Fino a pochi anni fa si credeva che Mercurio non fosse stato mai caratterizzato da eruzioni vulcaniche esplosive. A partire dal 2008, invece, queste teoria è stata rivista, e oggi gli scienziati sono in grado dire in che periodo avvennero le esplosioni, valutando questo fenomeno per ricostruire la storia del pianeta. La ricerca è stata pubblicata sul Journal of Geophysical Research.

Grazie al satellite Messenger della NASA, dal 2008 sappiamo che su Mercurio sono avvenute esplosioni vulcaniche perchè sono state fotografate sul pianeta depositi di cenere piroclastica, un indizio che su Mercurio si trovavano in passato sostanze volatili che consentono le esplosioni vulcaniche.
I ricercatori della Brown University, però, si sono chiesti a quale periodo risalissero le esplosioni, se ad un momento puntuale, oppure ad un periodo più lungo. Guidati da Tim Goudg, i ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da foto 51 siti di depositi scattate dalla sonda Messenger nel 2011. Esaminando le bocche delle esplosioni i ricercatori hanno potuto determinare che risalgono a periodi di versi.
“Se le esplosioni sono avvenute nel corso di un breve periodo e poi si sono fermate, ci si aspetterebbe che tutte le bocchette debbano essere degradati nello stesso modo”, ha detto Goudge . “Noi invece vediamo diversi stati di degrado perciò le eruzioni sembrano essere accadute in un periodo apprezzabile della storia di Mercurio “.
Per determinare il periodo all’interno della storia geologica del pianeta i ricercatori hanno esaminato l’età dei crateri da impatto in cui si trovano i siti considerando che il deposito deve essere più giovane del cratere. L’età di un cratere, invece, può essere determinata dalla sua degradazione.
Con questo metodo Goudge ed i suoi colleghi hanno dimostrato che alcuni depositi piroclastici si trovano in crateri “relativamente giovani” di 3,5 e 1 miliardo di anni. La scoperta aiuta a escludere la possibilità che tutta l’attività piroclastica sia accaduta poco dopo la formazione di Mercurio circa 4,5 miliardi di anni fa.
Secondo Goudge questo vuol dire che Mercurio “Ha mantenuto alcune delle sue sostanze volatili anche in tempi geologici più recenti.”
Questi dati potrebbero aiutare a fare luce su alcune questioni irrisolte che riguardano Mercurio: pur essendo il più piccolo pianeta del sistema solare Mercurio ha un nucleo di ferro anormalmente grande. Per questo si è pensato che una volta Mercurio fosse molto più grande, ma i suoi strati esterni fossero stati rimossi dal calore del Sole o da un grande impatto. E’ stato probabilmente un evento di questo genere ad aver riscaldato le parti esterne di Mercurio tanto da rimuovere le sostanze volatili .
Ma alla luce di questo studio e di altri dati raccolti da MESSENGER questi scenari sembrano sempre più improbabili.
“Questa ricerca sta rivoluzionando il nostro pensiero sulla storia antica dei pianeti e dei satelliti”, ha dichiarato Jim Head, professore di scienze geologiche secondo cui grazie a questi dati si potranno stabilire obiettivi specifici per nuove sonde e nuovi lander che atterreranno un giorno sul pianeta.