Foto Stephen Rostain
La foresta amazzonica è sotto costante minaccia a causa della deforestazione per l’agricoltura intensiva e l’allevamento di bestiame. E’ sempre maggiore il numero di ettari che ogni giorno vengono deforestati con gravissime implicazioni sulla mitigazione dei gas serra del pianeta.
Un’inaspettata soluzione sembra arrivare da archeologi e paleoecologi che hanno scoperto un sistema di colitivazione nelle foreste amazzoniche risalente a 800 anni fa, prima dello sbarco degli occidentali.
Il sistema, consistente in un innalzamento del letto da coltivare attraverso una struttura di legno, consentiva di non ricorrere agli incendi per disboscare.
La scoperta è di un team internazionale di archeologi e paleoecologi, tra cui il dottor Mitchell Power, curatore dell’ Herbarium Garrett presso il Museo di Storia Naturale dello Utah e professore del Dipartimento di Geografia presso l’Università dello Utah ed è stata pubblicata su Proceedings of National Academy of Sciences.
Analizzando i dati di pollini, piante e carboni risalenti anche a 2.000 anni fa, il team ha creato il primo scenario dettagliato dell’uso del suolo nelle savane amazzoniche in Guiana Francese.
La ricerca mostra che i primi abitanti di queste savane amazzoniche avevano un’attività agricola ‘su campi sollevati’, che ha comportato la costruzione di piccole collinette agricole con strumenti di legno. Questi campi sollevati fornivano un migliore drenaggio, l’aerazione del suolo e la ritenzione dell’acqua: condizioni ideali per un ambiente in cui si verificano sia siccità che inondazioni.
“Abbiamo utilizzato la datazione al radiocarbonio per determinare l’epoca a cui risalivano i campi rialzati”, ha affermato Mitchell Power. Siamo giunti alla conclusione che il polline di mais che abbiamo trovato si possa datare a 800 anni fa. ”
Lo studio dimostra che contrariamente a quanto creduto finora, gli indigeni non appiccavano incendi per disboscare. Gli incendi sono piuttosto cominciati con l’arrrivo degli europei e questo tipo di coltivazione è poi andata perduta perchè gli indigeni sono stati sterminati dalle malattie portate dagli europei.
Il dottor José Iriarte dell’Università di Exeter, sostiene che “i campi sollevati per l’agricoltura possono diventare un’alternativa agli incendi. Questo sistema ha la capacità di aiutare ad arginare le emissioni di carbonio e al tempo stesso garantire la sicurezza alimentare per le popolazioni rurali vulnerabili e più povere”.
Il professor Doyle McKey dell’Università di Montpellier ha dichiarato: “Le savane amazzoniche sono tra gli ecosistemi più importanti della Terra, sostenendo una ricca varietà di piante e animali che sono anche essenziali per la gestione del clima. Oggi le savane hanno un altissima frequenza di incendi. Con il riscaldamento globale, è più importante che mai che troviamo un modo sostenibile per la gestione delle savane”.
La ricerca è stata possibile grazie al lavoro sui reperti di pollini e piante del dottor Power al Natural History Museum dello Utah e al database sugli incendi creato sempre dal dottor Power e dai suoi colleghi. Questo database globale permette di fare confronti attraverso continenti, latitudini, longitudini dove la storia di incendi sia stata registrata. Ad oggi, circa 1000 sedi sono stati studiate per la loro storia degli incendi.