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Mega-Ciad. Da vasta distesa d’acqua ad arido deserto

Scritto da Leonardo Debbia il 16.07.2015

Ricercatori provenienti dalla Royal Holloway, dal Birkbeck College e dal King’s College, istituzioni federate con l’Università di Londra, hanno esaminato numerose immagini satellitari allo scopo di individuare e ridisegnare le antiche linee di costa che correvano lungo il paleolago Mega-Ciad e hanno analizzato i sedimenti relativi per calcolarne le età, ricostruendo così anche l’andamento del livello del lago negli ultimi 15mila anni.

Circa 6000 anni fa, durante il Neolitico, al massimo della sua estensione, il paleolago Mega-Ciad, con la sua superficie di 360mila chilometri quadrati, era il più grande lago d’acqua dolce sulla Terra, più grande anche del Mar Caspio.

Oggi il Lago Ciad occupa solo 355 chilometri quad ati, nella parte centro–settentrionale dell’Africa, l’area del Sahel, la regione a sud del deserto del Sahara.

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Fossile di un pesce. Il prosciugamento del lago di Mega-Ciad è il risultato di un brusco cambiamento climatico nel Sahara meridionale (crediti: Università Royal Holloway di Londra)

Il prosciugamento dell’esteso paleolago Mega-Ciad è il risultato di un drammatico cambiamento climatico che coinvolse il Sahara meridionale, con il passaggio in tempi brevi (dal punto di vista geologico) da una gigantesca distesa d’acqua ad un deserto di dune e polvere, a causa dei cambiamenti nei regimi delle precipitazioni che accompagnarono lo spostamento più a sud del monsone che spirava sull’Africa occidentale.

La ricerca, i cui risultati sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Science, conferma le precedenti ipotesi che indicavano quanto fosse stato brusco il cambiamento climatico, con la progressiva desertificazione del Sahara meridionale nel giro di poche centinaia d’anni.

A questo evento contribuì anche un leggero spostamento dell’asse di rotazione della Terra che, nel periodo di massima estensione del lago, aveva il suo perielio (il punto più vicino al Sole) nel mese di luglio.

La variazione astronomica dell’orbita, che nel giro di qualche millennio portò il perielio nel periodo attuale (dicembre), a partire dal 3900 a.C. ebbe come conseguenza una progressiva diminuzione delle precipitazioni.

Il Mega-Ciad si frammentò, allora, in tre laghi più piccoli, il Bodélé, il Feltri e il Ciad.

Con l’aridità che avanzava, i primi due scomparvero, ma.una parte abbastanza vasta del bacino del paleolago Mega-Ciad rimase, formando la cosiddetta ‘depressione Bodélé,’nel Ciad settentrionale.

Questa depressione è la più grande fonte al mondo di pulviscolo atmosferico; la sua polvere viene trasportata infatti, attraverso l’Oceano Atlantico, fino in Sud-America, dove si ritiene possa favorire la fertilità delle foreste tropicali.

La ricerca del team dell’Università di Londra ha precisato, però, che la depressione Bodélé, fino a circa 1000 anni fa, non era totalmente asciutta, ma ospitava un piccolo lago.

La presenza di questo lago, che copriva la parte della depressione che attualmente produce più polvere, spiega il motivo per cui le emissioni di polveri si sarebbero intensificate in tempi recenti, cioè da quando l’acqua è sparita del tutto.

Il rapporto tra polvere trasportata e terreni forestali amazzonici è stato giudicato con più cautela.

“La foresta tropicale amazzonica è come un gigantesco cesto appeso”, esemplifica Simon Armitage, docente di Geografia al Royal Holloway. “In un cesto appeso, l’irrigazione quotidiana asporta i nutrienti solubili dal terreno, e questi debbono essere sostituiti con concime, se si vuole che le piante sopravvivano. Allo stesso modo, il pesante dilavamento di minerali solubili del bacino amazzonico necessita di una fonte esterna di nutrienti per il mantenimento della fertilità del suolo. Con il suo continuo rifornimento di polvere, la depressione Bodélé è stata spesso citata come probabile fonte di questi nutrienti, anche se i nostri risultati indicano che questo può essere vero solo per gli ultimi 1000 anni”, aggiunge lo scienziato.

In pratica, da quando il lago rimasto nella depressione scomparve completamente, lasciando che i venti e la forte erosione del fondo facessero il resto.

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