Uno dei problemi nella diagnosi dell’Alzheimer è che ci si accorge della malattia quando i sintomi sono molto avanzati e non c’è modo, attualmente, di diagnosticarla con altri marcatori.
Secondo uno studio, per ora effettuato solo su modelli murini, e che dovrà essere confermato con esperimenti sugli umani, le difficoltà del sonno potrebbero essere considerate dei precursori della malattia.
Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine e si basa sulla relazione fra l’emergere della creazione di placche nel cervello e l’emersione dei disturbi del sonno.
Secondo i ricercatori dell’Alzheimer’s Research britannico, se venisse dimostrato un collegamento fra i due elementi, probabilmente potrebbe diventare uno strumento utile per la diagnosi della malattia.
Infatti una diagnosi precoce è stata sempre considerata come essenziale per combattere questo tipo di demenza.
Capita molto spesso infatti che i pazienti presentino problemi seri con la memoria, e quindi sospettino la malattia, solo quando ormai questa è in stato avanzato e alcune funzione cerebrali sono ormai irrimediabilmente compromesse.
Un’ampia parte della ricerca sui sintomi si basa sulle placche di proteina beta amiloide. La proteina beta amilodie si trova normalmente nel cervello, ma nel caso delle persone malate di Alzheimer, la proteina si comporta in modo da formare delle placche che sono dannose per il cervello.
L’esperimento condotto sui topi ha evidenziato che nel momento in cui i topi cominciavano a sviluppare queste placche, cominciavano anche ad avere disturbi del sonno. Infatti normalmente i topi dormono di notte 40 minuti per ogni ora di vita diurna, con la comparsa delle placche i minuti per ora scendevano a 30.
I ricercatori hanno affemrato che le difficoltà nel sonno, potrebbero essere un indicatore della comparsa iniziale della malattia, ma tutte le ipotesi andranno verificate sugli uomini perchè non sempre ciò che accade nei topi si ripete in ugual modo sugli uomini. Inoltre ci possono essere cause svariate ai disturbi del sonno.
Ma dall’Alzheimer’s Research chiedono ulteriori ricerche.
Infatti era già stato dimpostrato che un cattivo riposo poteva dare problemi nell’organizzazione del pensiero e perciò questa ricerca chiede di esser approfondita.