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‘Little Foot’, il più antico Australopithecus, ha 3 milioni di anni

Scritto da Leonardo Debbia il 16.03.2014

Dopo 13 anni di scavi accurati attorno allo scheletro quasi completo dell’Australopithecus chiamato ‘Little Foot’, un team composto da scienziati sudafricani e francesi ha dimostrato in maniera convincente che il fossile ha probabilmente 3 milioni di anni.

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L’Australopiteco ‘Little Foot’ ha 3 milioni di anni (crediti: University of the Witwatersrand)

Nel relativo articolo, pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Human Evolution, il professor Ronald J. Clarke, dell’Università del Witwatersrand e il suo team respingono le precedenti ipotesi che ‘Little Foot’ fosse più recente.

L’articolo è intitolato “Analisi stratigrafica dello scheletro di Australopithecus di Sterkfontein STW 573 e implicazioni circa la sua età” ed è il risultato di uno studio dettagliato della stratigrafia e della geochimica del terreno attorno al fossile.

Le grotte di Sterkfontein, nella Provincia di Gauteng, Sud Africa, divennero famose nel mondo nel 1936 per il ritrovamento di un gran numero di resti fossili, appartenenti, secondo Raymond Dart al genere Australopithecus o ‘uomo-scimmia’, come veniva comunemente indicato.

Nel 1947, proseguendo nello scavo, Robert Broom, antropologo del Museo del Sud Africa, oggi scomparso, rinvenne un altro cranio quasi completo, da lui ritenuto Plesianthropus transvalensis, oggi riconosciuto invece come Australopithecus africanus.

Per 60 anni, tutti questi fossili consistevano solo di crani parziali, mascelle, denti isolati e frammenti di ossa degli arti, lasciando senza risposta i numerosi interrogativi sull’età di questi fossili, sulle modalità di fossilizzazione nelle grotte e anche su come potesse apparire uno scheletro completo.

Finalmente, nel 1997, Ronald J. Clarke, Stephen Motsumi e Nkwane Molefe, antropologi dell’Università del Witwatersrand, scoprirono uno scheletro quasi completo di Australopithecus con il cranio in connessione col tronco, inglobato nelle brecce calcificate di una camera sotterranea delle stesse grotte. 

Lo scheletro fu chiamato “Little Foot” (Piccolo piede) perché, per prime, furono trovate le ossa di un piede. 

Gli scavi furono condotti attentamente al fine di estrarre il fossile nelle migliori condizioni  possibili per poter ricostruire i processi di deposizione e di conservazione dei resti.

Era la prima volta che si eseguiva uno scavo di Australopithecus in un antico deposito di brecce calcificate.

L’esame dello scavo ha rivelato che lo scheletro era stato sottoposto a dislocazione e a rotture a seguito del crollo parziale in una cavità inferiore della grotta. La breccia calcarea aveva probabilmente riempito in un secondo tempo i vuoti intorno alle ossa.

Alcuni ricercatori erano riusciti a datare le colate delle brecce, sostenendo che queste avevano la stessa età dello scheletro, ma questo aveva dato l’errata impressione che lo scheletro fosse molto più recente di quanto era in realtà. 

Con questa ultima ricerca, un team francese di specialisti nello studio di grotte calcaree, Laurent Bruxelles, Richard Marie e Richard Ortega, insieme a Clarke e a Dominic Strafford, della Wits University, ha dimostrato ora la data delle colate che hanno riempito i vuoti formati dalle antiche erosioni, affermando altresì che lo scheletro è più antico rispetto alle date delle colate.

‘Little Foot’ ha probabilmente circa 3 milioni di anni e non i 2,2 milioni erroneamente indicati finora.

Lo scheletro è stato interamente estratto dalla grotta e accuratamente ripulito dalla roccia che lo includeva.

Il prof. Clarke, dall’esame del cranio, ha concluso che appartenesse ad Australopithecus prometheus, una specie il cui nome era già stato assegnato nel 1948 da Raymond Dart ai fossili frammentati dell’Australopithecus rinvenuto nella valle di Makapansgat, nella Provincia di Limpopo.

Concludendo, a Sterkfontein vissero quindi due tipi di Australopiteci, l’Australopithecus africanus e l’Australopithecus prometheus.

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