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Eruzione di Santorini: la data resta un mistero

Scritto da Leonardo Debbia il 07.03.2014

Quando avvenne l’eruzione di Santorini? Si tratta di uno dei più grandi eventi vulcanici accaduti sulla Terra, documentata storicamente. Devastò l’isola e anche aree comunitarie e agricole sulle isole vicine e sulle coste di Creta. La data dell’eruzione però è ancora un mistero, e una ricerca condotta da scienziati svizzeri conferma che resterà tale ancora.

La questione se questa catastrofe naturale sia avvenuta 3500 o 3600 anni fa è di grande importanza storica ed è stata oggetto, in passato, di vivaci discussioni tra gli esperti.

Dopo aver esaminato gli anelli di accrescimento degli alberi, un team di scienziati del WSL, l’Istituto Federale Svizzero per la Ricerca, ha concluso che il vulcano ha eruttato nel 16°secolo a.C. piuttosto che prima di allora.

Dal 1980, un certo numero di studi di ricerca indicava che l’isola vulcanica greca di Santorini sarebbe potuta esplodere non nel 16° secolo a.C. – come tradizionalmente si credeva – ma forse un secolo prima.

Parte interna della caldera di Santorini, in cui è stato rinvenuto un ramo di ulivo utilizzato per la datazione dell’eruzione in Età minoica (3500-3600 a.C.?). (crediti: WSL e Università di Zurigo)

Parte interna della caldera di Santorini, in cui è stato rinvenuto un ramo di ulivo utilizzato per la datazione
dell’eruzione in Età minoica (3500-3600 a.C.?). (crediti: WSL e Università di Zurigo)

Se la nuova datazione fosse stata confermata, avrebbe comportato di dover riscrivere tutta la storia dello sviluppo culturale della regione mediterranea orientale.

L’ultima prova, in ordine di tempo, che l’eruzione avesse avuto luogo prima di quanto correntemente creduto, era stata proposta da uno studio danese che, per la datazione del legno di un ulivo del periodo dell’eruzione, aveva usato il radiocarbonio 14.

Tuttavia, un team internazionale di ricercatori, guidati da Paolo Cherubini, dell’Istituto Federale Svizzero per la Ricerca su Foresta, Neve e Paesaggio (WSL), aveva dimostrato sulla rivista Antiquity che questo metodo, applicato a pezzi di legno avvolti da cenere vulcanica, era inaffidabile e non forniva risultati attendibili per una datazione precisa.

“Indagare tali campioni ha senso solo se si può dimostrare che gli alberi erano ancora in vita al momento dell’eruzione”, spiegava Cherubini.

“Nelle regioni calde come Santorini, con frequenti periodi di siccità d’estate e inverni primaverili, il legno degli ulivi spesso produce anelli difficilmente identificabili, invece, si trovano fluttuazioni di densità all’interno di alcuni anelli”.

Queste fluttuazioni si trovano solo nei periodi asciutti dell’anno. Di conseguenza, un pezzo di legno di ulivo datato 72 anni, potrebbe in realtà averne solo 30. Un margine di errore troppo elevato.

In un ‘blind-test’, un esame assolutamente anonimo, Cherubini ha riproposto gli stessi campioni di legno a 10 esperti di cinque laboratori diversi. Questi campioni provenivano da alberi che crescono ancora oggi su Santorini.

Come previsto, le risposte non possono non far riflettere: il numero degli anelli trovato varia, tra i laboratori, di oltre il 40 per cento. Questa inaffidabilità, da sola, è sufficiente a dimostrare che datare esattamente un pezzo di legno del periodo dell’eruzione è praticamente impossibile.

Cherubini conclude che l’utilizzo di carbonio 14 per calcolare l’età di un pezzo di legno di ulivo va preso con estrema cautela. Secondo lo scienziato, le incertezze riscontrate possono dar luogo a differenze di diversi decenni nella datazione dell’eruzione di Santorini.

Pertanto la sua conclusione è che l’ipotesi che il vulcano abbia eruttato quasi un secolo prima  non può trovare conferma con gli attuali metodi d’indagine. A suo parere sarebbe opportuno che a dare una risposta definitiva fosse una ricerca interdisciplinare, che vedesse coinvolti archeologi, climatologi, geologi, dendroclimatologi e storici, per avere una visione più completa possibile.

 A questo dilemma che va avanti da tempo, solo così, forse, potrà essere messa la parola fine.

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