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Resistenza agli antibiotici: tassare l’uso negli allevamenti per evitare la crisi sanitaria globale

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 27.12.2013

La resistenza agli antibiotici sta diventando un problema sempre più importante tanto che, con un articolo pubblicato su  New England Journal of Medicine, un ricercatore propone di tassare l’uso di antibiotici in agricoltura e allevamenti per evitare quella che potrebbe essere una vera e propria crisi globale.

Il dottor Aidan Hollis della Calgary University ha lanciato una proposta che farà discutere e che potrebbe essere una soluzione contro la resistenza gli antibiotici.

Così come accade per la produzione e l’assorbimento di anidride carbonica, il ricercatore propone di creare una tassa sull’uso non umano degli antibiotici. Questi infatti vengono utilizzati in agricoltura e in allevamento per far sì che le piante non si ammalino e gli animali non si trasmettano malattie anche se vivono in condizioni estremamente difficili, in gabbie piccole e con spazi molto limitati.

Allevamento di maiali

La resistenza agli antibiotici, fenomeno che sta preoccupando sempre di più la comunità scientifica, deriverebbe dall’uso eccessivo di antibiotici in agricoltura e allevamento. Nel tempo i microbi stanno sviluppando resistenze che a lungo andare potrebbero portare  secondo Hollis, ad una vera e propria crisi globale.

Se alcuni antibiotici perdessero la loro efficacia, ogni operazione, anche la più semplice diventerebbe estremamente rischiosa, se non impossibile. Tutti i trattamenti anticancro sarebbero difficoltosi perchè gli antibiotici evitano che i malati vengano aggrediti da altre malattie quando le terapia anticancro debilitano il sistema immunitario.

Gli antibiotici non vengono usati soltanto negli allevamenti di terra, spiega  Hollis, ma anche nell’acquacoltura e anche questa, secondo il ricercatore, dovrebbe essere tassata.

Allevamento_intensivo_di_galline

Inoltre secondo la ricerca ben l’80% degli antibiotici venduti negli Stati Uniti viene utilizzato in acquacolture, allevamenti e in agricoltura con l’esclusivo obiettivo di aumentare la produzione. E questo flusso inarrestabile sta modificando i batteri rendendoli mano a mano immuni.

“La medicina moderna si basa su antibiotici per combattere le infezioni batteriche”, spiega Hollis. E aggiunge che lo stesso discorse vale per gli antimicotici: infezioni che oggi sono guaribilissime potrebbero uccidere gli esseri umani.

I batteri che possono resistere efficacemente agli antibiotici prosperano rapidamente e si diffondono in vari modi, ha spiegato il ricercatore.

“Non è solo il cibo che mangiamo,” dice. “I batteri si diffondono nell’ambiente. Potrebbero essere su una maniglia. Potreste allontanarvi con i batteri addosso e condividerli con la persona con cui entrate in contatto infettandola con batteri resistenti agli antibiotici che ormai non potranno recare nessuna cura.”

Ma Hollis spiega anche che la somministrazione degli antibiotici ha uno scarso “valore”.

“Si tratta di aumentare aumentare l’efficienza del cibo in modo da poter ridurre la quantità di grano con cui si alimenta il bestiame “, dice Hollis. “Si tratta di dare antibiotici ai pulcini per ridurre la probabilità che si ammalino quando li si stipa insieme in condizioni antigieniche.

“Questi metodi sono ovviamente vantaggiosi per gli agricoltori, ma questo non significa che stanno generando un enorme vantaggio. Infatti la redditività relativa è di solito marginale”.

“Il valore reale degli antibiotici è quello di  salvare le persone dalla morte. Tutto il resto è banale.”

Il tentativo di introdurre una tassa, secondo il ricercatore, sarebbe più realizzabile che non l’adozione di un divieto totale. Chi ha un basso rendimento dall’uso degli antibiotici  potrebbe decidere di investire nel miglioramento delle condizioni igieniche dei propri animali e sostituire gli antibiotici con i vaccini, ad esempio.

E secondo il ricercatore la legislazione dovrebbe essere internazionale: i batteri non conoscono confini.

 

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