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Abitanti dell’Isola di Pasqua i primi a raggiungere le Americhe

Scritto da Leonardo Debbia il 29.10.2014

L’Isola di Pasqua è collocata in pieno Oceano Pacifico, a circa 3600 chilometri dalle coste del Cile, in un’area tra le più isolate al mondo. L’arcipelago più vicino è, infatti, quello delle isole Austral, nella Polinesia francese.

Si può ritenere che chiunque avesse avuto la capacità di navigare per lunghi tratti di mare avrebbe potuto salpare dall’Isola di Pasqua e raggiungere il continente americano molto tempo prima che il comandante olandese Jakob Roggeveen giungesse sull’isola, per la prima volta, nel 1722.

Questo è quanto emerge da nuove analisi gnomiche, dalle quali risulta che gli antichi abitanti di Rapa Nui – il nome dell’isola in lingua polinesiana, letteralmente ‘grande isola’ – sarebbero entrati in contatto con le popolazioni native Americane centinaia di anni prima dei navigatori europei.

Moai sull'Isola di Pasqua

Rapa Nui è famosa per i ‘moai’, le gigantesche ed enigmatiche statue di pietra

E’ la rivista Current Biology a riportare la prima prova genetica di un primitivo percorso transoceanico tra la Polinesia e le Americhe, un trekking impressionante, ma certamente non impossibile, visti i risultati.

Questa scoperta potrebbe rappresentare una prova che “le prime popolazioni umane hanno esplorato ampiamente il pianeta”, per dirla con le parole di Anna-Sapfo Malaspinas, ricercatrice del Centre for GeoGenetics presso il Museo di Storia Naturale della Danimarca.

“Versioni da manuale di eventi di colonizzazione umana, come il popolamento delle Americhe, per esempio, devono essere riviste utilizzando i dati genetici”, afferma la studiosa.

In un secondo articolo che compare sullo stesso numero di Current Biology, Malaspinas e Eske Willerslev, il direttore del Centro, riferiscono che, effettuando l’esame di due crani umani appartenenti a indigeni ‘Botocudos’ del Brasile, hanno trovato che il loro genoma antico risulta ‘polinesiano’, senza alcuna componente che possa essere riferibile ai Nativi Americani.

Le prove archeologiche fanno ipotizzare che un gruppo costituito da un numero variabile da 30 a 100 polinesiani, tra uomini, donne e bambini, sia sbarcato sull’Isola di Pasqua, all’epoca conosciuta come Rapa Nui, intorno all’anno 1200, se non addirittura anche prima.

Gli antichi navigatori avrebbero utilizzato due o più canoe a doppio scafo, tipiche dell’area polinesiana, e una volta stabilitisi sull’isola, avrebbero eretto i ‘moai’, le gigantesche teste di pietra pesanti fino a 82 tonnellate che, essendo presenti solo su quest’isola, costituiscono un ‘unicum’ nel loro genere.

Anche se ai polinesiani possono essere occorse alcune settimane per raggiungere le isole più vicine, esistono prove di contatti con un mondo più ampio. Ad esempio, una prova riguarda colture originarie delle Americhe ritrovate in Polinesia, in particolare la patata dolce andina, precedentemente al primo contatto con gli europei.

L’analisi dell’intero genoma di 27 nativi Rapa Nui conferma l’esistenza di un significativo contatto tra la popolazione dell’isola e i nativi americani, avvenuto probabilmente tra il 1300 e il 1500 circa, 19-23 generazioni prima dell’arrivo degli europei.

Vengono, allora, ipotizzati due scenari possibili: o i nativi americani navigarono fino a Rapa Nui o i polinesiani riuscirono a raggiungere le coste del continente americano e ritornare alla loro isola.

I ricercatori sono più propensi a credere che i polinesiani abbiano compiuto il viaggio di andata e ritorno, come dimostrerebbero le simulazioni riportate in studi precedenti, che mostrano che “tutti i viaggi a vela sarebbero avvenuti intenzionalmente da Rapa Nui verso Est, cioè verso il continente, con un viaggio di una durata approssimativa minima di due settimane e una massima di due mesi”.

D’altro canto, il viaggio dalle Americhe verso Rapa Nui è senza dubbio molto più impegnativo, perché sarebbe stata alta la probabilità che la rotta avesse ‘mancato’ l’isola, di fatto un piccolo bersaglio nella vastità dell’oceano.

Questo spiegherebbe anche il motivo per cui agli Europei è occorso così tanto tempo per trovarla.

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