ne escono necessariamente. Sappiamo che le relazioni fra pari  hanno un’influenza significativa , così capire quando e come i coetanei fanno cose che sono dannose gli uni sugli altri ci dà un importante possibilità di proteggere e prevenire.”

Un esempio negativo portato dalla ricercatrice è quello in cui le donne si riuniscono per “dirsi quanto sono grasse”.

“Succede quando le donne si riuniscono e si  prodigano in commenti negativi, di solito sul proprio corpo, e questo rafforza il loro legame perchè in genere ottengono rassicurazione. ‘Oh, no, non sei grassa, guarda me,’ “ha detto Keel. “E’ un male per le donne, perché rafforza quanto sia importante essere magre e rinforza l’abitudine a  parlare negativamente di sè.”

Perciò Kell consiglia di pensare sempre bene cosa si sta perseguendo quando si postano foto su Facebook. “Cerca di ricordare che tu sei una persona e non un oggetto, in modo da non visualizzare te stesso come una merce che può essere approvata o non approvata”.

 
 
 
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