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Più morti dopo gli attacchi di cuore con l’inquinamento da PM2,5

"Il costo enorme di morti in tutto il mondo a causa dell' inquinamento atmosferico potrebbe essere notevolmente ridotto , se le raccomandazioni dell'OMS venissero rispettate. ", Pier Mannucci direttore Scientifico dell' IRCCS dell'Ospedale Maggiore di di Milano

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 21.02.2013

L’inquinamento atmosferico contribuisce ad un aumento del numero di decessi tra i pazienti ricoverati in ospedale per attacco di cuore, secondo uno studio pubblicato sullo European Heart Journal.

Inquinamento auto

Lo studio in questione è il più ampio mai realizzato che studia la relazione fra le polvere sottili PM 2,5 e gli attacchi di cuore.

La dottoressa Cathryn Tonne, docente di epidemiologia ambientale presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine di Londra, ha detto: “Abbiamo trovato che per ogni aumento di 10μg/m3 di PM2.5 c’è stato un aumento del 20% del tasso di mortalità. Dopo oltre un anno di follow-up dopo che i pazienti sono stati ricoverati in ospedale con sindrome coronarica acuta, ci sarebbero stati il 20% in più morti tra i pazienti esposti a livelli di PM2,5 con un valore di 20 μg/m3, rispetto ai pazienti esposti a livelli di PM2,5 con un valore di 10μg/m3. “

La dottoressa Tonne e il suo collega Paul Wilkinson, professore di epidemiologia ambientale presso la London School of Hygiene & Tropical Medicine, stima che i tassi di mortalità si ridurrebbero del 12% tra i pazienti con sindrome coronarica acuta, se fossero esposti a livelli normali di  PM2,5, piuttosto che ai livelli più alti ai quali  sono stati effettivamente esposti. Questo si traduce in 4.783 decessi che si verificano prematuramente, a causa dell’esposizione a PM2.5 provenienti da sorgenti artificiali.

I ricercatori hanno preso in considerazione i dati di 154.204 pazienti che sono sopravvissuti al ricovero ospedaliero per sindrome coronarica acuta in Inghilterra e Galles tra il 2004-2007 e linquinamento medio dal 2004 al 2010. I pazienti sono stati seguiti fino alla fine dello studio in aprile 2010 o alla loro morte. Durante il follow-up medio di 3,7 anni, ci sono stati 39.863 morti. I ricercatori hanno regolato i loro risultati per tener conto del sesso dei pazienti, dell’età, della storia medica,dei  trattamenti e dei farmaci, dei fattori socio-economici come il reddito, l’istruzione e l’occupazione, e dove vivevano.

La modellazione dell’inquinamento atmosferico delle esposizioni medie per le diverse regioni del paese hanno mostrato le più alte esposizioni medie alle PM2.5 e ad altri inquinanti atmosferici a Londra (una media di 14,1 ug/m3), mentre il nord-est dell’Inghilterra ha avuto la più bassa esposizione (una media di 8,4 ug/m3). Tuttavia, l’esposizione individuale delle persone alle  PM2.5 variavano notevolmente all’interno di ogni regione.

Nonostante la relazione fra inquinamento e probelmi cardiaci sia stata già studiata, finora non era stato mai studiata la relazione fra inquinamento e mortalità dopo un attacco cardiaco.

“I nostri risultati confermano un’associazione tra PM2.5 e aumento dei tassi di morte nei sopravvissuti alla sindrome coronarica acuta. I nostri risultati mostrano anche che l’esposizione alle PM2.5 contribuisce solo in una piccola quantità alle differenze nella sopravvivenza dopo la sindrome coronarica acuta tra le persone che vivono in zone con differenti condizioni socio-economiche tenendo conto di fattori come il fumo e il diabete.

“L’implicazione è che riducendo i livelli di PM2.5 si avrebbe una maggiore aspettativa di vita ed è una priorità importante per la salute pubblica, non è in grado di ridurre le disuguaglianze socio-economiche . Ci sono probabilmente molti altri fattori che sono più importanti dell’ esposizione PM2.5 nello spiegare le disuguaglianze socioeconomiche nella prognosi, e questo richiede ulteriori indagini.”

In un editoriale di accompagnamento, il professor Piero Mannucci, Direttore Scientifico dell’ IRCCS dell’Ospedale Maggiore di di  Milano, scrive: “Il messaggio più importante è che la riduzione della quantità di sostanze inquinanti nelle aree metropolitane effettivamente diminuirebbe la mortalità cardiovascolare in un intervallo di tempo più breve di qualche anno (…) “.

E aggiunge che il “costo enorme di morti in tutto il mondo a causa dell’ inquinamento atmosferico potrebbe essere notevolmente ridotto , se le raccomandazioni dell’OMS venissero rispettate.”

Nel frattempo, i medici dovrebbero “rendere i pazienti consapevoli dell’esistenza di questo rischio, e incoraggiarli a essere consapevoli delle segnalazioni dei media sulla qualità dell’aria nelle aree di residenza”. Infine, gli esperti hanno invitato la Società Europea di Cardiologia a sviluppare affermazioni scientifiche in materia di inquinamento atmosferico e malattie cardiovascolari, al fine di rendere i governi, i medici e il pubblico più consapevole del problema.

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