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Il 7% dei feti esposti ad alcol in Italia. L’ISS: astinenza durante la gravidanza

Scritto da Redazione di Gaianews.it il 10.09.2011

Donna incintaNonostante non conosciamo ancora la quantità di alcol tollerata dai feti durante la gravidanza, oggi sappiamo che in Italia sono ben 7 bambini su 100 che vengono esposti all’alcol già durante la permanenza nella pancia della madre. La ricerca, coordinata dall’Istituto Superiore di Sanità, celebra la prima Giornata internazionale della consapevolezza sulla sindrome fetoalcolica.

Gli scienziati non conoscono i livelli di tolleranza, ma sanno bene che l’alcol fa male allo sviluppo del feto. Proprio per questo l’assunzione di alcol dovrebbe essere completamente sospesa durante la gravidanza, a scopo precauzionale – secondo lo studio.

La sindrome fetoalcolica, o FAS, è una patologia del nascituro causata dal consumo di alcol durante la gravidanza. Scoperta negli anni ’70, riunisce un insieme di sintomi presentati da bambini che sono stati esposti ad alcol in gravidanza, come ad esempio microcefalia, iperattività, deficit di attenzione, ritardo mentale, rallentamento della crescita. Possono essere presenti anche complicazioni renali, cardiache o gastriche.

Il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci ha detto: “non sappiamo la quantità di alcol che non presenta rischi per il nascituro, perciò zero alcol in gravidanza e zero alcol quando si decide di avere un figlio e si iniziano i tentativi per averlo”.

Lo studio multicentrico sponsorizzato dall’Istituto Superiore di Sanità sarà pubblicato sul prossimo numero della rivista ACER (Alcoholism: Clinical and Experimental Research) ed è stato condotto attraverso un biomarcatore messo a punto dagli stessi ricercatori dell’Istituto, l’etilglucuronide, che ha rivelato l’esposizione dei neonati all’alcol materno nel nostro Paese.

“Lo studio dell’ISS ha rivelato che il 7.6% dei neonati italiani sono esposti all’alcol assunto dalla madre. Non sappiamo quale sia la quantità di alcol che si possa assumere in gravidanza senza rischi e perciò indagini come questa sono estremamente importanti nel campo della prevenzione e della tutela della salute neonatale – afferma Garaci – perché permettono di far luce su un fenomeno sommerso come quello delle patologie pediatriche sviluppate in relazione all’assunzione di bevande alcoliche durante la gravidanza. In Europa infatti – continua Garaci – si hanno pochissimi dati sui disordini feto-alcolici, questo nostro studio è fra i primi e ha coinvolto anche la Spagna. A Barcellona i dati hanno rivelato addirittura il 45% di esposizione neonatale.”

Secondo Garaci alle donne in gravidanza e a quelle che decidono di avere un figlio bisognerebbe consigliare di sospendere completamente l’assunzione di alcol.

Attraverso l’etilglucuronide, infatti, è stato possibile rilevare immediatamente l’esposizione alcolica dei neonati attraverso l’analisi del meconio, le prime feci del neonato. Lo studio è stato effettuato in collaborazione con 7 neonatologie di diversi ospedali italiani.

“E’ un risultato di fondamentale importanza – sottolinea Simona Pichini dell’ISS, coordinatrice del gruppo di ricercatori coinvolti nello studio – poiché finora la diagnosi dei disordini feto-alcolici era affidata all’interpretazione e all’esperienza del medico. L’etilglucuronide, metabolita non ossidativo dell’etanolo, permette invece di individuare immediatamente e con certezza neonati esposti prenatalmente all’alcol”.

Il gruppo di studio, guidato dalla dott.ssa Pichini ha messo in luce che c’è un consumo di alcol in gravidanza sottostimato o non riconosciuto da parte delle donne che partoriscono: l’analisi sul meconio di 607 neonati, infatti, ha rivelato un’esposizione media del 7.6% di neonati, con una distribuzione nelle diverse città campione dello studio molto diversificata: da uno 0% nella neonatologia di Verona ad un 29% nella neonatologia dell’Umberto I di Roma.

Una diagnosi precoce, inoltre, può essere molto utile per individuare possibili rischi e agire tempestivamente. “I neonati devono avere un follow-up specifico – spiega Simona Pichini – perché ancora non si sa che percentuale di loro svilupperà una sindrome feto alcolica e quanti di loro svilupperanno uno spettro di disordini feto alcolici. Si tratta principalmente di problemi neurologici, neuromorfologici, problemi di sviluppo cerebrale, disabilità serie. La sindrome di iperattività e deficit di attenzione, per esempio, è uno dei disordini che potrebbe manifestarsi nell’ambito di un’esposizione del feto all’alcol”.

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