Con il termine di ‘fracking’ si definisce una tecnica, chiamata anche ‘fratturazione idraulica’, inventata agli inizi del secolo scorso per mezzo della quale si estraggono petrolio e gas naturale dalle rocce scistose, che sono le rocce che si sfaldano più facilmente, fratturandole per mezzo della pressione dell’acqua.
In pratica, si perfora il terreno fino a raggiungere la roccia, quindi si iniettano getti d’acqua ad alta pressione allo scopo di fratturare la roccia, mantenendo poi aperte le fessure con sabbia, ghiaia o microsfere di ceramica per provocare e favorire l’emissione del gas.
L’uso massiccio di questa tecnica negli USA ha preoccupato non poco a causa dell’impatto ambientale, dato che è necessaria molta acqua per le iniezioni e molti prodotti reflui rimangono nel sottosuolo, con il rischio di contaminazione delle falde acquifere. In realtà, infatti, solo l’80 per cento dell’acqua iniettata torna in superficie. A queste modifiche del sottosuolo si aggiungono i rischi di micro o macrosismi che hanno indotto molti studiosi a porsi serie domande sull’opportunità di continuare l’uso di questa tecnica e certi Paesi a provvedere a sospenderla.
Negli USA, gli Stati in cui è in corso la fratturazione idraulica hanno subìto un aumento medio dell’attività sismica, cominciando a sospettare che il metodo di perforazione non convenzionale possa avere effetti negativi da non sottovalutare e da far riconsiderarne l’uso.
Gli scienziati si chiedono ora se esiste la possibilità che la tecnica del fracking possa innescare terremoti, considerando l’aumento delle pressioni sotterranee e la lubrificazione delle faglie.
In Oklahoma si sono registrati circa 250 medi e piccoli terremoti, da gennaio a questa parte, secondo le statistiche dell’US Geological Survey. Questo corrisponde a circa la metà dei sismi di magnitudo 3, o di poco superiore, registrati quest’anno in tutti gli Stati Uniti continentali.
Uno studio, pubblicato questo mese sulla rivista Science, ipotizza che solo quattro pozzi di iniezione di discrete quantità di acque reflue nel suolo stanno facendo tremare gran parte dello stato; un numero che rappresenta cinque terremoti dal confine orientale del Colorado alla costa atlantica.
Il dubbio che sorge, per ora senza risposta, è se si stia pompando troppa acqua nel sottosuolo oppure se si stia eccedendo con pressioni troppo elevate.
La maggior parte dei terremoti in zone in cui sono raggruppati i pozzi di iniezione sono troppo deboli per causare danni gravi o rappresentare un pericolo per la vita.
Eppure, alcuni stati, tra cui Ohio, Oklahoma e California sono stati indotti ad introdurre nuove regole di perforazione per misurare i volumi e le pressioni dei pozzi di iniezione, nonché per monitorare la sismicità durante le operazioni di fracking.
La Associated Press, a firma di Juozapavicius, Tulsa, Oklahoma e Seth Borenstein, da Washington, riporta alcune domande frequenti con le relative risposte
D. Quanti terremoti ci sono stati nei pressi delle zone di iniezione?
R. I ricercatori stanno ancora discutendo i parametri appropriati per controllare il legame tra pozzi di iniezione e terremoti e anche a quali distanze possano essere stimolati i sismi.
Finora i sismologi hanno collegati i pozzi a terremoti che si verificano entro un’area di 3 miglia dai siti di iniezione, ma un nuovo studio amplia questa distanza fino a 20 miglia dai pozzi.
D: Si sono verificati molti danni finora?
R. Nessun ferito, e tanto meno nessun morto, a causa di questi sismi. Nella città di Azle, nel Nord del Texas , che ha subìto centinaia di piccoli sismi da quando è iniziata l’operazione di fracking, sono stati riferite crepe a qualche edificio. Due strutture poi sono crollate nel terremoto di magnitudo 5,7 del 2011 in Oklahoma.
D: Qual è l’atteggiamento della ricerca scientifica sul legame pozzi-terremoti?
R. Studi sui tremori della terra in Oklahoma, Ohio e Texas hanno ipotizzato possibili collegamenti con i pozzi di iniezione, ma il fatto che non si abbiano informazioni su come era il sottosuolo prima dell’inizio delle iniezioni, rende difficile fare collegamenti. Invece, per quanto riguarda il Colorado, esaminando un arco di 50 anni, si può affermare che i sismi cominciarono dopo le prime iniezioni.