Mentre a Roma si svolgeva la conferenza sulla Natura d’Italia in cui si è discusso fra l’altro del ruolo fondamentale delle aree protette per fondare un nuovo modello economico basato sulla green economy, in Abruzzo il Consiglio Regionale si apprestava a votare l’ennesima riperimetrazione di un’area protetta per scopi riconducibili a speculazioni edilizie e interessi venatori. Gaianews.it ha raggiunto il Presidente della Regione Gianni Chiodi che si è rifiutato di commentare la questione della riperimetrazione visto che la votazione è prevista per martedì prossimo, ma ha risposto a due domande su come l’Abruzzo intende coniugare conservazione e sviluppo nella regione verde d’Europa.
L’associazione Salviamo l’Orso aveva in settimana lanciato l’allarme con un comunicato, mentre la nuova associazione Animal Amnesty ha lanciato una raccolta di firme per scongiurare l’esclusione di ben 4200 ettari di parco e ad oggi ben 120.000 persone hanno già aderito.
Il Presidente del WWF Dante Caserta nell’Aula magna della Sapienza, dove si è svolta la conferenza su biodiversità, aree protette e green economy, aveva lanciato l’allarme evidenziando la contraddizione: mentre in quel luogo si discuteva del green new deal, in Abruzzo, la regione verde d’Europa, si stava votando l’ennesima riperimetrazione di un parco.
La votazione quel giorno, grazie ad una richiesta del Consigliere PRC Maurizio Acerbo, è stata rimandata e le sorti del Parco Regionale Sirente Velino si decideranno martedì prossimo.
“A rischio orsi e lupi” ha scritto Animal Amnesty. E ha citato solo le specie più carismatiche, ma il Parco Sirente Velino ospita da quest’anno anche i camosci d’Abruzzo, grazie ad un progetto europeo dedicato, e sono molte altre le specie protette che abitano il Parco.
Riperimetrare i parchi a seconda delle necessità è un vizio della Regione: succedeva negli anni ’90 al Parco Regionale Sirente Velino, è successo l’anno scorso con la riserva regionale del Borsacchio, è successo sempre due anni fa sempre con il Parco Sirente Velino, quando un’area interessata da finanziamenti europei, poi ritagliata fuori dai confini per motivi non del tutto chiari e forse riconducibili agli interessi di pochi allevatori, è stata oggetto di una vera e propria mattanza da parte di bracconieri.
La proposta attuale, che taglierebbe via 4.200 ettari di parco, viene presentata ciclicamente dal Consigliere PDL Luca Ricciuti. Questo è infatti il terzo tentativo di avanzamento della proposta che fino ad oggi è stata sempre accantonata. Ma perchè tanta pressione?
Nei documenti ufficiali vengono citati le attività venatorie e piccoli interventi sull’abitato esistente.
Ma nel comune di Rocca di Cambio, interessato dalla riperimetrazione, è in attesa di essere approvata una variante al Piano Regolatore Generale che prevede lottizzazioni, costruzioni di zone commerciali ed alberghi. Tutta la zona dell’Altopiano delle Rocche, compresa l’area presa in considerazione dalla proposta di legge è inserita nel piano dell’Area omogenea della neve, individuata per rilanciare lo sviluppo dopo il terremoto, e che prevede anch’essa interventi già definiti dalle associazioni ambientaliste come altamente impattanti.
Gaianews.it ha raggiunto il Presidente della Regione Gianni Chiodi che non ha voluto commentare la questione della riperimetrazione a pochi giorni dalla votazione del Consiglio. Il Presidente ha però risposto a due domande che gli abbiamo rivolto in relazione alla grande conferenza che si è svolta a Roma nei giorni scorsi e a come l’Abruzzo intende recepire le indicazioni da essa scaturite.
Domanda: Si è svolta a Roma la conferenza sulla Natura d’Italia il cui scopo era discutere il ruolo delle aree protette come motore di una nuova economia che metta al centro i valori della natura. Come si posiziona la Regione Abruzzo nel quadro delineato dalla conferenza a cui hanno partecipato oltre al Ministro dell’Ambiente Orlando, anche i Ministri dell’Economia e della Salute? Il green new deal è una realtà possibile in Abruzzo?
Gianni Chiodi: L’Abruzzo ha ormai consolidato sul panorama nazionale e internazionale la vocazione di Regione Verde. E questo non solo per la consistente presenza di territorio protetto e tutelato, ma soprattutto perché negli ultimi decenni ha portato avanti con convinzione la politica di tutela e di sviluppo compatibile con l’ambiente. In Abruzzo ci sono tre Parchi nazionali, 2 parchi regionali, * con la possibilità a breve che se ne costituisca un altro, e diverse riserve regionali; in totale il nostro territorio regionale è “protetto e tutelato” per oltre 1/3. È dunque naturale che la politica di sviluppo sul territorio si sia mossa pensando esclusivamente al territorio stesso e delineando forme di sviluppo sostenibile che sono punto di riferimento in Italia e in Europa. Non è un caso che negli ultimi cinque anni in regione si siano sviluppate con successo tutte le forme moderne di green economy, con rilevanti investimenti nel settore delle fonti rinnovabili. In questo senso, l’Abruzzo rappresenta un modello da seguire perché ha saputo cogliere da subito gli innegabili aspetti positivi di una politica che riesce a coniugare lo sviluppo economico con l’ambiente. Proprio in quest’ottica, l’Abruzzo può già essere considerata una regione entrata nella green new deal come fase di ulteriore maturazione della green economy. La nostra strategia si muove esclusivamente in questo senso e le decisioni politiche assunte da questa classe dirigente, come la legge regionale che vieta ogni forma di petrolizzazione sul territorio e i no incondizionati che sono stati posti ad operazioni di trivellazione sul territorio, confermano una raggiunta maturazione che nessun cambiamento politico può compromettere.
D.: Il dibattito sulle aree protette si muove attualmente interrogandosi sulla relazione fra sviluppo e conservazione. Quali sono le criticità nell’uno e nell’altro ambito nelle aree protette d’Abruzzo e come intende la relazione fra i due?
G.C.:Non c’è sviluppo senza conservazione. Nel senso che pensare di stravolgere il territorio per avviare forme di sviluppo, anche industriale, è dichiarare da subito la consunzione del territorio stesso. In Abruzzo nel corso degli anni abbiamo saputo resistere alle tentazioni di un arricchimento veloce a detrimento del territorio. Lo abbiamo fatto respingendo con forza gli appetiti, qualche volta anche illeciti, e proponendo uno sviluppo armonico del territorio. Forse siamo meno ricchi rispetto ad altre regioni, ma in compenso abbiamo mantenuto la nostra vocazione e la nostra natura che poi si sono rilevate scelte vincenti. È innegabile che nei decenni scorsi l’introduzione dei Parchi nazionali ha generato non poche conflittualità tra l’Ente Parco e le popolazioni residenti che hanno pensato, erroneamente, di venir spogliati del proprio territorio. Con gli anni la politica di tutela del territorio portata avanti evitando, non senza qualche difficoltà, guerre ideologiche ha dato i suoi frutti soprattutto nelle popolazioni residenti. Il salto culturale ha permesso di programmare un nuovo sviluppo del turismo sostenibile che esaltasse la bellezza e il valore del territorio stesso. Il resto è venuto da solo ed ha consolidato in Abruzzo un dato politico: può esserci assoluta coincidenza tra sviluppo e conservazione, a patto che ognuno di noi capisca che è diritto di ogni cittadino vivere fino in fondo il proprio territorio.
* Il Parco Sirente Velino è l’unico Parco Regionale in Abruzzo, esiste poi un’area marina protetta. Il Parco che dovrebbe essere istituito è un Parco Nazionale.
Ultima modifica alle 18,03 del 15 dicembre
tra parco e uomini c’è contrasto. interessi enormi e tangenti creano alterazioni