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Sigarette elettroniche: nicotina inalata è solo un terzo

Da una sigaretta elettronica può essere aspirato al massimo un terzo della nicotina che è contenuta in una sigaretta tradizionale

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 23.07.2013

E’ stato rappresentato a Napoli uno studio sulle sigarette elettroniche. Lo studio commissionato da Ovale, un’azienda produttrici e distributrice di e-cig a livello globale, dimostra che da una sigaretta elettronica può essere aspirato al massimo un terzo della nicotina che è contenuta in una sigaretta tradizionale.

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Lo studio è stato realizzato dal laboratorio americano Arista Laboratories e la sua diffusione rientra in un fenomeno di “autocertificazione” di alcune aziende dopo che in alcuni dispositivi sono state trovate tracce di metalli pesanti e arsenico, dando corso anche ad indagini penali.

Secondo le associazioni di produttori i contenuti illegali non sono la normalità per le e-cig, ma riguardano soprattutto il mercato cinese. Per questo un modo per dimostrare la qualità dei prodotti, ad esempio, è quello di certificare la provenienza degli ingredienti.

Tuttavia, secondo gli esperti lo studio non può essere indicativo perché effettuato su una sola marca e per breve periodo e secondo l’ISS è troppo presto per decidere in un senso o nell’altro: per avere dati validi bisogna effettuare ricerche sul lungo periodo. “In attesa che si stabilisca una regolamentazione ufficiale sulle e-cig – spiega Roberta Pacifici, Direttore dell’Osservatorio Fumo Alcol e Droga (Ossfad) dell’Istituto superiore di sanità – alcuni marchi sul mercato si sono dati un’autocertificazione, con l’intento di dimostrare la validità del loro prodotto. In pratica, per garantire la bontà di ciò che vendono, alcune aziende hanno deciso di adottare una serie di regole, come ad esempio l’utilizzo di aromi o componenti della sigaretta elettronica comprati in Italia o comunque costruiti in una filiera giudicata “controllata”.

“In quest’ottica nascono anche i primi studi – prosegue Pacifici -, che hanno lo scopo di chiarire la tossicità delle e-cig e la loro reale efficacia come strumento per smettere di fumare. Le conclusioni ad oggi sono premature perché bisogna tenere conto che per avere dati scientifici accurati servono tempi lunghi. E’ indispensabile far passare del tempo sia per verificare la tossicità dei componenti delle e-cig, per appurare i loro effetti su chi ne aspira il contenuto sul breve e sul lungo periodo, sia per valutarne la validità come mezzo antifumo e scoprire che succede dopo mesi o anni al consumatore che le utilizza: smette di fumare del tutto? Resta ancorato alla sigaretta elettronica? Oppure, dopo un periodo, torna a fare uso di tabacco?”.

Umberto Veronesi, sul suo blog su Corriere.it fa sapere che non è corretto condannare le e-cig senza avere riscontro scientifico, perché potrebbero essere un valido strumento per smettere di fumare.

“Attualmente non abbiamo ancora i risultati degli studi che misurano l’efficacia delle sigarette elettroniche nella disassuefazione dal fumo: una dipendenza che causa ogni giorno, solo in Italia, più di cento morti. Credo che si debbano incoraggiare gli studi e le sperimentazioni in corso, ed attendere i risultati. La sigaretta elettronica è uno strumento che può dare una mano e quando avremo a disposizione i dati sulla sua efficacia, potremo stabilire con chiarezza la sua validità. Nel frattempo, opporsi a questo mezzo sulla base di pure ipotesi, è un danno per il progresso della nostra conoscenza sulla disassuefazione”.

Ora però le e-cig sono state tassate al 58% e davanti a Montecitorio sei venditori hanno iniziato uno sciopero della fame.

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  • Livio scrive:

    Finalmente si inizia a dire la verità: la sigaretta elettronica fa molto meno male di quelle tradizionali. Io ho esperienza con una Fumok acquistata qualche mese fa e posso dire che la differenza con le tradizionali è notevole!