Il numero di anni in cui le persone vivono con una condizione di obesità è direttamente associato al rischio di mortalità, secondo quanto scoperto dai ricercatori della Monash University.
Le loro ricerche mostrano che la durata dell’obesità è un forte predittore di mortalità, indipendentemente dal livello effettivo del Body Mass Index (BMI), l’indice che serve a misurare la condizione e la gravità dell’obesità.
Inoltre, l’età di insorgenza dell’obesità e la sua durata incidono sull’aumento del rischio di mortalità associato nella popolazione adulta.
Utilizzando i dati dello studio Framingham Heart Study, ben 5.209 partecipanti sono stati seguiti per 48 anni dal 1948. Ma lo studio attuale ha scelto solo pazienti senza pre-esistenti eventi di diabete, malattie cardiovascolari e cancro.
La ricerca ha dimostrato che in coloro che avevano maggiormente convissuto con l’obesità in termini di tempo (tra cinque anni e 14,9 anni), il rischio di mortalità è più che raddoppiato rispetto a coloro che non erano mai stati obesi. Il rischio di mortalità è quasi triplicato per quelli con la maggior durata dell’obesità (più di 15 anni).
Inoltre, la ricerca ha mostrato che per ogni ulteriori due anni vissuti con l’obesità, il rischio di mortalità aumentava tra il sei e il sette per cento.
“Prima d’ora, non sapevamo se essere obesi per più tempo era un danno per la salute o no. Tuttavia, questa ricerca dimostra per la prima volta che essere obesi più a lungo aumenta il rischio di mortalità, non importa quanto sia il peso”, ha detto la dottoressa Anna Peeters.
“Questa ricerca ci spinge a fare il possibile a livello anche di politiche sociali ed educative a prevenire l’obesità in generale. Ma soprattutto indica che dovremmo cercare soprattutto di prevenire l’obesità in giovane età”, ha detto la dott.ssa Peeters.