Ricercatori provenienti da diverse Università europee (Tubinga, Tarragona, Bordeaux)) e dal Max Panck Institute di Lipsia, hanno effettuato uno studio interdisciplinare su reperti provenienti dal sito neandertaliano di Payre, nell’Ardèche, regione francese tra il fiume Rodano e le Alpi, mettendo ancora una volta in evidenza l’importanza che riveste l’esame dei denti fossili in una ricostruzione paleoecologica.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Human Evolution.
Il sito di Payre è noto per l’abbondanza di ritrovamenti archeologici e paleoantropologici utili per una più precisa cronologia del Paleolitico medio, che occupa nel suo complesso un arco di tempo considerevole (200mila-40mila anni fa), ma che qui è ben rappresentato fino a circa 125mila anni.
Ricostruendo la distribuzione degli ungulati nel territorio circostante e le risorse litiche disponibili, si è scoperto che cavalli, rinoceronti e bovidi pascolavano nella valle del Rodano, i cervi e i grandi bovi occupavano gli altipiani calcarei e i camosci si erano stabiliti sui versanti montani, ad una maggiore altitudine.
Dai resti del sito, le principali prede dei Neanderthal sono rappresentate da cavalli, cervi e grandi bovidi, anche se non mancano animali di piccola taglia, sia pure in quantità molto inferiori.
Sono stati analizzati gli isotopi del carbonio e dell’ossigeno contenuti nello smalto dei denti, sia quelli di Homo neanderthalensis che quelli delle faune che ne condividevano il territorio, al fine di ricostruire le abitudini di caccia, la capacità di sussistenza legata alle risorse disponibili, gli eventuali spostamenti; in conclusione, la paleoecologia della regione.
Uno studio precedente che Bruce Hardy, antropologo del Kenyon College dell’Ohio, Stati Uniti, aveva effettuato sulla usura dei denti dei carnivori e degli erbivori della regione, aveva dimostrato che le faune avevano continuato a dimorare in quei luoghi, pur avendo la possibilità di migrare verso altri pascoli.
Lo stesso studio aveva anche appurato che i Neanderthal, considerati grandi cacciatori la cui dieta era stata da sempre ritenuta costituita di grandi erbivori, si erano rivelati anche consumatori di carni di piccoli uccelli, di pesci, di crostacei e anche di piante. Le prove di queste abitudini alimentari si erano potute stabilire soltanto grazie all’esame dell’usura dentaria e ai resti di amido e altri residui di cibo rinvenuti tra i denti fossili.
Mettendo insieme i risultati dei due studi, i ricercatori sono giunti alla conclusione che in quella regione, oggi parte della Francia sud-orientale, tra i 200 i 125mila anni fa si era raggiunto un equilibrio tra le prede e i cacciatori, sia che questi ultimi fossero Neandertaliani oppure animali predatori come, ad esempio, i lupi.
Ma c’è di più. L’equilibrio raggiunto comprendeva anche la fauna più piccola, cosicché si potevano attribuire ai Neanderthal capacità e possibilità di sostentamento che consentirono loro un lungo periodo stanziale in quell’area; equilibrio che sarà poi interrotto soltanto da eventi sicuramente non imputabili all’ecologia della regione.