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Popolazioni di antichi nativi americani, sconosciute fino ad oggi

Scritto da Leonardo Debbia il 10.01.2018

 

L’analisi genetica del DNA di un bambino di 6 settimane, rinvenuto in un sito archeologico dell’interno dell’Alaska, ha portato alla luce una popolazione di antichi nativi del Nord America, della cui esistenza nessuno aveva avuto finora il più piccolo indizio.

I risultati della ricerca, pubblicati il 3 gennaio scorso sulla rivista Nature, rappresentano un cambiamento sostanziale nelle teorie degli scienziati sulle modalità con cui gli esseri umani avevano popolato il Nord America migliaia di anni fa.

Questi nativi primordiali sono stati battezzati ‘ancient Beringians’, dal nome della terra che presumibilmente avevano attraversato.

Archeologi del team dell'Univerità di Alaska Fairbanks scavano nel sito di Upward Sun River (crediti: Ben Potter)

Archeologi del team dell’Univerità di Alaska Fairbanks scavano nel sito di Upward Sun River (crediti: Ben Potter)

 

“Ignoravamo l’esistenza di questa popolazione” afferma Ben Potter, uno degli autori principali, docente di Antropologia all’Università dell’Alaska Faibanks. “Questi dati dello studio forniscono anche la prima prova diretta di una popolazione originaria di Nativi americani, che getta luce su come questi gruppi primordiali stavano migrando e stabilendosi in tutto il Nord America”.

L’analisi genetica e la modellazione demografica, che aiutano gli scienziati a stabilire connessioni tra gruppi di persone nel tempo, indicherebbero che un unico gruppo originario di nativi americani si separò dagli asiatici orientali circa 35mila anni fa.

Poi, intorno ai 20mila anni fa, quel primo gruppo si sarebbe diviso in due gruppi: gli antichi Beringiani e gli antenati di tutti gli altri nativi americani.

Lo studio sulla genetica si deve agli autori principali, J. Victor Moreno-Mayar, Eske Willerslev e al team del Centro per la GeoGenetica presso il Museo di Storia Naturale della Danimarca, dell’Università di Copenhaghen.

Il DNA di una bambina, chiamata ‘Xach’itee’aanenh Gaay’ (alba-bambina), della comunità indigena locale, ha aperto una finestra senza precedenti sulla storia del suo popolo, secondo Potter.

Lei e una femmina più giovane, rinvenuta nel sito di Upward Sun River nel 2015, vissero circa 11.500 anni fa e, secondo gli studiosi, erano strettamente imparentate, probabilmente cugine di primo grado.

La bambina più piccola è stata chiamata ‘Ye? Kaanenh T’eede Gaay’ (alba-bambina al crepuscolo).

“Sarebbe difficile sminuire l’importanza di questo popolo appena scoperto per la nostra comprensione di come le antiche popolazioni siano venute ad abitare nelle Americhe”, dice Potter. “Questa nuova informazione ci permetterà di avere un quadro molto più preciso della preistoria dei nativi americani, che è notevolmente più complessa di quanto pensassimo”.

I risultati suggeriscono anche due nuovi scenari per come possa essere avvenuto quest ingresso di gruppi umani nel Nuovo Mondo.

Il primo ipotizza l’esistenza di due distinti gruppi di individui che avrebbero attraversato il ponte di terra della Beringia, l’istmo che univa il continente americano all’Asia, prima di 15.700 anni fa, indipendentemente l’uno dall’altro.

Il secondo ipotizza un unico gruppo di individui che siano entrati nel continente americano attraverso la Beringia per dividersi successivamente in due gruppi: antichi Beringiani e altri nativi americani. Quest’ultimo gruppo, secondo questo scenario, 15.700 anni fa si sarebbe spostato a sud delle calotte di ghiaccio.

Il lavoro, finanziato dalla Potter’s National Science Foundation presso il sito di Upward Sun River, è durato un decennio. Inizialmente, gli studiosi si aspettavano che il materiale genetico corrispondesse a quello di altri pooli nordamericani nativi conosciuti. Nessuno si sarebbe aspettato di trovare un’altra popolazione.

Dallo studio si desume, inoltre, che questo antico gruppo umano rimase nell’estremo Nord per migliaia di anni, mentre gli altri Nativi si diffondevano verso il Sud del continente.

Ma la storia non finisce qui.

Gli stessi dati genetici fanno infatti ipotizzare che attorno ai 6000 anni fa una parte dell’ondata migratoria spintasi nelle regioni meridionali sia tornata al Nord, assorbendo o sostituendo i primi abitanti rimasti.

Ora, il compito della genetica si spinge a chiarire ulteriormente i legami tra le popolazioni attuali dell’Alaska, per definire ancora di più l’identità del gruppo primigenio.

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