Si chiamerà “Scienze della Montagna” il nuovo corso di laurea promosso a Cittaducale (RI) dall’Università degli Studi della Tuscia in collaborazione con Sabina Universitas, e curerà la formazione, a partire dal 2014, di giovani che ambiscono ad un’esperienza, lavorativa e di vita, “in quota”.
L’iniziativa è stata annunciata lo scorso I Marzo in occasione di “Montagne nel cuore”, evento organizzato dal CAI di Rieti che ha beneficiato della presenza di personalità come Mauro Corona ed Erri de Luca, entrambi accomunati dalla passione per la montagna.
L’università della Tuscia, già presente a Cittaducale con il corso di laurea in Scienze e Tecnologie per la Conservazione delle Foreste e della Natura, diversifica così la sua offerta formativa proponendo ai futuri studenti un percorso altamente specializzato, strutturato nei 3 curricula forestale-naturalistico, agrario-pastorale e turistico-economico.
Contando su un team di docenti più che qualificati, – solo pochi mesi fa un’indagine dell’Agenzia Nazionale di Valutazione del sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) sanciva l’Università della Tuscia come prima a livello nazionale per le scienze agrarie e forestali – il nuovo corso di laurea è frutto di un forte legame col territorio, testimoniato dal sostegno e dalla benevolenza con i quali il CAI Lazio ha accolto l’iniziativa.
Rispetto all’ideologia delle grandi opere – come il discusso progetto “Terminillo Stazione Montana, Turismo Responsabile” che per la realizzazione di impianti sciistici costerà alla Regione Lazio ben 29 milioni di euro – “Scienze della Montagna” si configura come una risposta culturale, fondata sulla convinzione che un rinnovato sviluppo del territorio non sia necessariamente legato ad investimenti ultramilionari ma possa e debba basarsi sulla valorizzazione di prodotti tipici, la conservazione della natura, l’amore per il bosco.
L’obiettivo è rilanciare un’economia della montagna che si impegni a promuovere uno sviluppo sostenibile anche oltre l’aspetto economico, e protegga il territorio ed i suoi abitanti dalle disastrose conseguenze del dissesto idrogeologico, una delle principali minacce cui è attualmente sottoposto l’ambiente montano.
Frane, esondazioni e dissesti morfologici si verificano infatti con una frequenza preoccupante e se la conformazione geologica e geomorfologica del nostro paese predispone naturalmente i nostri territori ad eventi calamitosi, la probabilità che questi si verifichino è costantemente incrementata dall’azione dell’uomo, che a sua volta ne sopporta costi economici e sociali. Dati ISPRA riportano 70.000 persone coinvolte e 30.000 miliardi di danni negli ultimi 20 anni, un bilancio destinato a salire considerando che il 68,9% dei comuni italiani ricade in aree classificate potenzialmente ad alto rischio idrogeologico.
Solo un attento studio dell’ecosistema consente di individuare criticità, fattori di disturbo e componenti degradate, a partire dai quali impostare successive azioni di conservazione e restauro, temi affrontati quotidianamente all’Università della Tuscia, nel cui contesto è nata nel 2012 la Società Italiana di Restauro Forestale (SIRF).
La presentazione ufficiale del nuovo corso di laurea avrà luogo il 29 Aprile presso la Fondazione Varrone a Rieti. In occasione dell’evento verrà proiettato “Il tempo che serve”, documentario realizzato nell’ambito dell’insegnamento “Documentaristica ambientale” dagli studenti forestali della sede di Cittaducale (RI).