Crescerà del 23% entro il 2030 il numero de malati diabete in Italia. E’ uno dei dati emersi alla presentazione dell’Italian Barometer Diabetes Observatory stamane al Senato. I diabetici italiani risiedono soprattutto al sud. Nonostante la rete assistenziale ai malti sia efficiente la malattia ha un costo notevole sule casse dello Stato che potrebbe essere ridotto grazie ad una corretta prevenzione.
Gli Italiani malati di diabete in Italia sono quasi il 5% della popolazione, un totale di quasi tre milioni di persone. Ma qual è l’identikit del malato tipo? Chi è più soggetto a sviluppare la malattia?
Chi è obeso corre un rischio 60 volte maggiore di diventare diabetico e naturalmente chi fa una vita sedentaria non sceglie una buona politica per difendersi dalla malattia. Ma dal report emerge anche che i diabetici sono di più fra coloro che hanno un titolo ti studio inferiore.
I diabetici si trovano maggiormente al sud, in Basilicata e in Calabria, mentre sono di meno a Bolzano e in Veneto.
Che danni porta il diabete? Gli scompensi nei valori dell’insulina dannegiano gli altri organi perciò i decessi derivati dal diabete, 27 mila ogni anno nelle persone di età compresa fra i 20 e i 79 anni, derivano nell’80% da problemi cardiovascolari. L’aspettativa di vita di un diabetico è di 5-10 anni minore rispetto alla media nazionale.
Per combattere la malattia, che ha i suoi costi importanti per lo Stato, si può potenziare l’attività di prevenzione, come ha spiegato all’ANSA Renato Lauro, presidente dell’Italian Barometer Diabetes Observatory e rettore dell’Università di Roma Tor Vergata.
“L’arma migliore per combattere il diabete è dunque la prevenzione, a partire da stili di vita sani”. Infatti la spesa sanitaria legata a questa patologia, “assorbe il 9% della spesa sanitaria annuale del nostro paese, pesando sulle casse statali per 9,22 miliardi di euro che corrispondono a 2.660 euro per ogni paziente e a 1,05 milioni di euro spesi ogni ora per il diabete. Una cifra importante – ha tenuto a precisare il presidente dell’Osservatorio – che è comunque una delle più basse in Europa”.
La prevenzione è importante anche per Agostino Consoli, coordinatore del Report 2012 che ha dichiarato all’ANSA che “un trattamento precoce e intensivo dei principali fattori di rischio, come glicemia, ipertensione e colesterolo alto, riduce del 50% il rischio di gravi complicanze e di morte a distanza di tredici anni. Malgrado la gestione della malattia sia complicata – ha tenuto a ricordare – il modello di cura italiano è comunque particolarmente efficiente. L’assistenza diabetologica negli altri paesi europei è infatti a carico soprattutto dei medici di famiglia. Da noi, accade il contrario: e’ presente una rete diffusa di strutture specialistiche, in grado di fornire assistenza a oltre il 50% dei malati”. L’importanza della rete assistenziale diabetelogica e della prevenzione di questa malattia e delle sua complicanze e’ stata infine sottolineata anche nella prospettiva di una crescita del 23% del diabete nel nostro paese entro il 2030.”