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Perchè i dinosauri si tennero lontani dall’equatore

Scritto da Leonardo Debbia il 25.06.2015

Per più di 30 milioni di anni dalla loro comparsa sulla Terra, i grandi dinosauri si tennero lontani – apparentemente, senza un motivo – dalle zone equatoriali, dove invece vivevano soltanto piccoli dinosauri carnivori.

Il mistero di questa diserzione in massa dalle zone più calde del pianeta è stato ora svelato da un team internazionale di scienziati, che hanno studiato a fondo la Formazione di Chinle, una roccia visibile in molti luoghi del Colorado, Arizona e New Mexico, ricostruendo il clima e l’ecologia che 200 milioni di anni fa avevano caratterizzato quella parte del Nord America, collocata, allora, alle latitudini dell’India attuale.

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Raffigurazione di fantasia di un ambiente alle basse latitudini, dominio di piccoli dinosauri carnivori (crediti: Victor Leshyk)

Gli studiosi hanno rilevato che il clima tropicale di quell’area aveva subito brusche oscillazioni, con picchi estremi di caldo intenso, siccità e incendi frequenti, che distruggevano e modellavano di continuo la vegetazione, complicando la vita ai grandi animali erbivori.

“I nostri dati suggeriscono che quella regione non fu un posto ideale per i dinosauri”, afferma Randall Irmis, curatore di Paleontologia presso il Museo di Storia Naturale e docente all’Università dello Utah. “Gli eventi climatici estremi non permisero la sopravvivenza dei grandi dinosauri erbivori, spingendoli verso latitudini più elevate e tenendoli lontani da quell’area, decisamente troppo calda”.

Lo studio è stato guidato dalla geochimica Jessica H. Whiteside, docente presso l’Università di Southampton, che ha sottolineato il fatto che nel Triassico i livelli di anidride carbonica atmosferica fossero da quattro a sei volte maggiori dei livelli attuali.

“Se continuiamo così”, avverte Irmis, “anche gli attuali ecosistemi, alle basse latitudini, corrono seri rischi”.

I risultati dello studio sono stati pubblicati su Proceedings of the National Academy of Sciences.

I primi fossili di dinosauro conosciuti, rinvenuti in Argentina, risalgono a 230 milioni di anni fa, 20 milioni di anni dopo l’inizio del Triassico.

I ricercatori suggeriscono che in 15 milioni di anni dalla loro comparsa, una moltitudine di specie di dinosauri, sia carnivore che erbivore, di diverse dimensioni corporee, si evolsero, ma lontane dalle latitudini tropicali, dove invece, gli unici dinosauri presenti erano piccoli carnivori.

I ricercatori hanno ricostruito gli ambienti passati analizzando una quantità di dati diversi, quali fossili, carbone residuo di antichi incendi, isotopi stabili di materiali organici e noduli di carbonati formatisi nei terreni antichi, scoprendo così tipi di animali e piante vissuti in epoche diverse, rappresentate negli strati di sedimenti.

I resti di dinosauro sono, tuttavia, rari e rappresentano il 15 per cento dei vertebrati, una minoranza sia nella quantità che nelle dimensioni dei corpi, fra cui spiccano in particolare gli Arcosauri Pseudosuchi, gli antenati dei coccodrilli e degli alligatori.

I cambiamenti improvvisi di clima hanno lasciato tracce evidenti nelle presenze alternate di differenti tipi di pollini e spore di felci negli strati sedimentati, nonché materiale organico di piante in decomposizione.

Dall’analisi delle piante carbonizzate si è potuto constatare che le temperature degli incendi dei boschi variarono notevolmente, in linea con un ambiente in cui variava la quantità di materiale vegetale.

La quantità di luce riflessa dal carbone fossile al microscopio ottico offre, infatti, una buona stima delle temperature di combustione del legno.

Il quadro complessivo, secondo gli autori, è dato da un clima con cambiamenti estremi anche nelle precipitazioni. Le piante cadute alimentarono di fatto incendi più intensi che, a loro volta, danneggiarono ancora più piante e più suoli, favorendo l’erosione dei terreni.

I livelli di CO2 in atmosfera, passarono da 1200 ppm (parti per milione) alla base della Formazione a circa 2400 ppm all’apice. In altre parole, le concentrazioni aumentarono con il trascorrere del tempo.

A queste concentrazioni, i modelli climatici prevedono fluttuazioni meteorologiche più frequenti e più estreme, coerenti con i depositi di fossili e di carbone rinvenuti.

La frequenza di questi cambiamenti tra secco e umido impedirono la crescita di un ambiente favorevole alle comunità di grandi erbivori, che sono stati trovati, invece, a più alte latitudini, in tutto il Sud America, in Europa e Africa, dove l’aridità e le temperature furono meno estreme e l’umidità fu costantemente presente.

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