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Esseri umani in Arabia meridionale 10mila anni prima del previsto

Scritto da Leonardo Debbia il 23.05.2016

L’ultima Era glaciale rese inabitabile gran parte del globo, ma su qualche lembo di terra rimasero comunque una sorta di oasi – o, per meglio dire, rifugi – in cui gli esseri umani di 20mila anni fa furono in grado di raccogliersi per proteggersi dal grande freddo e riuscire così a sopravvivere.

Alcuni ricercatori dell’Università di Huddersfield, in Gran Bretagna, specializzati nell’analisi del DNA umano, di recente hanno trovato nuove prove che qualche rifugio di questo genere si sia trovato in quella parte di mondo che è oggi occupato dall’Arabia meridionale.

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Impronta di un piede umano nella neve. Durante l’Era glaciale solo piccole aree sulla Terra poterono offrire agli esseri umani un riparo dal ‘Grande Freddo’

Una volta che l’Era glaciale si avviò alla sua conclusione, con l’inizio del periodo tardo-glaciale, verso i 15mila anni fa, da questi rifugi gli esseri umani iniziarono ad espandersi nei territori che pian piano si liberavano dalla morsa dei ghiacci e quindi a popolare sia l’Arabia che il Corno d’Africa, giungendo magari anche più lontano.

Si ritiene che non ci fosse un gran numero di gruppi umani in Arabia; per lo meno fino al periodo che vide lo sviluppo dell’agricoltura, all’incirca attorno ai 10-11mila anni fa.

Ora, i risultati degli studiosi del Gruppo di Ricerca archeogenetica presso l’Università di Huddersfield dimostrano invece che gli esseri umani moderni hanno vissuto in questi territori molto più a lungo di quanto si pensasse.

I nuovi dati genetici e l’analisi dei genomi propone una teoria che è stata a lungo caldeggiata dagli archeologi, anche se finora erano ben poche le prove per sostenerla. Secondo questa linea di pensiero, i territori dell’attuale Arabia avrebbero costituito un buon riparo contro le insidie dei ghiacci e successivamente, con il miglioramento del clima, un ottimo punto di migrazione dei gruppi umani sopravvissuti nelle destinazioni più svariate, sul territorio libero dai ghiacci.

Il nuovo argomento a favore di un rifugio in Arabia durante l’Era glaciale – da collocarsi forse nelle pianure del Mar Rosso – è stato proposto ora in un nuovo articolo, pubblicato di recente sulla rivista Scientific Reports, a firma della dr.ssa Francesca Gandini, inizialmente ricercatrice alle dipendenze dell’Università di Pavia, poi trasferitasi nei primi mesi del 2015 presso l’Università di Huddersfield, dove è stata insignita della carica di Research Fellow in Archeogenetica e dove è anche membro del gruppo guidato dal prof. Martin Richards.

Le nuove scoperte su questo ‘refugium’ glaciale in Arabia e la successiva migrazione da quest’area verso altri territori si basano sullo studio di un raro lignaggio di DNA mitocondriale chiamato R0a che, comunemente, è molto frequente in Arabia e, in misura minore, nel Corno d’Africa.

La dott.ssa Gandini e il suoi colleghi sono giunti alla conclusione che questo lignaggio è più antico di quanto si pensasse, anche alla luce della sua rilevante presenza in Arabia, più alta di quanto finora ritenuto. Tutto questo depone per il riconoscimento dell’esistenza di un punto di provenienza che potrebbe benissimo esser coinciso con un riparo dal gran gelo durante il Pleistocene.

Il nuovo articolo descrive anche le migrazioni durante il periodo post-glaciale, intorno agli 11mila anni fa, di esseri umani dall’Arabia verso l’Africa orientale e la loro diffusione su quel territorio.

Esistono inoltre prove di una circolazione di esseri umani con aplogruppo R0a attraverso il Medio Oriente verso l’Europa e verso l’Asia meridionale, favorita probabilmente dall’instaurarsi di una intensa rete commerciale e un conseguente ‘flusso di geni’ dall’Arabia verso i territori occupati oggi da Iran, Pakistan e India.

Per la cronaca, la dott.ssa Gandini sta giocando un ruolo centrale nello sviluppo di un laboratorio di DNA antico all’Università di Huddersfield, che è sede di un Centro di Genomica dell’Evoluzione.

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