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I cambiamenti climatici, non i Mongoli, distrussero le antiche civiltà fluviali dell’Asia

Scritto da Leonardo Debbia il 25.01.2021

Una nuova ipotesi avanzata da studiosi britannici confuta la versione ufficiale, finora accettata dagli storici, secondo cui la distruzione delle civiltà fluviali medievali dell’Asia centrale era da imputarsi all’invasione mongola dell’inizio del XIII secolo d.C.

Il bacino del lago d’Aral, in Asia centrale, e i principali fiumi che in quel tempo attraversavano la regione erano sedi di civiltà fluviali avanzate che, per le loro attività, legate soprattutto alla coltivazione, si servivano di acqua di provenienza alluvionale per l’irrigazione delle colture.

Rovine di Otrar, in Kazakistan (immagine di repertorio)

Rovine di Otrar, in Kazakistan (immagine di repertorio)

Il declino della regione e la scomparsa delle grandi civiltà dell’epoca è stato sovente attribuito alla devastante invasione mongolica dell’inizio del XIII secolo, ma nuove ricerche sulla dinamica dei fiumi del tempo e sulle antiche reti di irrigazione mostrano che la vera causa potrebbe essere invece individuata nel cambiamento climatico e nelle condizioni siccitose che colpirono tutta l’area asiatica meridionale.

Uno studio, condotto dall’Università di Lincoln, nel Regno Unito, ha ricostruito gli effetti del cambiamento climatico sull’agricoltura nella regione, scoprendo che la diminuzione del flusso dei fiumi fu ugualmente importante – se non addirittura la causa determinante – per la caduta e l’abbandono di queste città-stato, fino ad allora fiorenti.

Il nostro studio, dimostra che fu il cambiamento climatico, e non Gengis Khan, la causa definitiva della scomparsa delle civiltà fluviali dimenticate del centro-Asia”, afferma Mark Macklin,direttore del Lincoln Centre for Water and Planetary Health presso l’Università di Lincoln, nel Regno Unito

Abbiamo scoperto che l’Asia centrale si riprese rapidamente dopo le invasioni arabe del XVII e XVIII secolo d.C. in seguito alle mutate condizioni del clima, che divenne umido, mentre la prolungata siccità verificatasi durante e dopo la più antica distruzione mongola aveva ridotto la resilienza della popolazione e impedito il ripristino di un’agricoltura essenzialmente basata su una irrigazione su larga scala.

La ricerca si è concentrata sui siti archeologici e sui canali di irrigazione dell’oasi di Otrar, patrimonio mondiale dell’UNESCO, che un tempo era un centro commerciale della Via della Seta, situata com’era nel punto d’incontro dei fiumi Syr Darya e Arys, nell’attuale Kazakistan meridionale.

Gli studiosi britannici hanno condotto accurate ricerche idrogeologiche e morfologiche sulla regione per determinare con il minimo errore possibile il periodo temporale in cui i canali di irrigazione vennero abbandonati, ricostruendo quindi le passate dinamiche del fiume Arys, le cui acque alimentavano i canali.

Si è così concluso che l’abbandono dei sistemi di irrigazione corrisponde ad una fase erosiva dei letti fluviali tra il X e il XIV secolo d.C., che coincide con un periodo di clima arido e con portate dei fiumi molto ridotte, piuttosto che corrispondere all’invasione mongola.

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America ed evidenziano il ruolo estremamente critico che i fiumi possono avere nel plasmare la storia del mondo.

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