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DNA antico offre indizi sulla evoluzione dei polli da cortile

I polli esistenti poche centinaia di anni fa erano probabilmente abbastanza differenti dai polli attuali

Scritto da Leonardo Debbia il 22.04.2014

Uno studio della Durham University, nel Regno Unito, pubblicato su Proceedings of National Academy of Sciences, mette in dubbio che i polli attuali siano praticamente gli stessi che razzolavano nelle aie campestri durante i secoli passati.

A tali conclusioni i ricercatori sono arrivati analizzando il DNA di ossa di polli che hanno vissuto in Europa su un lungo arco di tempo, da circa 2300 a 200 anni fa.

I risultati dicono che alcuni dei tratti che noi associamo ai moderni polli domestici – come ad esempio la pelle giallastra – si è diffuso solo negli ultimi 500 anni, molto più recentemente di quanto si ritenesse finora.

“Da un punto di vista evolutivo, è un tempo paragonabile ad un battito di ciglia”, dice il co-autore dello studio, Greger Larson.

Lo studio fa parte di un più ampio campo di ricerca che mira a capire quando, dove e come gli esseri umani hanno trasformato piante e animali selvatici nelle colture e negli animali domestici che conosciamo oggi.

In realtà, nessuno mette in dubbio che il cane o il gatto che ci tengono compagnia sul divano di casa siano sempre stati così  amabili, pacifici e remissivi. Su come la domesticazione abbia influito su di loro, si conosce fino ad un certo punto. Da un punto di vista strettamente genetico, invece, è stato finora buio pesto.

In generale, tutte le mutazioni che sono intervenute in piante e animali domestici e che erano assenti nei loro antenati selvatici, si presume abbiano giocato un ruolo chiave nel processo, diffondendosi di pari passo con  gli spostamenti delle persone e degli animali in tutto il mondo. Ma un numero crescente di studi su DNA antichi raccontano una storia diversa.

Dna di polli

Gallo rosso (Gallus gallus), originario del Sud dell’Asia, è considerato il progenitore dei polli domestici viventi oggi (fonte: Wikipedia)

I polli discendono da un uccello selvatico chiamato Junglefowl Rosso o Gallo rosso, che gli umani cominciarono ad allevare in Asia meridionale tra i 4000 e i 5000 anni fa. Per analizzare i cambiamenti genetici che trasformarono questo timido uccello selvatico nel pollo che conosciamo oggi, i ricercatori hanno analizzato il DNA prelevato dai resti scheletrici di 81 polli rinvenuti in una dozzina di siti archeologici in tutta Europa tra i 200 e i 2300 anni fa.

I ricercatori si sono concentrati su due geni che differiscono tra i polli domestici e i polli selvatici: un gene associato al colore giallo della pelle, chiamato BCDO2, e un gene coinvolto nella produzione di ormoni tiroidei, presente anche negli umani, chiamato ‘recettore TSH’.

Sebbene la funzione del recettore TSH non sia ben conosciuta, potrebbe essere legata alla capacità dei polli domestici di deporre le uova tutto l’anno, capacità che il Gallo rosso e altri uccelli selvatici non hanno.

Quando il team ha confrontato le antiche sequenze di DNA dei polli moderni, solo uno degli antichi polli aveva la pelle gialla così comune nei polli attuali. Allo stesso modo, meno della metà degli antichi polli avevano la versione del gene TSHR trovato in tutto il mondo nei polli moderni. Qualcosa, dal punto di vista genetico, era cambiato eccome.

I risultati suggeriscono però che questi tratti ‘moderni’ si sono diffusi soltanto negli ultimi 500 anni, migliaia di anni dopo che i primi polli da allevamento avessero cominciato ad essere ‘addomesticati’.

“Solo perché una caratteristica di una pianta o di un animale è comune oggi, non significa che quell’organismo lo abbia innato o acquisito fin dalla nascita”, afferma Larson. “E dimostra anche che gli animali domestici che conosciamo oggi – cani, gatti, galline, cavalli o mucche – sono probabilmente radicalmente diversi da quelli che conoscevano i nostri antenati”, aggiunge.

“Essendo sottoposti a capricci di fantasia o di controllo umano, le loro caratteristiche possono cambiare nel giro di pochissime generazioni”. 

 

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